nato Wilhelm Oberdank
(Trieste, 1º febbraio 1858 – Trieste, 20 dicembre 1882),
è stato un patriota irredentista italiano.
È considerato il primo martire dell'irredentismo.
Era figlio illegittimo della domestica slovena Josepha Maria Oberdank, nata a Gorizia da una famiglia originaria di Sambasso (oggi Šempas in Slovenia), e di Valentino Falcier, fornaio di Noventa di Piave, che si era poi arruolato nell'Imperial regio Esercito austro-ungarico. Non fu riconosciuto dal padre naturale e venne registrato all'anagrafe come Wilhelm Oberdank (Oberdan è un'italianizzazione che adottò successivamente). A quattro anni dalla sua nascita la madre si risposò con Francesco Ferencich, capofacchino del porto di Trieste, dal quale ebbe altri quattro figli. Il patrigno instaurò con il giovane Oberdan dei buoni rapporti e tentò di legittimarlo iscrivendolo con il proprio cognome al censimento del 1865 e alle scuole elementari. Nonostante le umili condizioni della famiglia, Oberdan riuscì a continuare gli studi presso la civica scuola reale superiore di Trieste. Il suo comportamento gli costò la bocciatura già in prima classe, ma in seguito studiò con maggiore diligenza e nel 1877 conseguì ottimamente la maturità tecnica. In questi anni iniziò a leggere molto e fu influenzato specialmente da Giuseppe Mazzini e Francesco Domenico Guerrazzi. Nel frattempo, pur giovanissimo e di modeste origini, prese a frequentare vari salotti letterari e politici di Trieste ed entrò in contatto con personalità quali Adolfo Liebman, Vitale Laudi, Gregorio Draghicchio, Riccardo Zampieri e Domenico Giovanni Battista Delfino. Nel 1877, grazie ad una borsa di studio elargita dal comune di Trieste, poté iscriversi al Politecnico di Vienna; trovò alloggio a poco prezzo nella casa di una vedova presso Luisengasse su Wieden. Ben presto divenne una figura di guida tra gli studenti italiani, e durante una festa organizzata da alcuni studenti polacchi, dichiarò la Polonia "quale sorella dell'Italia nella sfortuna". Nel marzo dell'anno seguente, però, avendo l'Austria proclamato la mobilitazione per occupare militarmente la Bosnia ed Erzegovina come deciso nel Congresso di Berlino, ricevette la chiamata alle armi e dovette interrompere gli studi. Fu assegnato al 22º reggimento di fanteria "Freiherr von Weber". Contrario all'occupazione dei territori bosniaci sanciti dal Congresso di Berlino, decise di disertare. Venne aiutato nella fuga dall'irredentista socialista Carlo Ucekar e la notte tra il 16 e il 17 luglio 1878 abbandonò Vienna per trasferirsi a Roma, dove frequentò i movimenti degli ex garibaldini e quelli irredentisti; poté anche iscriversi all'università per completare gli studi in ingegneria. L'ultimo anno fu però costretto ad interromperli poiché, a causa di alcune sue opinioni, il sussidio assegnatogli dallo stato italiano gli venne revocato. Da lì in poi dovette iniziare a darsi da fare per vivere, disegnando per alcuni studi d'ingegneria e traducendo dal tedesco all'italiano per alcuni giornali. Nella sua piccola stanza a Trastevere aveva appesi due ritratti: quello di Gesù e quello di Giuseppe Garibaldi. Mentre leggeva opere del filosofo inglese John Stuart Mill, s'impegnava sempre più all'interno dei movimenti attivisti. Nel luglio 1879 Oberdan ricevette a Roma un bacio sulla fronte dall'uomo che più ammirava, Giuseppe Garibaldi. Alla morte di Garibaldi, avvenuta nel 1882, Oberdan marciò dietro al carro funebre con la bandiera di Trieste al collo per dimostrare il suo lutto. Nel luglio 1882 Oberdan incontrò Matteo Renato Imbriani, leader del movimento irredentista e cofondatore dell'associazione "Italia irredenta". Qui Oberdan prese la decisione che Trieste potesse essere separata dal dominio austriaco-ungarico solo grazie al suo stesso martirio. Lo scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in Garibaldi le loro speranze spinse Oberdan a organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti (tra cui l'istriano Donato Ragosa, con cui si era sempre mantenuto in contatto), contro l'imperatore Francesco Giuseppe in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di dedizione della città all'Austria, la "fidelissima", titolo assegnatole dalla monarchia asburgica per essersi astenuta dalle rivoluzioni del 1848. Oberdan cercò di trasportare da Roma a Trieste due bombe all'Orsini; giunse assieme a Ragosa nella località di Ronchi di Monfalcone (oggi "dei Legionari"), ma venne arrestato, dopo che aveva sparato malamente a un gendarme