è stata una partigiana italiana.
Collegata clandestinamente al PCI, entrò a far parte della Resistenza dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943, conosciuta con il diminutivo Lina o anche come la Bionda. Operaia
attiva politicamente all'interno della sua fabbrica, contribuì in
maniera significativa alla riuscita degli scioperi del marzo/maggio 1944 a Ravenna. Capo servizio sanitario del Distaccamento "Terzo Lori" della 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini", venne catturata a seguito della uccisione da parte del gappista Umberto Ricci (Napoleone) del temuto brigatista della "Ettore Muti" Leonida Bedeschi (Catìveria), indicatogli proprio dalla Vacchi mentre casualmente stava sopraggiungendo in sella al suo motociclo. Dopo
lunghi e pesanti interrogatori fu condannata a morte per rappresaglia
assieme ad altri prigionieri: Umberto Ricci (21 anni), Domenico Di Janni
(30 anni), Augusto Graziani (19 anni), Mario Montanari (29 anni),
Michele Pascoli (39 anni), Raniero Ranieri, Aristodemo Sangiorgi,
Valsano Sirilli (28 anni), Edmondo Toschi (40 anni), Giordano Vallicelli
(20 anni) e Pietro Zotti (22 anni). La sentenza fu eseguita il 24 agosto del 1944 a Ravenna, presso il Ponte degli Allocchi (in seguito verrà rinominato Ponte dei Martiri). Lina e Napoleone furono uccisi per ultimi, impiccati dopo essere stati costretti ad assistere alla fucilazione dei compagni.
« Mia nonna, poveretta, appena saputo della cosa è corsa sul posto, e non glielo hanno voluto dare subito, il corpo, così tutto il giorno lei è stata lì, con le gambe di mia mamma attaccate al petto, perché i fascisti lo lasciavano attaccato al palo il corpo per dimostrazione, e mia nonna è stata lì tutto il giorno. Non si è mai mossa. » | |
(Lorenza Vacchi)
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