La
gloriosa Ascensione completa l’architettonica dei misteri cristologici.
Per essa infatti, l’Uomo-Dio, compiuta la sua missione nel mondo,
ritorna al suo principio, descrivendo un circolo. Gesù stesso lo
sintetizza: «Io sono uscito dal Padre e venni nel mondo; ora lascio il
mondo e vado al Padre» .
Il Verbo eterno discende dall’alto dei Cieli, dal seno del Padre, s’incarna nel Grembo della Vergine Immacolata, nasce a Betlemme, vive nascosto a Nazareth, esce a predicare il Vangelo del Regno, è crocifisso e muore sulla croce, risuscita all’alba del terzo giorno e ascende al Cielo dalla cima del monte degli Olivi, che conobbe la sua dolorosa agonia e il suo «fiat» sanguinante. Realmente mirabile, gloriosa, l’Ascensione del Signore: quella sua Umanità, debole come la nostra, soggetta all’infermità, alla sofferenza e alla morte, entra vittoriosa nei Cieli, ed è trapiantata, ormai impassibile, nella esistenza eterna di Dio. Gesù di Nazareth, che era apparso come «il figlio del fabbro», entra nella sua Gloria, in anima e corpo, e vive eterno nella pienezza divina. Gesù dopo la sua Risurrezione appare agli Apostoli, ai Discepoli, alle pie donne; dà gli ultimi ammaestramenti; compare e scompare, quasi volesse abituare i suoi, per gradi, alla sua partenza definitiva. Poi li lascia. Lascia la terra, gli uomini; o meglio, li priva della sua presenza visibile, e si nasconde in Dio. Li ha preparati con tre anni d’insegnamento – ma non ha detto tutto: molte cose «non le avrebbero potute sostenere» prima della sua morte e della venuta dello Spirito Santo –; li ha confortati dando loro le prove della sua vittoria sulla morte; poi si sottrae, e manda loro il Paraclito. È come se li considerasse maturi per la prova, capaci di vivere di fede, senza nemmeno più la Sua presenza visibile – che pure esigeva la fede per credere alla sua Divinità –, come figli ormai usciti di tutela, che affrontano la vita con la loro piena responsabilità. Si inizia la vita della Chiesa, in cui il Cristo opera, ma in modo misterioso mediante il suo Spirito. Si inizia la «prova» per l’umanità, la grande storia dei secoli cristiani, l’espansione della Buona Novella, le persecuzioni e le lotte, le vicende dolorose e gloriose che avranno termine solo quando il Figlio dell’uomo verrà per la seconda volta in tutta la sua maestà, sulle nubi (cf. Mt 26,64), per giudicare tutti gli uomini. Per questo i Cristiani delle prime generazioni, che avevano visto Gesù scomparire dietro le nubi del cielo, ne sentivano prossima la seconda venuta – «Il momento è vicino» – e l’invocavano: «Vieni, Signore Gesù». Non avevano torto: in realtà la storia dei secoli e dei millenni è un soffio di fronte all’eternità; un soffio questa vicenda umana in cui siamo ingolfati e che ci pare non aver fine: Cristo ieri è asceso al Cielo e domani ritornerà. Un soffio la vicenda dell’umanità che si conta a millenni; un lievissimo soffio la vicenda di ogni uomo che nasce e muore. La prova dell’umanità e la prova di ogni uomo è conchiusa entro brevissimi confini: e al termine dell’una e dell’altra sta il Cristo che, asceso al Cielo, ritorna; e si presenta Giudice a ogni uomo al termine della sua vita; e si presenterà giudice all’umanità intera alla fine dei tempi. La vita come prova e come attesa: ecco l’insegnamento del mistero dell’Ascensione.
Il Verbo eterno discende dall’alto dei Cieli, dal seno del Padre, s’incarna nel Grembo della Vergine Immacolata, nasce a Betlemme, vive nascosto a Nazareth, esce a predicare il Vangelo del Regno, è crocifisso e muore sulla croce, risuscita all’alba del terzo giorno e ascende al Cielo dalla cima del monte degli Olivi, che conobbe la sua dolorosa agonia e il suo «fiat» sanguinante. Realmente mirabile, gloriosa, l’Ascensione del Signore: quella sua Umanità, debole come la nostra, soggetta all’infermità, alla sofferenza e alla morte, entra vittoriosa nei Cieli, ed è trapiantata, ormai impassibile, nella esistenza eterna di Dio. Gesù di Nazareth, che era apparso come «il figlio del fabbro», entra nella sua Gloria, in anima e corpo, e vive eterno nella pienezza divina. Gesù dopo la sua Risurrezione appare agli Apostoli, ai Discepoli, alle pie donne; dà gli ultimi ammaestramenti; compare e scompare, quasi volesse abituare i suoi, per gradi, alla sua partenza definitiva. Poi li lascia. Lascia la terra, gli uomini; o meglio, li priva della sua presenza visibile, e si nasconde in Dio. Li ha preparati con tre anni d’insegnamento – ma non ha detto tutto: molte cose «non le avrebbero potute sostenere» prima della sua morte e della venuta dello Spirito Santo –; li ha confortati dando loro le prove della sua vittoria sulla morte; poi si sottrae, e manda loro il Paraclito. È come se li considerasse maturi per la prova, capaci di vivere di fede, senza nemmeno più la Sua presenza visibile – che pure esigeva la fede per credere alla sua Divinità –, come figli ormai usciti di tutela, che affrontano la vita con la loro piena responsabilità. Si inizia la vita della Chiesa, in cui il Cristo opera, ma in modo misterioso mediante il suo Spirito. Si inizia la «prova» per l’umanità, la grande storia dei secoli cristiani, l’espansione della Buona Novella, le persecuzioni e le lotte, le vicende dolorose e gloriose che avranno termine solo quando il Figlio dell’uomo verrà per la seconda volta in tutta la sua maestà, sulle nubi (cf. Mt 26,64), per giudicare tutti gli uomini. Per questo i Cristiani delle prime generazioni, che avevano visto Gesù scomparire dietro le nubi del cielo, ne sentivano prossima la seconda venuta – «Il momento è vicino» – e l’invocavano: «Vieni, Signore Gesù». Non avevano torto: in realtà la storia dei secoli e dei millenni è un soffio di fronte all’eternità; un soffio questa vicenda umana in cui siamo ingolfati e che ci pare non aver fine: Cristo ieri è asceso al Cielo e domani ritornerà. Un soffio la vicenda dell’umanità che si conta a millenni; un lievissimo soffio la vicenda di ogni uomo che nasce e muore. La prova dell’umanità e la prova di ogni uomo è conchiusa entro brevissimi confini: e al termine dell’una e dell’altra sta il Cristo che, asceso al Cielo, ritorna; e si presenta Giudice a ogni uomo al termine della sua vita; e si presenterà giudice all’umanità intera alla fine dei tempi. La vita come prova e come attesa: ecco l’insegnamento del mistero dell’Ascensione.
Autore: Padre Marciano M. Ciccarelli
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