nato Giuseppe Parino
è stato un poeta e abate italiano. Membro dell'Accademia dei Trasformati, fu uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo e dell'Illuminismo in Italia.
Nasce da Angela Maria Carpani e Francesco Maria Parino, piccolo commerciante di seta. Giuseppe
studia a Milano presso i padri barnabiti; in seguito per poter
usufruire di una modesta rendita lasciatagli dalla prozia alla quale
era stato affidato, intraprende la strada per diventare sacerdote. Dal
1754, anno in cui prende i voti, e per alcuni anni è precettore nelle
case di nobili famiglie, fino al 1762 i Serbelloni, poi gli Imbonati.
Già nel 1752, grazie alla rendita ottenuta, aveva pubblicato una
raccolta di rime dal titolo "Alcune poesie di Ripano Eupilino" (Ripano è
l'anagramma di Parino, Eupili è il nome latino del lago di Pusiano,
presso il quale sorge il suo paese natale). Nel 1753 viene ammesso
all'Accademia dei Trasformati, cosa che gli dà modo di partecipare alla
vita intellettuale della Milano illuministica.
Grazie al successo delle prime due parti del poemetto "Il giorno",
viene segnalato al governatore di Milano, conte Firmian: Parini ottiene
così nel 1768 la direzione della "Gazzetta di Milano"; poi nel 1769
ottiene la cattedra di Eloquenza alle Scuole palatine (che nel 1773
diventeranno ginnasio di Brera); infine gli viene assegnata la
sovrintendenza delle scuole pubbliche.
Nel 1796 con l'arrivo a Milano dei francesi entra a far parte per
qualche tempo della municipalità democratica di Milano, tuttavia deluso
dal comportamento dei rivoluzionari, e per le sue idee moderate, viene
privato di ogni incarico. Con
l'esperienza maturata in casa Serbelloni, Parini aveva osservato la
vita della nobiltà in tutti i suoi aspetti assorbendo e rielaborando
quelle nuove idee che arrivavano dalla Francia di Voltaire, Montesquieu, Rousseau,
Condillac e dell'"Encyclopédie", idee che influenzeranno tutti gli
scritti di questo periodo come il "Dialogo contro la nobiltà" (1757), le
odi "La vita rustica" (pubblicata però nel 1790 nelle "Rime degli
arcadi" con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio), "La salubrità dell'aria"
(1759) e "La impostura" (1761).Tra
le sue opere più note vi è anche il "Dialogo sopra la poesia" (1761).
Del 1765 sono altre due odi di ispirazione sociale "L'innesto del
vaiuolo" in cui sostiene la necessità di divulgare l'uso della
vaccinazione, e "Il bisogno sull'abolizione della tortura", un'analisi
che individua nella povertà l'origine della criminalità. Nel 1769 scrive "La musica" in cui polemizza contro l'uso dell'evirazione nei fanciulli per creare cantanti soprani.Quando
si chiude il periodo di slancio illuminista lombardo, anche la vena
polemica di Parini si attenua, avvicinandosi di fatto alla poetica
neoclassicista: la sua attenzione si punta sull'interiorità. Nelle Odi
"Il pericolo" (1787), e "Il dono" (1790) si avvertono questi mutamenti:
questi scritti si ispirano alla bellezza femminile, inquietante nella
prima, rasserenatrice nella seconda. Altre tarde "Odi" neoclassiciste si
trovano nel "Giorno", poema satirico in endecasillabi sciolti: le
prime due parti "Il mattino" (1763), "Il mezzogiorno" (1765), vengono
pubblicate in vita; in seguito lavorerà per rifinire queste due parti e
completare "Il vespro" (1801), mentre "La notte" rimarrà incompiuta. L'ultima ode composta da Parini è "Alla Musa" (1795), una celebrazione della poesia come culto delle cose nobili e buone.
Il poeta muore nella sua abitazione di Brera; nello stesso giorno
detta il noto sonetto "Predàro i filistei l'arca di Dio", celebrante il
ritorno degli austriaci a Milano, avvenuto da pochi mesi.Sepolto a Milano nel cimitero di Porta Comasina, Parini stesso aveva chiesto nel suo testamento funerali modesti: "Voglio,
ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e
mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei
cittadini".
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