« Fu
Carlo Forlanini a inventare nel 1882 a Pavia lo pneumotorace
artificiale che ha guarito tanti tubercolotici. Lo pneumotorace
artificiale ha riportato la speranza nel cuore dei tisiologi. Questo
intervento ha ispirato tutta quella nuova cura antitubercolare che forma
la collassoterapia. Non posso ripeterlo abbastanza, fu da lì che partì
il nostro cambiamento di atteggiamento verso la tubercolosi;
atteggiamento scoraggiato dal quale i medici malgrado gli immortali
lavori di Laennec non avevano potuto liberarsi. Forlanini ci ha ridato
la fede. »
Folanini mentre adopera la sua invenzione su una paziente 1928
Figlio di Federico Forlanini, medico milanese allora primario all'ospedale Fatebenefratelli, era fratello maggiore di Enrico Forlanini, pioniere dell'aviazione, noto per essere l'inventore dell'aliscafo e per le sue intuizioni sull'elicottero e sul dirigibile. Carlo
si distinse al liceo classico Cesare Beccaria (Milano) negli studi
fisico-matematici e vinse un premio per lo svolgimento di un tema sui
palloni aerostatici. Ultimato il liceo, si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Pavia (nell'Almo Collegio Borromeo è presente una lapide commemorativa in suo onore) e, dopo la campagna garibaldina, si laureò nel 1870 con la tesi "Teoria della piogenesi-fachite". La Ca' Granda lo attirava e il 23 agosto 1870 presentò domanda all'Ospedale Maggiore di Milano che fu accolta e lì iniziò la sua pratica ospedaliera occupandosi di chirurgia nella sala di San Paolo sotto la guida del Dott. Monti, continuando le ricerche nel campo dell'oculistica. Rimase per due anni all'ambulanza oculistica di Santa Corona. Nel gennaio 1876 fu nominato primario del Comparto delle malattie cutanee dove rimase sei anni, continuando gli studi che più lo attiravano: quelli sulla tubercolosi polmonare. Nel 1884
la Facoltà Medica di Torino lo propose per la cattedra di Propedeutica e
Patologia Speciale Medica che Forlanini accettò con entusiasmo. A Torino
numerosi erano gli studenti che frequentavano le sue lezioni di
semeiotica e di clinica: le più ascoltate furono quelle che riguardavano
i metodi clinici per la diagnosi delle pleuriti e della tisi polmonare. La pneumoterapia (terapia con apparecchi pneumatici per praticare il bagno d'aria compressa) era usata con successo nell'asma, nell'enfisema, nelle bronchiti, nelle laringiti e anche nella tisi
al primo e secondo stadio. Inventò nuovi apparecchi pneumatici
trasportabili per renderli più facilmente applicabili e, per rendere più
precisa la semeiotica della patologia polmonare, modificò il plessimetro di Seitz:
il miglior plessimetro era in avorio, di cinque centimetri di diametro
e due millimetri di spessore, da percuotere con le dita per ottenere
un suono che rifletteva la natura della zona sottostante. Ritornò nel
1899 all'Università di Pavia, titolare della cattedra di Patologia Speciale Medica e dal 3 febbraio 1900 di quella di Clinica Medica Generale, al posto del Prof. Orsi, in un Ateneo che vantava una tradizione gloriosa, dove Bizzozero aveva compiuto geniali scoperte sulla fisiologia del sangue, dove Golgi aveva svelato il segreto della fine struttura del sistema nervoso, dove Mantegazza aveva segnalato l'importanza delle ghiandole a secrezione interna, dove Bassini aveva creato il metodo di cura dell'ernia inguinale.
La sua opera di insegnante, che era tanto ammirata, fu negli ultimi
anni limitata dalle condizioni di salute. Per l'incrollabile fede
nell'efficacia di una cura che, esclusivamente per merito del suo
studio, entrò nella pratica quotidiana, gli è dovuto l'appellativo di
"inventore dello pneumotorace", che gli è riconosciuto dagli studiosi di
tutto il mondo. Senatore dal 1913, fu anche membro del consiglio superiore dell'istruzione, dedicandosi anche a ricerche sull'uremia, sull'ipertensione arteriosa essenziale e su diverse patologie polmonari. Al suo nome è intitolato il sanatorio di Roma, sede della Clinica universitaria della tubercolosi e delle affezioni respiratorie. Forlanini muore nel 1918 ed oggi riposa nel Famedio del Cimitero monumentale di Milano. Nel 1877 fondò l'Istituto medico pneumatico, dove iniziò gli studi sulla cura della TBC polmonare, arrivando nel 1882 ad ideare lo pneumotorace artificiale.Applicò la tecnica con pieno successo nel 1888,
ma essa solo nel 1912 ebbe piena accettazione dalla comunità medica.
