Nasce in contrada del monte, ora via Montenapoleone, dal dott. Domenico e da Giovanna Vago. Si
dimostrò fin dall'inizio una mente aperta ed un animo generoso,
collaborò con Emilio Visconti Venosta, Antonio Colombo ed altri al
famoso almanacco di Cesare Correnti: Il nipote di Vesta-Verde. Quando
scoppiò la rivoluzione delle 5 giornate di Milano nel 1848, era in
procinto di prendere la laurea e dovette abbandonare gli studi per
partecipare alla rivolta. Nei
quattro mesi successivi alla cacciata degli austriaci, in Milano fu un
fiorire di opuscoli, giornali e pubblicazioni varie, Romolo Griffini
fondò la "Voce del popolo", nel quale scrivevano tra gli altri Pietro
Maestri e Gaetano Zuccoli. Nel mese di Luglio, verso la fine della
libertà di Milano, fu segretario del comitato di difesa composto da
Manfredo Fanti. Il
6 agosto, prima dell'arrivo degli austriaci, fuggì a Lugano prima, poi a
Zurigo, quindi a Genova e infine a Firenze dove assitette alla
rivoluzione pacifica del 1849 con la quale fuggì il Granduca Leopoldo. A
Firenze collaborò al periodico "La costituente" con Carlo Tencae
altri. Nello stesso tempo si preparò agli esami e ottenne la laurea
all'università di Pisa. Nell'estate del 1849 tornò a Milano e siccome il
governo austriaco non riconosceva i diplomi rilasciati dagli altri
stati, nel settembre ottenne una seconda laurea all'università di Pavia
con una disstertazione sull'epilessia, molto lodata dai professori. Poco
dopo, fu nominato medico chirurgo all'ospedale maggiore di Milano, dove
ebbe modo di farsi valere. Oltre
alla pratica, accettò la direzione degli "Annali universali di
medicina". Fu tra i fondatori del "Crepuscolo" con Carlo Tenca e altri,
giornale che contribuì a mantenere vivo il patriottismo dei lombardi
fino al 1859. Alla
fine della guerra del 1859 fu eletto consigliere comunale e consigliere
provinciale e fece parte del Consiglio degli orfanotrofi e luoghi pii
riuniti, e infine diresse il befrotrofio provinciale che occupò dal 1866
al 1885. Fu lui per primo a proporre l'abolizione della ruota, dove
potevano essere messi i neonati , sostenendo una vivace polemica con Niccolò Tommaseo e con altri filantropi italiani e stranieri. Compilò
un pregevole regolamento dell'ospizio degli esposti e delle partorienti
di Milano, e pochi anni prima di ritirarsi dalla direzione del
befrotrofio elaborò un importante progetto di riforma dell'ospizio
stesso. Chiese
per motivi di salute il disimpegno dagli impieghi, visse ritirato tra
Milano e Varese sempre immerso negli studi e nel completare la sua
proposta di riforma del befotrofio sollecitando con le sue lettere a non
dimenticarsi dei trovatelli e delle povere partorienti. La
morte lo colse proprio quando le sue proposte furono accolte e il suo
progetto attuato con l'aiuto del Cav, Edoardo Porro, del consiglio degli
Istituti Ospedalieri. Morì a Varese il 9 gennaio 1888. Il giorno 12, da Varese il suo corpo fu trasportato a Milano e posto nel Cimitero monumentale. Tra
i suoi meriti come letterato e come storico fa fede uno degli ultimi
suoi lavori: La relazione della commissione aggiudicatrice del premio
per la migliore storia documentata della rivoluzione lombarda, offerto
dal Comitato centrale dei veterani lombardi del 1848-1849.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Carlo Lajolo
(Vinchio, 29 novembre 1922 – Imperia, 3 febbraio 2009) è stato uno scrittore e partigiano italiano, deportato e sopravvissuto a Mauthausen...
-
Luisa Nason scrittrice dei primi del 900. Famose le sue poesie e i racconti per bambini .Molto presente nei testi dei libri di s...
-
Nata a Busana sull'Appennino Reggiano (1898 - 1986) Scrittrice e poetessa che per cinquant'anni ha raccontato la sto...
-
« Miei cari amici vicini e lontani buonasera » ( Palermo , 20 settembre 1902 – Rodello , 24 gennaio 2002 ) è stato un conduttore radio...
Nessun commento:
Posta un commento