domenica 3 novembre 2019

4 novembre San Carlo Borromeo




Vescovo
Arona, Novara, 1538 - Milano, 3 novembre 1584

Patronato: Catechisti, Vescovi
Etimologia: Carlo = forte, virile, oppure uomo libero, dal tedesco arcaico

Emblema: Bastone pastorale
Nasce da Margherita Medici di Marignano e Gilberto II Borromeo, proveniente da possidente e nobile famiglia. Dopo aver studiato a Pavia diritto civile e canonico, nel 1558 alla morte del padre prende il controllo degli affari di famiglia (nonostante la presenza di un fratello più grande di lui, Federico); poi, nel 1559 si laurea in utroque iure. Poco dopo suo zio Giovan Angelo Medici di Marignano, fratello di sua madre, viene nominato pontefice, con il nome di Pio IV. Carlo Borromeo, quindi, si trasferisce a Roma e viene nominato cardinale a poco più di vent'anni (suo fratello Federico, invece, diventa segretario privato, ma morirà nel 1562). Egli, dopo essersi fatto ordinare sacerdote e vescovo (non seguendo il consiglio di chi gli suggeriva di sposarsi e avere dei figli per evitare che la dinastia familiare si estinguesse), ancora giovane fa riaprire il concilio di Trento, per poi mettere in atto la riforma tridentina nella diocesi ambrosiana. Dedicandosi a una vita di ascetica povertà, si impegna nella riforma dei costumi e cerca di porre in evidenza l'importanza del culto esteriore, composto da processioni, preghiere e riti liturgici, utili a ravvivare l'identità cristiana e la fede tra i ceti più popolari.
E' nel 1566 che Carlo Borromeo giunge a Milano, alla morte dello zio papa che lo induce a trasferirsi da Roma. La diocesi in cui viene a trovarsi, tuttavia, è ormai abbandonata a se stessa, complice il fatto che da decenni gli arcivescovi titolari sono impegnati a pensare più al denaro che non allo spirito. Durante gli anni del suo episcopato, tra il 1566 e il 1584, Carlo ristabilisce disciplina all'interno del clero, preoccupandosi di rafforzare la preparazione religiosa e la moralità dei sacerdoti, e fondando i primi seminari (tra cui quello elvetico e quello maggiore di Milano). Non solo: si impegna nella costruzione di nuove chiese e nel rinnovamento di quelle esistenti (San Fedele a Milano, il santuario del Sacro Monte di Varese, la chiesa della Purificazione di Maria Vergine in Traffiume) e viene nominato visitatore apostolico per le diocesi di Bergamo e Brescia, visitando tutte le parrocchie presenti sul territorio. Divenuto legato della Legazione di Romagna, allarga la propria azione pastorale al campo dell'istruzione, fondando collegi come il Borromeo di Pavia o quello di Brera. Protagonista di opere assistenziali durante la carestia degli anni 1569 e 1570 e durante la peste degli anni 1576 e 1577 (famosa è la sua processione a piedi nudi per chiedere l'intercessione per far finire il morbo), viene osteggiato dai nobili e dai governatori spagnoli per la sua volontà di mettere in pratica i principi della riforma tridentina, e non esita a ricorrere a tortura e scomuniche, palesando un rigore perfino eccessivo. Carlo Borromeo, inoltre, riforma l'ordine degli Umiliati, allontanatosi dal cattolicesimo e avvicinatosi al protestantesimo: deve anche subire un attentato da parte di alcuni esponenti, che vengono poi giustiziati. In Svizzera contrasta il protestantesimo (a dispetto delle Diete di Ilanz che avevano sancito nella Repubblica delle Tre Leghe la libertà di culto), secondo i dettami del Concilio tridentino. In occasione di una visita pastorale in Val Mesolcina ordina l'arresto di oltre cento persone, accusate di stregoneria; le torture che seguono inducono quasi tutti a lasciare il protestantesimo. San Carlo Borromeo muore lasciando il suo intero in eredità ai poveri.

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