più noto come Gustavo Adolfo Bécquer
(Siviglia, 17 febbraio 1836 – Madrid, 22 dicembre 1870),
è stato un poeta e scrittore spagnolo
Era l'ultimo degli otto figli di José Domínguez Insausti, noto pittore di costumi andalusi, che adottò il cognome Bécquer dai propri antenati, commercianti fiamminghi stabiliti a Siviglia fin dal XVI secolo, dei quali esistette un tempo in Duomo una cappella dove riposavano i resti di ventiquattro hidalgo. Anche la madre, Joaquina Bastida de Vargas, proveniva da una famiglia aristocratica e benestante. Nel 1841 muore il padre e, oltre la madre, anche lo zio Juan de Vargas si prende cura dei nipoti. Nel 1846 Bécquer viene iscritto, come cadetto di marina, nel collegio sivigliano di San Telmo, ma il collegio viene soppresso l'anno seguente, in cui muore anche sua madre. Gustavo Adolfo viene affidato alla madrina Manuela Monahay, figlia di un profumiere francese e allieva, come pittrice dilettante, del padre del futuro poeta, donna ricca e colta, nella cui casa è ospitata un'ampia biblioteca che raccoglie le opere dei maggiori scrittori europei contemporanei. Risale al 1848 la prima poesia conosciuta di Bécquer, un'ode scritta per l'occasione della morte del poeta romantico spagnolo Alberto Lista. Mostrando disposizione al disegno e alla pittura, nel 1850 la madrina lo iscrive alla scuola del pittore Antonio Cabral, dove già studia il fratello Valeriano, destinato ad affermarsi, come il padre, tra i migliori pittori costumbristas del secolo. Continua a coltivare la sua passione letteraria, ma lo zio Joaquín Domínguez Bécquer, pur incoraggiandolo a studiare e finanziandogli corsi di latino, gli pronostica: "Non sarai mai un buon pittore, ma sarai un cattivo letterato". Già nel 1853 Bécquer pubblica versi in riviste locali e conosce giovani scrittori come Narciso Campillo, futuro editore delle sue opere postume, e Julio Nombela. Insieme, formano una piccola società che sogna di raggiungere la fama e gli onori che essi credono siano dovuti ai poeti. Proveniente da una famiglia conservatrice, in arte e in politica, Gustavo si mostra scettico di fronte alle allora crescenti istanze di rinnovamento liberale. La sua educazione letteraria ha un fondamento classico, basato sui poeti latini e sugli spagnoli del Secolo d'oro, come Fray Luis de León, Herrera e Rioja, ma sui ritmi musicali dei suoi primi versi si insinuano inclinazioni preromantiche: il fascino della notte, il mistero della morte, la riflessione sulla vanità delle vicende umane. Nell'ottobre del 1854, deciso a tentare l'avventura letteraria, si trasferisce a Madrid, dove lo attendono gli amici Nombela e Campillo. Sono anni difficili, vissuti da bohémien: per guadagnare, scrive, insieme con amici, commedie e zarzuelas - commedie musicali molto popolari in Spagna - come La novia y el pantalón (1856), satira antiborghese, e La venta encantada, ispirata al Don Chisciotte. Collabora a giornali e riviste, anche di moda, come El Album de señoritas e il Correo de la moda e fonda, insieme con gli amici, riviste letterarie - El Mundo e El Porvenir - che hanno vita brevissima. Nel 1857 progetta un'opera in più volumi, ispirata al Genio del Cristianesimo di François-René de Chateaubriand: la Historia de los Templos de España, un tentativo di unire lo studio dell'arte cristiana al pensiero religioso e storico spagnolo; scrive che "la tradizione religiosa è l'occhio di diamante sul quale gira il nostro passato. Studiare il tempio, manifestazione visibile della prima, per fare la sintesi del secondo". Ma riuscirà a terminare solo un volume, illustrato dal fratello Valeriano. Collabora alla rivista El Nene, dove esce quella che sarà poi indicata come la tredicesima delle sue Rimas, la Imitación de Byron. Nel 1858 soffre dei primi sintomi della tubercolosi. L'amico Rodríguez Correa gli fa pubblicare la prima delle sue Leyendas, El caudillo de las manos rojas, un racconto esotico inconsueto nella letteratura spagnola del tempo. Dopo un periodo di cure e di convalescenza, a Madrid conosce e corteggia Josefina Espín, ma presto s'innamora della sorella, la bella cantante d'opera Julia, nata nel 