sabato 30 maggio 2020

QUANDO NASCESTI


Quando nascesti, io piansi. Eri un immenso
avvenire, una sfida, una promessa
limpida, audace. Tu levavi un grido
di richiamo sul mare luminoso
dell’essere, un messaggio
ad una terra incognita, ad amici
ignoti, ma devoti a te, vivente
e sacro testimone del mistero.
Raccogliemmo quel grido, noi che al pari
di te, tutto ignoriamo: ci chinammo
intenti a decifrare il tuo messaggio,
noi che appena sappiamo navigare
lungo la costa, timorosi, ignari,
come te, dell’oceano. Non possiamo
discioglierti ogni nodo, allontanare
ogni rovescio della sorte. Il mondo
è un enigma. Ma tutto ti appartiene
di noi, per tuo rifugio e tuo conforto,
figlio, ricorda; e fa che non si spenga
mai l’ombra d’un sorriso sul tuo volto,
figlio per cui, quando nascesti, io piansi.
Naviga con coraggio: è l’ora tua,
la tua prova. Viviamo dentro un sogno
lacero, incomprensibile, sublime:
miraggi attraversiamo, dissolvenze
di selve e di deserti, soffocanti
metropoli, e prigioni,
e giardini verdissimi, improvvisi
incantesimi; e scherno di burrasche
senza riposo, e folla, e voci, e risa
infantili, e feroci
stragi dimenticate, arse rovine,
pari tutte ad altissimo silenzio.
Un infinito nulla
ci assedia; ma non perdere
fiducia, tu, continua la battaglia.
L’esito non è incerto: tu nascesti
già più forte del nulla. Se l’ascolti,
un’eco ti risorge
di nobiltà sepolta
dentro di te: non sei figlio del Caos,
ma generato in vincolo d’amore.
Nel profondo dell’anima ti giunga
sempre la nostra voce a consolare
ogni tua pena: guarda in alto, naviga
finché resti visibile una stella.
Morire è un altro nascere: è risveglio,
ma senza pianto, infine, ad altra luce.

Giovanni Campus

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