Sacerdote francescano, martire
Galliate (No), 7 agosto 1869-Hoang-scia-wan (Cina), 7 luglio 1900
ll
1° ottobre del 2000, papa Giovanni Paolo II ha canonizzato un numeroso
gruppo di 120 martiri in Cina, vittime delle ricorrenti persecuzioni
che si scatenarono contro la cristianità in quel grande Paese, fino al
secolo XX. Fra questi c’è un gruppo
di 29 martiri, vittime nei primi giorni di luglio dell’anno 1900, dei
famigerati ‘boxers’, che avevano scatenato una furiosa e sanguinosa
persecuzione contro i cristiani e gli europei in generale, provocando
in soli cinque mesi e nelle sole province dello Shan-si e dell’Hu-nan,
una carneficina di circa 20.000 vittime fra vescovi, sacerdoti,
religiosi, suore, catechisti e cristiani cinesi. Padre
Giuseppe Maria Gambaro, che insieme ai due francescani, mons. Antonino
Fantosati e padre Cesidio Giacomantonio, diedero la loro vita per
Cristo nello Hu-nan in Cina, nei giorni precedenti il massacro del 9
luglio a Tai-yuen-fu; anch’essi vittime dei sanguinari ‘boxers’ e dei
loro fiancheggiatori pagani, aizzati dagli invidiosi bonzi confuciani,
con vergognose calunnie contro i missionari; e favoriti dal crudele
viceré Yü-sien. Bernardo Gambaro
nacque da Pacifico e Francesca Bozzolo pii genitori. Crebbe gioioso e
esempio di bontà e di purezza; ad otto anni fece la Prima Comunione,
cosa rara per quel tempo e già all’età di 13 anni, dopo aver seguito un
corso di Esercizi Spirituali predicati in paese dai Padri Passionisti,
maturò in lui l’ideale di farsi religioso. Verso
i 17 anni chiese il permesso ai suoi amati genitori e venne ammesso
nel Collegio Serafico di Monte Mesma, posto sul Lago di Orta. Il 27 settembre 1886 fu ammesso al noviziato posto nello stesso convento, cambiando il nome in fra Giuseppe Maria. Al
termine del noviziato, andò a completare gli studi ginnasiali e
liceali nel Convento di S. Maria delle Grazie in Voghera dove restò per
tre anni, mantenendosi un perfetto esemplare di vita religiosa. Terminati
gli studi filosofici, il futuro martire passò al corso teologico a
Cerano nel Novarese, dove pronunciò i voti perpetui il 28 settembre
1890, e il 13 marzo 1892 nello stesso convento di Cerano, già culla del
beato Pacifico, venne consacrato sacerdote, alla presenza dei genitori
venuti da Galliate. Poi fu subito
trasferito a dirigere il CollegioSerafico ad Ornavasso dove rimase in
questo incarico delicato fino alla partenza per la Cina.
L’11 dicembre lasciò Roma per Napoli per imbarcarsi diretto ad
Alessandria d’Egitto e poi in Terra Santa dove rimase per due mesi e da
lì il 6 febbraio 1896 salpò definitivamente per la Cina. Padre
Giuseppe Gambaro scrisse al fratello le impressioni del lungo viaggio e
gli incontri con le varie Missioni nelle tappe della nave, compresi i
pericoli di epidemie e tempeste di mare. Giunto nel porto di Han-kow
venne accolto dai suoi confratelli della ‘Casa di S. Giuseppe’, qui
secondo l’antico uso locale depose l’abito francescano e indossò gli
abiti cinesi, gli venne rasa la testa adattando il tradizionale codino. Da Han-kow fu mandato a 1000 km di distanza a Heng-tciau-fu dove si dedicò all’apostolato fra i contadini e gli artigiani. Trascorsero
così tre anni, finché giunsero nello Hu-nan quattro nuovi missionari
di rinforzo, per cui il vescovo destinò padre Gambaro alla Comunità
cristiana di Yen-tcion, realizzando così il desiderio antico del
missionario, di essere apostolo attivo fra la popolazione e verso la
fine di marzo del 1900 lasciò i suoi cari chierichetti e partì per la
nuova destinazione, accolto con gli onori di un Gran Mandarino; si fece
subito voler bene da tutti, cristiani e pagani, che lo rispettavano
contenti di averlo con loro. Padre Giuseppe Gambaro rimase pochi mesi a Yen-tcion, perché la città di Lei-yang, richiese la presenza del missionario.
Dopo Lei-yang si fermò a San-mu-tciao per ricostruire una cappella
distrutta dai pagani l’anno precedente aizzati dai ‘boxers’, come pure
l’orfanotrofio e le case dei cristiani e dei protestanti; inoltre uno
dei padri, Cesidio Giacomantonio, era stato ucciso e bruciato. Il
giorno 6 luglio, mons. Fantosati, padre Gambaro e quattro cristiani
salirono su una barca per tornare a Hoang-scia-wan, nonostante i
tentativi di molti cristiani di trattenerli. Verso mezzogiorno del 7
luglio la barca arrivò sul fiume nei pressi della città; riconosciuti da
alcuni ragazzi e al grido “morte agli Europei” la plebaglia dalla
riva, prese le barche dei pescatori e circondarono quella dei
missionari, i quali a stento riuscirono a scendere sulla riva, dove
aggrediti dalla folla urlante, furono massacrati con sassi e colpi di
bastone; padre Gambaro morì dopo una ventina di minuti di percosse. Padre
Gambaro prima di spirare si era trascinato vicino al suo vescovo,
gravemente ferito, quasi a stringerlo in un abbraccio e dopo avergli
sussurrato qualcosa, a cui mons. Fantosati ormai morente, alzava con
pena la mano per benedirlo e con quell’amplesso unico nella storia del
Martirologio cristiano, morirono i due martiri; padre Giuseppe Gambaro
aveva 31 anni di età.
Autore: Antonio Borrelli
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