Lev Tolstoj aveva scritto nel 1885 un racconto che narrava la storia di Pachòm, un contadino ossessionato dal possesso della terra, con il titolo Quanta terra serve a un uomo?.
Pachòm vive con moglie e figli nella Siberia Orientale, lavora e il suo lavoro permette di mantenere onorevolmente la famiglia.Ma il suo appezzamento di terra gli pare ogni giorno sempre più piccolo e quando sente raccontare di luoghi in cui i terreni sono straordinariamente fertili o particolarmente a buon mercato, si mette in viaggio. Un viaggio che lo porta, famiglia appresso, lontano. Nuove terre, spazi più ampi da coltivare, ottimi raccolti. Ma il desiderio di avere ancora di più non si placa e il viaggio continua inseguendo parole e immagini. L'ambizione e l'aspirazione a possedere annebbiano la sua mente, e schiavo di un sogno, si ritrova a compiere gesti superiori alle sue forze. Pachòm si reca dai Baškiri, un popolo ospitale e ingenuo, nel cui territorio sono disponibili enormi quantità di terra fertile non coltivata. Pachòm cerca di comprare della terra e si sente rispondere che per 1000 rubli può acquistare un appezzamento di terreno il cui perimetro corrisponde al percorso che riuscirà a fare in un giorno di cammino; se tuttavia prima del tramonto non riuscirà a ritornare al punto di partenza, Pachòm perderà i suoi 1000 rubli. Pachòm accetta: si crede capace di percorrere almeno 50 verste in un giorno, un percorso in grado di delimitare una superficie enorme di terreno. Pachòm cerca di delimitare quanta più terra è possibile. Poco prima del tramonto si rende tuttavia conto di essere lontano dal punto di partenza; per evitare di non fare in tempo inizia a correre più veloce che può. Arriva finalmente al punto di partenza proprio quando il sole sta tramontando. I baškiri gli fanno i complimenti, ma Pachòm, esausto per la fatica finale, cade a terra morto. Un suo dipendente scava allora una fossa lunga soli tre aršin di lunghezza (poco più di due metri): è l'ironica risposta al quesito contenuto nel titolo del racconto.
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