giovedì 25 febbraio 2021

Preghiera di un bimbo negro

Signore, sono molto stanco.
Sono nato stanco
e a lungo ho camminato dal canto del gallo
ed alto è il colle che porta alla loro scuola.
Signore, non voglio più recarmi alla loro scuola,
fate, vi prego, che non ci vada più.
Voglio seguire mio padre nei freschi recessi
quando la notte fluttua ancora nel mistero dei boschi
ove s'insinuao gli spiriti scacciati dall'alba
Voglio andare a piedi nudi lungo i rossi sentieri

scottati dalle fiamme del meriggio
voglio dormire la siesta ai piedi dei grandi manghi
mi voglio svegliare
quando laggiù muggisce la Sirena dei bianchi
e l'officina
sull'oceano di canne
come un naviglio ancorato
vomita nella campagna il suo equipaggio negro...
Signore, non voglio più recarmi alla loro scuola,
fate vi prego, che non ci vada più.
Dicono che un piccolo negro ci deve andare
per diventare come
i signorI della citta,

i signori come si deve.
Ma io non voglio.
diventare, com'essi dicono,
un signore della città
Un signore come si deve.
Preferisco ronzare intorno alle raffinerie
lungo cataste di sacchi
gonfi di zucchero bruno  come la mia pelle bruna.
Preferisco, verso l'ora in cui la luna amorosa
bisbiglia all'orecchio delle palme di cocco,
ascoltare cosa dice nella notte
la voce spezzata d'un vecchio che racconta fumando
le storie di Zampa e del compare Coniglio
e molte altre cose ancora
che nei libri non ci sono.
I negri, lo sapete, hanno lavorato fin troppo.
Perché devono ancora apprendere sui libri
delle cose che non sono affatto di qui?
E poi e davvero troppo triste la loro scuola,
trIste come
quei signori come si deve
che non sanno più ballare di sera al chiaro di luna
che non sanno più camminare sulla carne viva dei piedi
che non sanno più narrare alle veglie.

Signore, non voglio più recarmi alla loro scuola.

Guy Tirolien

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