San Giuseppe Lavoratore
Patronato: Padri, Carpentieri, Lavoratori, Moribondi, Economi, Procuratori Legali
Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall'ebraico
Sotto la
sua protezione si sono posti Ordini e Congregazioni religiose,
associazioni e pie unioni, sacerdoti e laici, dotti e ignoranti. Forse
non tutti sanno che Papa Giovanni XXIII, di recente fatto Santo, nel
salire al soglio pontificio aveva accarezzato l’idea di farsi
chiamare Giuseppe, tanta era la devozione che lo legava al santo
falegname di Nazareth. Nessun pontefice aveva mai scelto questo
nome, che in verità non appartiene alla tradizione della Chiesa, ma
il “papa buono” si sarebbe fatto chiamare volentieri Giuseppe I, se
fosse stato possibile, proprio in virtù della profonda venerazione che
nutriva per questo grande Santo. Grande. Il nascondimento, nel
corso della sua intera vita come dopo la sua morte, sembra quasi
essere la “cifra”, il segno distintivo di san Giuseppe. Lo starsene
celato ed emergere solo pian piano con il tempo sembra far parte
dello straordinario ruolo che gli è stato attribuito nella storia
della salvezza. Il Nuovo Testamento non attribuisce a san
Giuseppe neppure una parola. Quando comincia la vita pubblica di Gesù,
egli è probabilmente già scomparso, ma noi non sappiamo né dove nè
quando sia morto; non conosciamo la sua tomba, mentre ci è nota
quella di Abramo che è più vecchia di secoli. Il Vangelo gli
conferisce l’appellativo di Giusto. Nel linguaggio biblico è detto
“giusto” chi ama lo spirito e la lettera della Legge, come
espressione della volontà di Dio. Giuseppe discende dalla casa di
David, di lui sappiamo che era un artigiano che lavorava il legno. Non
era affatto vecchio, come la tradizione agiografica e certa
iconografia ce lo presentano, secondo il cliché del “buon vecchio
Giuseppe” che prese in sposa la Vergine di Nazareth per fare da padre
putativo al Figlio di Dio. Al contrario, egli era un uomo nel fiore
degli anni, dal cuore generoso e ricco di fede, indubbiamente
innamorato di Maria. Con lei si fidanzò secondo gli usi e i costumi
del suo tempo. Il fidanzamento per gli ebrei equivaleva al
matrimonio, durava un anno e non dava luogo a coabitazione né a vita
coniugale tra i due; alla fine si teneva la festa durante la quale
s’introduceva la fidanzata in casa del fidanzato ed iniziava così la
vita coniugale. Se nel frattempo veniva concepito un figlio, lo sposo
copriva del suo nome il neonato; se la sposa era ritenuta colpevole
di infedeltà poteva essere denunciata al tribunale locale. La
procedura da rispettare era a dir poco infamante: la morte
all’adultera era comminata mediante la lapidazione. Ora appunto
nel Vangelo di Matteo leggiamo che “Maria, essendo promessa sposa a
Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di
essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo
giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla in
segreto”(. Mentre era ancora incerto sul da farsi, ecco l’Angelo del
Signore a rassicurarlo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai
Gesù; egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” .
Giuseppe può accettare o no il progetto di Dio. In ogni vocazione che
si rispetti, al mistero della chiamata fa sempre da contrappunto
l’esercizio della libertà, giacché il Signore non violenta mai
l’intimità delle sue creature né mai interferisce sul loro libero
arbitrio. Per amore di Maria accetta, nelle Scritture leggiamo che
“fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato, e prese sua moglie
con sé”. Egli ubbidì prontamente all’Angelo e in questo modo disse
il suo sì all’opera della Redenzione. Perciò quando noi guardiamo al
sì di Maria dobbiamo anche pensare al sì di Giuseppe al progetto di
Dio. Forzando ogni prudenza terrena, e andando al di là delle
convenzioni sociali e dei costumi del suo tempo, egli seppe far
vincere l’amore, mostrandosi accogliente verso il mistero
dell’Incarnazione del Verbo. Nella schiera dei suoi fedeli il
primo in ordine di tempo oltre che di grandezza è lui: san Giuseppe è
senz’ombra di dubbio il primo devoto di Maria. Una volta conosciuta
la sua missione, si consacrò a lei con tutte le sue forze. Fu sposo,
custode, discepolo, guida e sostegno: tutto di Maria. Quello di Maria e
Giuseppe fu un vero matrimonio? E’ la domanda che affiora più
frequentemente sulle labbra sia di dotti che di semplici fedeli.
Sappiamo che la loro fu una convivenza matrimoniale vissuta nella
verginità, ossia un matrimonio verginale, ma un matrimonio comunque
vissuto nella comunione più piena e più vera. Se Maria vive di
fede, Giuseppe non le è da meno. Se Maria è modello di umiltà, in
questa umiltà si specchia anche quella del suo sposo. Maria amava il
silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva, né poteva essere
diversamente, una comunione sponsale che era vera comunione dei cuori,
cementata da profonde affinità spirituali. “La coppia di Maria e
Giuseppe costituisce il vertice – ha detto Giovanni Paolo II –, dal
quale la santità si espande su tutta la terra” . La coniugalità di
Maria e Giuseppe, in cui è adombrata la prima “chiesa domestica” della
storia, anticipa per così dire la condizione finale del Regno,
divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del
Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l’eterno esisterà,
solo la dimensione verticale dell’esistenza, mentre l’umano sarà
trasfigurato e assorbito nel divino. “Qualunque grazia si domanda a
S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la
prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi
per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a
lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle
necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in
gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto
fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare...”.
Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile
falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla
terra, a maggior ragione lo è in cielo. Perché di Gesù è stato il
padre, sia pure adottivo, di Maria è stato lo sposo. Sono davvero
senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san
Giuseppe. Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è
conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e
delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le
necessità, sovviene a tutte le richieste. Giovanni Paolo II ha
confessato di pregarlo ogni giorno. Additandolo alla devozione del
popolo cristiano, in suo onore nel 1989 scrisse l’Esortazione
apostolica Redemptoris Custos, aggiungendo il proprio nome a una lunga
lista di devoti suoi predecessori: il beato Pio IX, S. Pio X, Pio
XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.
Autore: Maria Di Lorenzo
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