Laico
Madrid (Spagna), ca. 1080 - 15 maggio 1130
Patronato: Madrid
Etimologia: Isidoro = dono di Iside, dal greco
Nasce in una Spagna che per buona parte è
in mano araba, e nell’infanzia sente raccontare le gesta di tre
grandi condottieri. Alfonso VI il Bravo, re di Castiglia e di León, che
ha conquistato tante città,Yusuf ibn Tashufin, capo della dinastia
musulmana degli Almorávidi e l’eroe nazionale Ruiz Díaz de Bivar detto
il Cid. Isidoro non ha spada né
cavallo. Orfano del padre fin da piccolo, va poi a lavorare la terra
sotto padrone, nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra,
cerca rifugio e lavoro più verso nord, a Torrelaguna. E vi trova anche
moglie: Maria Toribia, contadina come lui. Isidoro
è un credente schietto. Partecipa ogni giorno alla Messa mattutina, e
durante la giornata lo si vede spesso appartato in preghiera. Questo
gli tira addosso le accuse di altri salariati: ha poca voglia di
lavorare, perde tempo, sfrutta le nostre fatiche. È già accaduto agli
inizi, nelle campagne di Madrid; poi continua a Torrelaguna, e più
tardi a Madrid ancora, quando lui vi ritorna alla fine dei
combattimenti. A queste accuse Isidoro non si ribella, ma neppure si
piega. Il padrone è preoccupato, non si fida di lui? E allora sorvegli,
controlli, verifichi i risultati del suo lavoro... E questo fa
appunto il padrone, scoprendo che Isidoro ha sì perso tempo
inginocchiandosi ogni tanto a pregare, ma che alla sera aveva mietuto
la stessa quantità di grano degli altri. E così al tempo dell’aratura:
tanta orazione pure lì, ma a fine giornata tutta la sua parte di
terra era dissodata. Juan de
Vargas si chiama questo proprietario, che dapprima tiene d’occhio
Isidoro con diffidenza; ma alla fine, toccata con mano la sua onestà,
arriva a dire che quei risultati non si spiegano solo con la capacità
di lavoro; ci sono anche degli interventi soprannaturali: avvengono
miracoli, insomma, sulle sue terre. E
altri diffondono via via la voce: in tempo di mietitura, il grano
raccolto da Isidoro veniva prodigiosamente moltiplicato. Durante
l’aratura, mentre lui pregava in ginocchio, gli angeli lavoravano al
posto suo con l’aratro e con i buoi. Così il bracciante malvisto diventa
l’uomo di fiducia del padrone, porta a casa più soldi e li divide tra
i poveri. Né lui né sua moglie cambiano vita: è intorno a loro e
grazie a loro che la povera gente incomincia a vivere un po’meglio.
Nel tempo delle epiche gesta di tanti conquistatori, le imprese di
Isidoro sono queste, fino alla morte. A
volte certi suoi atti fanno pensare a Francesco d’Assisi. Per esempio,
quando d’inverno si preoccupa per gli uccelli affamati: e per loro,
andando al mulino con un sacco di grano, ne sparge i chicchi a grandi
manciate sulla neve; ma quando arriva al mulino, il sacco è di nuovo
prodigiosamente pieno. Lavorare,
pregare, donare: le sue gesta sono tutte qui, e dopo la morte lo
rendono famoso come Alfonso il Bravo e come il Cid. Nel 1170 il suo
corpo viene deposto nella chiesa madrilena di Sant’Andrea, e col tempo
la sua fama si divulga in Spagna, nelle colonie spagnole d’America e in
alcune regioni del Nord europa. Nel 1622, Isidoro l’Agricoltore viene
canonizzato da Gregorio XV (con Ignazio di Loyola e Francesco
Saverio). Nel 1697 papa Innocenzo XII proclama beata sua moglie Maria
Toribia. Le reliquie di sant’Isidoro si trovano ora nella cattedrale
di Madrid.
Patronato: Madrid
Etimologia: Isidoro = dono di Iside, dal greco
Autore: Domenico Agasso
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