sec. IEtimologia: Mattia = uomo di Dio, dall'ebraico
Mattia,
abbreviazione del nome ebraico Mattatia, che significa dono di Jahvè,
fu eletto al posto di Giuda, il traditore, per completare il numero
simbolico dei dodici apostoli, raffigurante i dodici figli di Giacobbe e
quindi le dodici tribù d'Israele. Secondo gli Atti apocrifi, egli
sarebbe nato a Betlemme, da una illustre famiglia della tribù di Giuda.
Una cosa è certa, perché affermata da S. Pietro, che Mattia fu uno di
quegli uomini che accompagnarono gli apostoli per tutti il tempo che
Gesù Cristo visse con loro, a cominciare dal battesimo nel fiume
Giordano fino all'Ascensione al cielo. Non è improbabile che facesse
parte dei 72 discepoli designati dal Signore e da lui mandati, come
agnelli fra i lupi, a due a due davanti a sé, in ogni città e luogo
dov'egli stava per andare. Durante le peregrinazioni apostoliche, Gesù e
i discepoli ricevevano doni e offerte dalle folle entusiaste e
riconoscenti per i malati che guarivano. S'impose perciò la necessità
di affidare a qualcuno di loro l'incombenza di economo. Sei
giorni prima della Pasqua, Gesù fu invitato a Betania, con gli
apostoli e l'amico Lazzaro risuscitato dai morti, ad un banchetto in
casa di Simone, il lebbroso. Mentre Marta serviva, Maria, sua sorella,
prese una libbra d'unguento di nardo genuino, di molto valore, unse i
piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli. Allora
Giuda Iscariota protestò: "Perché quest'unguento non è stato venduto
per più di 300 denari e non è stato dato ai poveri?". Ma, commenta
ironicamente S. Giovanni l'evangelista, "disse questo non perché si
preoccupasse dei poveri, ma perché era ladro, e avendo la borsa portava
via quello che vi si metteva". Aveva paura di morire di fame? Temeva
forse, avaro com'era, una vecchiaia triste e solitaria? Quando seppe
che i capi del Sinedrio cercavano il modo di catturare Gesù per
condannarlo a morte, ingordo di denaro, andò dai sommi sacerdoti e
promise loro di tradirlo per trenta monete d'argento, il compenso
fissato dalla legge per l'uccisione accidentale di uno schiavo. Gesù
nell'ultima cena, dopo lo smascheramento di chi lo tradiva, aveva
esclamato: "Guai a quell'uomo per opera del quale il Figlio dell'uomo è
tradito: era meglio per lui che non fosse mai nato!". Dopo
l'Ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli ritornarono a Gerusalemme,
nel cenacolo. Di comune accordo essi erano perseveranti nell'orazione
con alcune donne, con Maria, la Madre di Gesù, e con i cugini di lui.
Mentre attendevano "la promessa del Padre", cioè lo Spirito Santo,
Pietro, alzatesi in mezzo ai fratelli (c'era una folla di circa 120
persone), prese a dire: "Era necessario che si adempisse la Scrittura
che lo Spirito Santo, per bocca di David, aveva predetto nei riguardi di
Giuda, il quale si fece guida a coloro che catturarono Gesù; poiché
egli era annoverato tra noi ed ebbe la sorte di partecipare a questo
ministero. E ancora: "Prenda un altro il suo ufficio". E' dunque
necessario che uno degli uomini che ci furono compagni per tutto il
tempo che il Signore Gesù trascorse tra noi, a partire dal battesimo di
Giovanni fino al giorno in cui fu assunto di mezzo a noi, divenga,
insieme con noi, testimone della sua risurrezione". Ne
presentarono due: Giuseppe, di cognome Barsabba, il quale era
soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: "O Signore, tu
che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto
per assumere l'ufficio di questo ministero e di questo apostolato, dal
quale Giuda perfidamente si partì per andarsene al proprio luogo". Poi
tirarono la sorte, e la sorte cadde su Mattia, e venne annoverato con
gli undici apostoli. Quando
giunse il giorno della Pentecoste, stavano tutti insieme nello stesso
luogo. A un tratto, ci fu dal ciclo un fragore, come di vento
impetuoso, e pervase tutta la casa dove essi si trovavano. E videro
delle lingue che sembravano come di fuoco, dividersi e posarsi sopra
ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a
parlare in altre lingue, secondo il modo in cui lo Spirito concedeva
loro di esprimersi. Allora
Pietro, insieme con gli undici, si fece avanti, alzò la voce e spiegò
che quell'evento era stato predetto dal profeta Gioele e che Gesù,
risuscitato dai morti, era stato costituito da Dio "Signore e Messia".
Molti presenti, sentendosi il cuore compunto, chiesero a Pietro e
agli altri apostoli: "Fratelli, che cosa dobbiamo fare?". E Pietro
disse loro; "Convertitevi e ognuno di voi si faccia battezzare nel nome
di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati, e riceverete il
dono dello Spirito Santo". E gli
apostoli, frattanto, con grande energia rendevano testimonianza della
risurrezione del Signore Gesù e, verso tutti loro, c'era una gran
simpatia. Sicché la moltitudine di uomini e donne credenti nel Signore
andava aumentando sempre più. Si
mosse allora il sommo sacerdote con tutti i suoi seguaci. Al colmo
della gelosia afferrarono gli apostoli e li misero nella prigione
popolare. Un angelo li mette in libertà? Essi li fanno arrestare dal
prefetto del tempio, dove stanno imperterriti a istruire il popolo,
intimano loro, dopo averli fatti fustigare, di non parlare affatto nel
nome di Gesù. Essi se ne vanno via dal sinedrio giulivi per essere
stati ritenuti degni di subire oltraggi a causa di quel nome. E ogni
giorno, nel tempio e per le case, continuano a insegnare e ad
annunziare senza posa la buona novella del Messia Gesù, fino a tanto
che il martirio di S. Stefano prima, e l'imprigionamento di S. Pietro
poi, li costringe provvidenzialmente a disperdersi per il mondo allora
conosciuto per fare discepole del Martire del Golgota tutte le
nazioni. Le notizie posteriori
riguardanti S. Mattia sono contraddittorie. Tutte però concordano nel
dirlo martire. Le sue reliquie, sono venerate a Roma nella basilica di
S. Maria Maggiore.
Autore: Guido Pettinati
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