Madonna
delle Grazie in Pennabilli, la cui immagine si trova nell’antica
chiesa di S.Cristoforo, risalente all’XI Secolo,retta poi dagli
eremitani agostiniani dal 1374 al 1810 da cui ne prese il nome.
L’affresco della Vergine più tardo risale al XV secolo, dipinto su
muro, faceva parte in origine, di un contesto pittorico più ampio
che è stato ridotto alle attuali dimensioni nel 1528 circa 40 anni
dopo il miracolo delle lacrime, con la costruzione di una tribuna
ad arco rinascimentale in marmo bianco.
La S.Vergine seduta su una panca è ritratta ricoperta di un manto
azzurro con decorazioni gialle sparse; tiene nella mano sinistra un
piccolo cardellino a simboleggiare la passione di Cristo, con la
destra sorregge il figlio in piedi sul ginocchio destro che guarda
verso lo spettatore con sguardo sereno-Sopra, sono dipinti
l’annunciazione e un giardino fiorito, simbolo della verginità di
Maria. In alto l’Eterno padre benedicente e lo spirito Santo in
forma di colomba. La venerata
immagine, è protagonista nella storia di molti eventi miracolosi:
nel venerdì 20 marzo 1489 lacrimò più volte dall’occhio destro e
quell’evento fu veduto visivamente da numeroso popolo. Alcuni
astanti, meravigliati e increduli vollero asciugare le lacrime con
pezzuole, ma queste continuarono ad uscire scorrendo per la gota,
lasciando una traccia sul nitido volto. Le cronache storiche, poi,
narrano che il 23 febbraio 1517 un forte esercito della famiglia
dei Medici di Firenze si era accampato sotto le rocche pennesi
deciso ad espugnarle. Durante l’assalto, nella cruentissima
battaglia, mentre i soldati difendevano le mura, la popolazione,
donne bambini e i vecchi erano in preghiera davanti all’altare
della Vergine ad implorare aiuto. In maniera prodigiosa ecco
apparire sul roccione in raggiante splendore , la SS.Vergine Maria.
A tale vista le armate medicee colte da terrore, si precipitarono
in ritirata e la città fu salva. Ma pochi anni dopo, nel 1521 le
medesime truppe d’ esercito più numeroso e forti , al comando di
Giovanni dalle Bande Nere, si accamparono nuovamente sotto le mura
tentando la capitolazione della città e della rocca. Il Duca di
Urbino constata la situazione di forte minoranza consigliò la
popolazione ad abbandonare la città, egli stesso si rifugiò nella
rocca di Sassocorvaro. Tutti i cittadini fuggirono nella notte
all’infuori di 14 valorosi soldati. All’alba alcuni di essi
scesero per trattare la resa.
I nemici l’ accettarono a condizione che tutti si consegnassero
come ostaggi. Nella disperazione e nel dolore quei pochi si
ritirarono a consiglio. Scesa la notte mentre i nemici si
aggiravano intorno alle mura cercando di penetrare nel
castello,nuovamente nel cielo tra un fortissimo bagliore ,
riapparve l’immagine della Vergine con il figlio in braccio tra un
esercito di angeli. La città fu nuovamente salva. Da quei tempi il
paese e la popolazione annoverano un fervente culto di venerazione
per questa immagine. Nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri,
fu più volte sperimentato l’aiuto della Vergine nell’ esaudire le
richieste di protezione. Durante l’ultima guerra nel giugno 1944 la
popolazione implorò l’aiuto della S.Vergine per impedire
l’evacuazione dalla città ordinata da parte del comando tedesco,
l’ordine fu poi revocato per intercessione di Maria. Il 21
settembre dello stesso anno ancora l’esercito tedesco in ritirata
aveva minato i ponti strategici del territorio per farli saltare
con mine per interrompere le vie di comunicazione. Gli abitanti del
paese si ritrovarono ancora davanti alla Vergine delle Grazie ,
facendo altresì voto , che esauditi, avrebbero restaurato
convenientemente il santuario venne altresì proclamata Regina del
Montefeltro. Il comando tedesco non aveva fatto brillare tutte le
mine innescate. Svariate altre sono le testimonianze degli abitanti
di Pennabilli su guarigioni ,e miracoli per intercessione della
Vergine delle Grazie. Degna di attenzione, per la notorietà degli
avvenimenti, è la grazia al capitano di marina Filippo Zappi ,che
partecipò con Umberto Nobile all’avventurosa spedizione
dell’esplorazione al polo nord con il dirigibile “ Italia”nel 1928.
Raggiunto il Polo fra il 23 e 24 maggio non fu possibile
l’atterraggio per le avversità atmosferiche ; sulla via del ritorno
il dirigibile fuori rotta appesantito dai ghiacci, urtò contro il
pack, la navicella di comando si distaccò nell’impatto. Dei 16
uomini formanti l’equipaggio dieci furono sbalzati sui ghiacci, dei
sei rimasti a bordo dell’involucro del dirigibile, si persero le
tracce nelle nebbie polari e non si seppe mai più nulla, era il 25
maggio. Dopo il terribile disastro della collisione i superstiti
si accamparono sul luogo del’impatto nella celebre tenda rossa
in attesa di soccorsi. Ma dopo giorni di inutili tentativi di
contatti radio con il mondo civile Filippo Zappi con altri due
compagni,Mariano e Malgren decisero di non aspettare oltre i
disperati soccorsi . Lasciarono la tenda affrontando la distesa dei
ghiacci con una marcia disperata nella speranza di aiuto. Nella
lunga peripezia si perse nella tormenta il membro Malgren, solo la
fame e la neve, ormai, accompagnavano quei due disperati
superstitii. Lo Zappi prostrato dal freddo e dalla disperazione,
tornò col pensiero alla casa materna dove aveva trascorse
l’infanzia vicina alla chiesa di S.Agostino ripensò alla bontà e ai
miracoli della Vergine delle Grazie. Le promise che sarebbe
tornato a ringraziarLa se avesse avuta salva la vita. Intanto le
squadre di soccorso individuata la tenda rossa salvarono i
superstiti. I soccorritori informati dell’esistenza del piccolo
gruppo sparso iniziarono le ricerche con slitte. All’alba del 12
luglio ormai all’estremo delle forze, 48 giorni dopo il terribile
impatto furono tratti in salvo, l’amico Mariano aveva già un piede
congelato. Quando Filippo Zappi tornò a Pennabilli per adempiere la
promessa fatta alla Vergine si fece una gran festa di giubilo e
gratitudine alla Madonna delle Grazie per la protezione accordata.
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