trentino, in seguito alla segnalazione di un messo comunale che notò il suo ingresso clandestino in territorio austriaco nei pressi di Versa. Durante il primo interrogatorio si dichiarò come Rossi ma, in seguito, davanti al giudice distrettuale Dandini, confessò il suo intento di voler attraversare il confine per recarsi con le due bombe a Trieste. Non essendo lui contento dell'arresto, in quanto voleva essere immolato, si autoaccusò. Il 20 ottobre 1882, davanti all'imperial-regio tribunale della guarnigione di Trieste, Oberdan venne condannato a morte per impiccagione dalla giustizia austriaca per alto tradimento, diserzione in tempo di pace, resistenza violenta all'arresto e cospirazione, avendo confessato le intenzioni di attentare alla vita dell'imperatore Francesco Giuseppe. Vi furono appelli alla grazia da tutto il mondo intellettuale dell'epoca, tra cui lo scrittore francese Victor Hugo e anche la madre del giovane chiese clemenza. Nonostante ciò, il 4 novembre la condanna venne confermata e solo all'alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile interno della caserma grande di Trieste. Mentre il boia Willenbacher, venuto direttamente da Vienna, gli metteva il cappio al collo, secondo un rapporto ufficiale Oberdan esclamò: "Viva l'Italia, viva Trieste libera, fuori lo straniero! Immediatamente dopo la sua morte Oberdan fu elevato al rango di martire. In conseguenza di ciò aumentarono le adesioni al movimento irredentista e la lotta contro la supremazia austriaca raggiunse il suo picco. Giosuè Carducci scrisse un aspro articolo intitolato semplicemente XXI decembre, nel giornale Don Chichotte di Bologna il 22 dicembre 1882, contro l'imperatore austriaco, definendolo «imperatore degli impiccati» e concludendo: «Riprendemmo Roma dal Papa, riprenderemo Trieste dall'Imperatore». Dopo la sua morte sorsero in Italia e in Austria quarantanove Associazioni Oberdan, le quali diffusero l'ideale irredentista: Vqueste formazioni ebbero scarso appoggio nel Regno, soprattutto dal governo di Francesco Crispi che guardava più alle imprese coloniali che a quelle irredentiste. Oberdan verrà sepolto nel cimitero Sant'Anna a Trieste, ma non è più possibile identificare i suoi resti poiché sono andati perduti.
(Trieste, 1º febbraio 1858 – Trieste, 20 dicembre 1882),
è stato un patriota irredentista italiano.
È considerato il primo martire dell'irredentismo.
Era figlio illegittimo della domestica slovena Josepha Maria Oberdank, nata a Gorizia da una famiglia originaria di Sambasso (oggi Šempas in Slovenia), e di Valentino Falcier, fornaio di Noventa di Piave, che si era poi arruolato nell'Imperial regio Esercito austro-ungarico. Non fu riconosciuto dal padre naturale e venne registrato all'anagrafe come Wilhelm Oberdank (Oberdan è un'italianizzazione che adottò successivamente). A quattro anni dalla sua nascita la madre si risposò con Francesco Ferencich, capofacchino del porto di Trieste, dal quale ebbe altri quattro figli. Il patrigno instaurò con il giovane Oberdan dei buoni rapporti e tentò di legittimarlo iscrivendolo con il proprio cognome al censimento del 1865 e alle scuole elementari. Nonostante le umili condizioni della famiglia, Oberdan riuscì a continuare gli studi presso la civica scuola reale superiore di Trieste. Il suo comportamento gli costò la bocciatura già in prima classe, ma in seguito studiò con maggiore diligenza e nel 1877 conseguì ottimamente la maturità tecnica. In questi anni iniziò a leggere molto e fu influenzato specialmente da Giuseppe Mazzini e Francesco Domenico Guerrazzi. Nel frattempo, pur giovanissimo e di modeste origini, prese a frequentare vari salotti letterari e politici di Trieste ed entrò in contatto con personalità quali Adolfo Liebman, Vitale Laudi, Gregorio Draghicchio, Riccardo Zampieri e Domenico Giovanni Battista Delfino. Nel 1877, grazie ad una borsa di studio elargita dal comune di Trieste, poté iscriversi al Politecnico di Vienna; trovò alloggio a poco prezzo nella casa di una vedova presso Luisengasse su Wieden. Ben presto divenne una figura di guida tra gli studenti italiani, e durante una festa organizzata da alcuni studenti polacchi, dichiarò la Polonia "quale sorella dell'Italia nella sfortuna". Nel marzo dell'anno seguente, però, avendo l'Austria proclamato la mobilitazione per occupare militarmente la Bosnia ed Erzegovina come deciso nel Congresso di Berlino, ricevette la chiamata alle armi e dovette interrompere gli studi. Fu assegnato al 22º reggimento di fanteria "Freiherr von Weber". Contrario all'occupazione dei territori bosniaci sanciti dal Congresso di Berlino, decise di disertare. Venne aiutato nella fuga dall'irredentista socialista Carlo Ucekar e la notte tra il 16 e il 17 luglio 1878 abbandonò Vienna per trasferirsi a Roma, dove frequentò i movimenti degli ex garibaldini e quelli irredentisti; poté anche iscriversi all'università per completare gli studi in ingegneria. L'ultimo anno fu però costretto ad interromperli poiché, a causa di alcune sue opinioni, il sussidio assegnatogli dallo stato italiano gli venne revocato. Da lì in poi dovette iniziare a darsi da fare per vivere, disegnando per alcuni studi d'ingegneria e traducendo dal tedesco all'italiano per alcuni giornali. Nella sua piccola stanza a Trastevere aveva appesi due ritratti: quello di Gesù e quello di Giuseppe Garibaldi. Mentre leggeva opere del filosofo inglese John Stuart Mill, s'impegnava sempre più all'interno dei movimenti attivisti. Nel luglio 1879 Oberdan ricevette a Roma un bacio sulla fronte dall'uomo che più ammirava, Giuseppe Garibaldi. Alla morte di Garibaldi, avvenuta nel 1882, Oberdan marciò dietro al carro funebre con la bandiera di Trieste al collo per dimostrare il suo lutto. Nel luglio 1882 Oberdan incontrò Matteo Renato Imbriani, leader del movimento irredentista e cofondatore dell'associazione "Italia irredenta". Qui Oberdan prese la decisione che Trieste potesse essere separata dal dominio austriaco-ungarico solo grazie al suo stesso martirio. Lo scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in Garibaldi le loro speranze spinse Oberdan a organizzare un attentato, assieme ad altri irredentisti (tra cui l'istriano Donato Ragosa, con cui si era sempre mantenuto in contatto), contro l'imperatore Francesco Giuseppe in visita a Trieste in occasione dei 500 anni di dedizione della città all'Austria, la "fidelissima", titolo assegnatole dalla monarchia asburgica per essersi astenuta dalle rivoluzioni del 1848. Oberdan cercò di trasportare da Roma a Trieste due bombe all'Orsini; giunse assieme a Ragosa nella località di Ronchi di Monfalcone (oggi "dei Legionari"), ma venne arrestato, dopo che aveva sparato malamente a un gendarme trentino, in seguito alla segnalazione di un messo comunale che notò il suo ingresso clandestino in territorio austriaco nei pressi di Versa. Durante il primo interrogatorio si dichiarò come Rossi ma, in seguito, davanti al giudice distrettuale Dandini, confessò il suo intento di voler attraversare il confine per recarsi con le due bombe a Trieste. Non essendo lui contento dell'arresto, in quanto voleva essere immolato, si autoaccusò. Il 20 ottobre 1882, davanti all'imperial-regio tribunale della guarnigione di Trieste, Oberdan venne condannato a morte per impiccagione dalla giustizia austriaca per alto tradimento, diserzione in tempo di pace, resistenza violenta all'arresto e cospirazione, avendo confessato le intenzioni di attentare alla vita dell'imperatore Francesco Giuseppe. Vi furono appelli alla grazia da tutto il mondo intellettuale dell'epoca, tra cui lo scrittore francese Victor Hugo e anche la madre del giovane chiese clemenza. Nonostante ciò, il 4 novembre la condanna venne confermata e solo all'alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile interno della caserma grande di Trieste. Mentre il boia Willenbacher, venuto direttamente da Vienna, gli metteva il cappio al collo, secondo un rapporto ufficiale Oberdan esclamò: "Viva l'Italia, viva Trieste libera, fuori lo straniero! Immediatamente dopo la sua morte Oberdan fu elevato al rango di martire. In conseguenza di ciò aumentarono le adesioni al movimento irredentista e la lotta contro la supremazia austriaca raggiunse il suo picco. Giosuè Carducci scrisse un aspro articolo intitolato semplicemente XXI decembre, nel giornale Don Chichotte di Bologna il 22 dicembre 1882, contro l'imperatore austriaco, definendolo «imperatore degli impiccati» e concludendo: «Riprendemmo Roma dal Papa, riprenderemo Trieste dall'Imperatore». Dopo la sua morte sorsero in Italia e in Austria quarantanove Associazioni Oberdan, le quali diffusero l'ideale irredentista: Vqueste formazioni ebbero scarso appoggio nel Regno, soprattutto dal governo di Francesco Crispi che guardava più alle imprese coloniali che a quelle irredentiste. Oberdan verrà sepolto nel cimitero Sant'Anna a Trieste, ma non è più possibile identificare i suoi resti poiché sono andati perduti.
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