Appassionato di apparecchi pneumatici e stimolato dal fratello Enrico,
collaborò con lui discutendo su problemi di idraulica, aerodinamica e
fisica, cercando di trarre il massimo beneficio dall'associazione tra
scienza medica e meccanica. Il problema di poter applicare l'aria
compressa nella cura della tisi lo entusiasmava e i disegni degli apparecchi di aeroterapia, di spirometria
e per la cura della tisi erano tutti di mano sua e fatti con tale cura
da poter servire al costruttore. Fa brevettare due modelli di
aeroterapia per la cura della pleurite con inspirazioni di aria compressa per far dilatare il polmone e per la cura dell'enfisema
con espirazioni in aria rarefatta. Disegna apparecchi per le inalazioni
medicamentose di cui intuisce l'avvenire. I suoi lavori sull'enfisema
polmonare e quelli sulla cura dei versamenti pleurici sono pietre
miliari nella storia della medicina. La toracenesi con introduzione di
aria filtrata (estrazione di quanto più liquido è possibile e
introduzione di aria al posto del liquido estratto) è uno dei lavori
fondamentali della medicina pratica. Si deve alla sua scuola
l'invenzione dello sfigmomanometro di Riva-Rocci, ancora oggi usato in tutto il mondo, che permise la misurazione della pressione arteriosa con un metodo incruento.
Forlanini
ebbe il merito di accorgersi che lo pneumotorace spontaneo che
fortuitamente si aveva in ammalati di tubercolosi cavitaria (la tisi
polmonare), imprimeva alla malattia un andamento più favorevole.
Secondo le sue idee la malattia era dovuta alla particolare funzione del
polmone, cioè al respiro che in ogni istante fa variare la tensione del parenchima polmonare
attraverso la variazione della quantità e pressione del suo contenuto
(aria polmonare). Il polmone diventa tisico perché si muove e la
tensione statica e dinamica impedisce la riparazione delle lesioni
polmonari: l'immobilizzazione assoluta arresta il processo distruttivo
favorendo la cicatrizzazione delle lesioni cavitarie.
Per
guarire un polmone dalla tisi è necessario pertanto sopprimere la sua
funzione, cioè collassarlo per eliminare il costante trauma
respiratorio. Il metodo si basa sulla tecnica della collassoterapia, elaborata dallo stesso Forlanini, e consiste nell'introdurre gas inerte nella cavità pleurica corrispondente al polmone leso, in modo che esso venga posto in stato di riposo funzionale, così da favorirne la cicatrizzazione.
Tecnica del pneumotorace artificiale
Il metodo di cura del Forlanini è detto pneumotorace artificiale che in medicina significa presenza d'aria nel sacco pleurico. L'apparecchio di Forlanini era costituito da un manometro
ad acqua in comunicazione con un rubinetto a tre vie: da una parte c'è
un tubo di gomma portante l'ago d'introduzione, dall'altra un cilindro
graduato di vetro contenente il gas sotto pressione in comunicazione
con un altro contenitore di vetro. Il gas usato era l'aria atmosferica filtrata dal pulviscolo. L'ossigeno si evitava perché veniva assorbito troppo velocemente e l'azoto perché poteva provocare embolie. Al Congresso Internazionale di Roma del 1894 venne data dimostrazione pratica dell'utilità dello pneumotorace e al VI Congresso Nazionale della Medicina a Roma nel 1895
Forlanini espose i primi risultati ottenuti con il nuovo metodo di cura
che fu accolto però con incomprensione dai contemporanei che
consideravano probabilmente un'eresia l'aver studiato il problema della
cura della tisi senza tentare qualcosa contro l'agente eziologico della
malattia: il bacillo di Koch.
Apparecchio di Forlanini Modificato (1897)
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