Vescovo
Etimologia: Massimo = grandissimo, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
La
storicità di Massimo vescovo di Verona è alquanto difficile da
stabilire, probabilmente è esistito nel IV secolo. Esso è ricordato in
un Martirologio della Chiesa veronese del secolo XVI e nel
‘Martirologio Romano’ al 29 maggio, chiamandolo prelato di esimia
dottrina e di specchiata virtù. Ma
il nome di Massimo vescovo, però non è nel ‘Velo di Classe’ del
secolo VIII, autorevole e genuino elenco degli antichi vescovi
veronesi. In favore della sua
esistenza, sta l’antica memoria e il relativo culto, documentato anche
dall’invocazione in due litanie veronesi dei secoli XI e XII. La
coincidenza della celebrazione liturgica di san Massimo vescovo di
Verona, il 29 maggio, con quella dell’omonimo vescovo di Emona
(Cittanova d’Istria), che era presente al sinodo di Aquileia del 381,
convinse gli studiosi veronesi a parlare di una traslazione di reliquie
di Massimo, da Verona ad Emona. Anche
in questa antica città la venerazione per s. Massimo, data dal 1146 e
le su citate litanie veronesi, coincidono con il culto datogli ad
Emona. Decenni prima dell’anno
1000, esisteva fuori dalle mura della città di Verona, una chiesa
dedicata a s. Massimo vescovo, che fu distrutta durante
le invasioni degli Ungari e poi ricostruita sotto il vescovo Milone
nel 981. Questa chiesa, divenuta anche parrocchia nel 1459, fu poi
demolita nel 1518 a causa dell’abbattimento di tutte le costruzioni
vicine alla cinta muraria, distanti fino ad un miglio tutto intorno,
cinta eretta dai veneziani, per motivi di difesa. Il nome di s. Massimo passò poi al borgo sorto ad ovest della basilica di S. Zeno e alla chiesa lì eretta.
Autore: Antonio Borrelli
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