venerdì 24 maggio 2019

Diego Valeri



(Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976)
è stato un saggista e poeta italiano.

Nacque da una famiglia borghese e studiò letteratura esordendo assai giovane, nel 1913, con Monodia d'amore e Le gaie tristezze. Nel 1914 frequentò un corso alla Sorbona di Parigi e, al suo ritorno in Italia, iniziò la carriera di insegnante. Fu professore di italiano e latino nei licei e si allontanò dalla scuola solamente negli anni in cui le sue idee antifasciste gli rendevano difficile parlare sinceramente con i suoi alunni. In quel periodo si impegnò presso la "Sovrintendenza alle Arti di Venezia" che considerava un luogo più appartato. Contemporaneamente all'insegnamento nei licei, collaborò assiduamente alla rivista Nuova Antologia con una rubrica fissa di letteratura francese in una sezione dal titolo "Note e consegne". Su "Nuova Antologia" pubblicò anche traduzioni e numerosi versi che verranno in seguito ristampati con il titolo di Umana nel 1916, di Crisalide nel 1919 e Ariele nel 1924. Queste plaquettes confluiranno nel 1939 nella prima vera raccolta di Valeri con il titolo Poesie vecchie e nuove. Nel 1939 divenne ordinario di lingua e letteratura francese presso l'Università di Padova dove in seguito otterrà la cattedra di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea. A Padova rimase in carica per un ventennio, escluso il periodo dell'occupazione nazista, dal 1943 al 1945, durante il quale riparò in Svizzera come rifugiato politico. In questo periodo continuò la sua attività di pubblicista e soprattutto di traduttore sul "Gazzettino", il "Trivium", "Lo Smeraldo", "L'Approdo" . Nel 1944 uscirà il volume Romanzi e racconti d'amore del Medio Evo francese, nel 1954 quello sugli Antichi poeti provenzali e W.Goethe, Cinquanta poesie e nel 1959 Lirici tedeschi. Valeri fu anche civilmente impegnato nel campo della cultura aderendo nel 1948, insieme ad altri intellettuali dell'epoca, all'"Alleanza della cultura". Nel 1950 si recò con Croce al convegno di Berlino e più tardi si impegnò come sovrintendente alle Belle Arti di Venezia. Per qualche anno, dopo il periodo padovano, insegnò anche nella nuova Università di Lecce, a quei tempi privata. Dopo il congedo della cattedra visse a Venezia e fece parte della Giunta comunale.

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