Eccomi nell’autunno della vita:
quando la morte corporale (antica,
se da sempre convive nel profondo
dei miei pensieri, e vigile misura
ogni sorriso) tenta le mie membra
-ora con tocchi lievi, o con presagi,
ora con più severi ammonimenti-
per il passo finale. Senza angoscia
attendilo: raccogliti in silenzio
di quando in quando, ma non disertare
la vita, ed ogni impegno che ti chiami
per nome, ancora, e dica: “Tocca a te”.
Guàrdati ancora intorno, senza invidia;
lascia negli altri un calmo desiderio
di te, per quando non sarai tra i vivi:
confidino, tranquilli, in altro incontro
fra voi, che sia perenne. Una mattina
di luce chiara, un’onda lieve, un’ala
tacita che si levi nell’azzurro
sono segni, richiami d’alto Eliso
incognito, velato ancora un poco:
ti lascino serena, trasparente
l’anima. Godi il canto degli uccelli.
Giovanni Campus
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