Augusta Rasponi Del Sale
detta Gugù
Ravenna 1864 - 1942
Augusta
Rasponi del Sale nasce a Ravenna da famiglia nobile. Porta un nome
importante e due cognomi ancora più importanti. Si dice che entrambe le
famiglie, del Sale e Rasponi, siano giunte in Italia al seguito di
Carlo Magno. Il padre, conte Lucio, è uomo estroso e stravagante, ma di
solidi principi. Partecipa al fianco di Garibaldi nel 1849, col grado
di capitano, alla difesa della Repubblica Romana, ed è forte
sostenitore dell’unità nazionale. La madre è Amelia Campana, bella e
delicata signora proveniente da una conosciuta famiglia bolognese. La
contessina Augusta nasce quindi ricca e nobile. Riceve un’educazione
molto avanzata. Impara perfettamente il francese e l’inglese tanto da
diventare ottima traduttrice; possiede inoltre un innato senso
artistico. Carta, penna e pennelli saranno strumenti importanti per
tutta la sua vita. Il suo nome è Augusta, ma tutti la chiamano Gugù;
probabilmente questo buffo nome è quello che lei stessa si è data coi
suoi primi balbettii. Da ragazzina
vive per qualche tempo a Roma, dove viene anche presentata a corte.
Gugù è schiva, per nulla affascinata da quel mondo col quale sente di
non avere niente in comune. Il giorno di questo importante incontro,
accompagnata dalla contessa Pasolini, una sua cara amica, si presenta
con la stringa di una scarpa slacciata, con movimenti impacciati, e
quando la regina Margherita le rivolge un saluto di rito, rimane senza
parole. All’uscita, l’amica, sconcertata, le dice: «Sei proprio
un’oca!». Quell’appellativo, datole in un impeto di rabbia, rimarrà per
sempre legato alla sua vita. L’oca diventa un personaggio di tanti
suoi disegni. Questo animaletto, simbolo di scarsa intelligenza,
diventa, sotto i suoi sottili pennelli, un personaggio amoroso,
protettivo, sempre circondato da bambini. Gugù,
fin dai tempi della sua fanciullezza, dimostra infatti un grande
trasporto verso l’infanzia, soprattutto quella bisognosa. Non si sposerà
mai e non avrà bambini suoi. Inizialmente, come tante signore di buona
famiglia, si dedica a quello che oggi chiameremmo “volontariato”, ma
col tempo la sua diventa una dedizione totale, che l’assorbe
completamente, facendo fronte alle necessità dei suoi assistiti col suo
tempo, i suoi mezzi e il suo patrimonio. Quando muore, non possiede
più nulla. Di tutto il denaro e dei palazzi di famiglia rimane una sola
stanza, piena di disordine, ma anche di carte e pennelli. Come artista debutta nel 1898 con un calendario dove i protagonisti sono i bambini. È nota la sua collaborazione col «Giornalino della Domenica», col «Corriere dei Piccoli» e l’Italia. È delizioso il libro “Tur-Lu-Ri”,
pubblicato in Francia, che racconta una storia di bambini ambientata
durante il Rinascimento, col quale, oltre al tocco fresco e
accattivante, dimostra un’ottima conoscenza della storia dell’arte. Con
la stessa casa editrice pubblicherà Muguet. A Londra, nel 1900, uscirà il suo Mother Duck’s Children.
È proprio in questa città, presso il Vittoria and Albert Museum, che
sono esposti molti dei suoi disegni. Né la fama, né le critiche
lusinghiere la convincono a trasformare il suo talento in un vero e
proprio lavoro. Per lei rimane un passatempo e disegna i suoi piccoli
gioielli soprattutto per gli amici, per biglietti d’auguri e per
divertire i bimbi ricoverati presso l’istituto di S. Teresa del Bambin
Gesù. I suoi pennelli sono anche
strumenti per educare le mamme a una sana puericultura. Disegna bambini
mentre fanno salutari bagnetti caldi, neonati vestiti di pannolini
morbidi e puliti e non avvolti in strette fasce. E ancora bambini
all’aria e al sole, sui prati e sulle spiagge. Scrive anche importanti
statistiche sulla mortalità infantile. Per tutto ciò che è e che fa, nel 1938 le viene assegnato il premio Notte di Natale,
istituito da Motta di Milano. A un conoscente che si congratula con
lei – che ancora non sa nulla – chiede se le regaleranno un panettone.
Il signore sconcertato la informa che è un premio di ben 5mila lire,
che le viene essere assegnato per la sua bontà. A questa parola, quasi
scandalizzata, esclama: «Ma se litigo sempre con tutti!». Il che
corrisponde a verità, poiché quando chiede per i suoi bambini
assistenza, medicine, ricoveri o visite specialistiche diventa una
“mamma oca” con le penne arruffate, il becco aperto, il collo allungato e
le ali starnazzanti. Invece i suoi bambini disegnati saranno sempre
sorridenti e gioiosi. Sono bambini sognanti, come lei vorrebbe che tutti
i bambini fossero.
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