Perché si dice che maggio è il mese della Madonna. Perché da sempre è
il mese delle dichiarazioni d’amore: l’amore sboccia, si dice. Appendere
un ramo fiorito (detto “maggio”) sulla porta della fanciulla amata
voleva dire, insieme: sei bella come un fiore, e: il mio cuore è fiorito
per te. Basta col gelo dell’inverno. Non sono un legno (o il legno) che
credi. Dei fiori di maggio il più bello è la rosa, che fino a qualche
tempo fa – diversamente da oggi – sbocciava solo in quel mese. Non
esistevano gli ibridi rifiorenti. Tanto più prezioso, dunque, il suo
splendore. Questo per quel che riguarda il clima e la tradizione
popolare. Che è solo un versante del problema.
L’altro è dato dal fatto che attorno al XIII secolo cominciò a
svilupparsi nell’Europa cristiana il senso dell’onore dovuto alle donne,
fino a pochi secoli prima – quando i barbari scorrazzavano per il
continente – tenute in conto di “riposo del guerriero”, quando andava
bene. Ogni cavaliere prese dunque a farsi un punto d’onore di difendere
una donzella dalla dilagante rapina. La donzella più bella di tutte era,
ovviamente, Maria, come la rosa era il fiore più splendente del creato.
Ce ne sarebbe a sufficienza per definire il legame fra il mese delle rose e la più bella fra le belle, ma, dato che gli uomini sono piuttosto inclini a non sublimare, mentre nelle chiese si cantavano le lodi di Maria, fuori si continuava a pensare a fanciulle forse più bruttine ma più concretamente praticabili. Scriveva – due secoli dopo Alfonso – il Poliziano per gli amici della corte di Lorenzo il Magnifico:
Ben venga maggio / e ‘l gonfalon selvaggio! / Ben venga primavera, /che vuol l’uom s’innamori: / e voi, donzelle, a schiera / con li vostri amadori, / che di rose e di fiori, / vi fate belle il maggio, / venite alla frescura / delli verdi arbuscelli. / Ogni bella è sicura …
Non si sapeva bene di cosa dovesse essere sicura, la bella, con tutti quei virgulti nei pressi. E allora ecco altri santi – e in cima a tutti il meraviglioso Filippo Neri – a inventarsi mille modi per far capire che l’uomo, se vuol’essere davvero uomo, non deve mai accontentarsi di nulla di meno che della perfezione. Da qui altre canzoni una più bella dell’altra e feste dentro e fuori le chiese da rimaner storditi di bellezza. Non di profumo perché a quel tempo non si conoscevano ancora le rose inglesi. Comunque, una festa meravigliosa che durava tutto il mese.
Ce ne sarebbe a sufficienza per definire il legame fra il mese delle rose e la più bella fra le belle, ma, dato che gli uomini sono piuttosto inclini a non sublimare, mentre nelle chiese si cantavano le lodi di Maria, fuori si continuava a pensare a fanciulle forse più bruttine ma più concretamente praticabili. Scriveva – due secoli dopo Alfonso – il Poliziano per gli amici della corte di Lorenzo il Magnifico:
Ben venga maggio / e ‘l gonfalon selvaggio! / Ben venga primavera, /che vuol l’uom s’innamori: / e voi, donzelle, a schiera / con li vostri amadori, / che di rose e di fiori, / vi fate belle il maggio, / venite alla frescura / delli verdi arbuscelli. / Ogni bella è sicura …
Non si sapeva bene di cosa dovesse essere sicura, la bella, con tutti quei virgulti nei pressi. E allora ecco altri santi – e in cima a tutti il meraviglioso Filippo Neri – a inventarsi mille modi per far capire che l’uomo, se vuol’essere davvero uomo, non deve mai accontentarsi di nulla di meno che della perfezione. Da qui altre canzoni una più bella dell’altra e feste dentro e fuori le chiese da rimaner storditi di bellezza. Non di profumo perché a quel tempo non si conoscevano ancora le rose inglesi. Comunque, una festa meravigliosa che durava tutto il mese.
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