1838, pronipote della famosa soprano Colbran, moglie di Rossini, e figlia del musicista Joaquín Espín. È il grande amore della sua vita: Becquer scrive la maggior parte delle sue Rimas ma la tormentata relazione, costellata di tradimenti da parte della ragazza, non durerà più di tre anni. In effetti, Julia non dovette prendere in seria considerazione uno scrittore di nessuna fama e di incerto avvenire: proseguirà la sua attività artistica, esibendosi nel 1867 alla Scala di Milano e nel 1869 in Russia, fino a sposare nel 1873 il futuro ministro spagnolo Benigno Ortega. Nel 1861, insieme col fratello Valeriano, ormai pittore affermato, viaggia per la Spagna alla ricerca di ispirazione per la sua Historia de los Templos de España, visitando chiese, conventi, luoghi solitari e vecchi palazzi, poi descritti nelle sue Leyendas. In quello stesso anno, nella casa del medico Francisco Esteban, che lo cura di una malattia venerea, conosce la figlia, Casta Esteban Navarro, descritta come donna volgare, che Gustavo sposa, senza amore, il 19 maggio 1861. Nel 1862 nasce il primo figlio, Gregorio Gustavo Adolfo, a Noviercas, in Soria, dove la famiglia di Casta possiede dei beni e una piccola casa. Nel 1863 Gustavo ha una ricaduta della sua malattia; rimessosi, torna a Siviglia: sono di quest'anno il ritratto fattogli dal fratello Valeriano, conservato nel Museo de Bellas Artes di Siviglia, e i dissapori con la moglie. A causa dell'aggravamento delle sue condizioni di salute, con la famiglia e col fratello Valeriano, recentemente separato dalla moglie, e con i figli di questi, nel 1864 si ritira nello sconsacrato monastero cistercense di Veruela, in Aragona, organizzato anche come ospedale. Qui scrive le sue lettere Desde mi celda, in cui, oltre a rappresentazioni di tipi e a descrizioni di paesaggi, fa un resoconto della sua vita, improntato a una marcata disillusione. González Bravo, divenuto suo amico e mecenate, per offrirgli un aiuto economico, lo nomina nel 1864 Censore Ufficiale delle pubblicazioni letterarie, incarico che Bécquer svolgerà a Madrid, fino al 1868, con l'importante stipendio di ventiquattromila reales. Nasce il secondo figlio, Jorge, nel 1868, anno particolarmente difficile per Bécquer, che scopre le infedeltà della moglie e, quando González Bravo, divenuto primo ministro, gli promette i finanziamenti per la pubblicazione delle sue Rimas, nell'incendio della casa del Bravo, a seguito delle rivolte popolari contro il regime di Isabella II, l'unico manoscritto delle sue poesie va distrutto. In dicembre nasce a Noviercas il terzo figlio, Emilio Eusebio. Nel 1869 pubblica El libro de los gorriones (Il libro dei passeri), ricostruzione a memoria di parte delle sue Rimas andate perdute nell'incendio; collabora, insieme al fratello Valeriano, all'importante rivista Ilustración española y americana. Separato dalla moglie, con la quale continua tuttavia a tenersi in contatto, dopo un breve soggiorno a Toledo, torna col fratello a Madrid nel 1870, alloggiando in un piccolo albergo, per dirigere La Ilustración de Madrid, appena fondata da Eduardo Gasset y Artime, avendo il fratello come collaboratore disegnatore; ma Valeriano muore improvvisamente il 23 settembre; l'amico Rodríguez Correa, ora affermato e ricco, gli procura un lussuoso appartamento. Pur riconciliato con la moglie, la morte del fratello gli causa una grave depressione a cui fa seguito l'ennesima crisi provocatagli dalla tubercolosi: il 22 dicembre, un giorno di eclissi totale di sole, chiede all'amico poeta Ferrán di bruciare le sue lettere e di curare la pubblicazione delle sue opere - si es posible, publicad mis versos. Tengo el presentimiento de que muerto seré más y mejor conocido que vivo ("se è possibile, pubblicate i miei versi. Ho il presentimento che da morto sarò conosciuto più e meglio che da vivo"). Muore alle 10 del mattino. Sembra che le sue ultime parole siano state: todo mortal ("tutto mortale"). Le spoglie dei due fratelli furono trasportate nel 1913 a Siviglia, nella cripta della cappella dell'Accademia di Belle Lettere.
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