sabato 3 agosto 2019

Pietro Ferreira "Pedro"




(Genova, 3 agosto 1921Torino, 23 gennaio 1945)
è stato un partigiano italiano.
Tenente di fanteria e poi comandante di divisione nella resistenza insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Pietro Ferreira, nome di battaglia "Pedro", allo scoppio della guerra si arruolò come volontario e frequentò la scuola ufficiali di Moncalieri. Ad ottobre 1941, iniziò l'Accademia Militare di Modena al termine della quale, nei  1943, partecipò alla operazioni di guerra in Dalmazia come Sottotenente di fanteria in servizio permanente effettivo. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, da Spalato si mosse verso il Friuli entrando nelle formazioni partigiane. Passò poi in Piemonte entrando nella brigata di Giustizia e Libertà «Italia Libera»  operando a Cuneo nella Valle Grana. Dalla 1ª Divisione Alpina GL, nelle Valli di Lanzo, si trasferì poi in Valle d'Aosta organizzando, nella valle di Champorcher, le brigate "Mazzini" che furono il nucleo da cui si formò la 7ª Divisione Alpina GL che Ferreira comandò tra il Canavese e la Valle d'Aosta. L'8 agosto 1944 fu catturato dai nazifascisti a Torino ma riuscì ad ottenere la libertà grazie ad uno scambio di prigionieri. Il 31 dicembre 1944 cadde nuovamente in mano nemica causa il tranello tesogli a Milano da un finto finanziatore della resistenza che lo fece arrestare dai fascisti. Portato a Torino fu processato dal "Tribunale Contro Guerriglia" il 22 gennaio 1945 e condannato a morte, la fucilazione fu eseguita il 23 gennaio 1945 nel Poligono Nazionale del Martinetto di Torino da un plotone della Guardia Nazionale Repubblicana. Insieme a Pietro Ferreira furono trucidati altri 9 partigiani.
Gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
«Fiera figura di partigiano, dopo avere combattuto contro il tedesco oppressore in terra straniera, accorreva sul patrio suolo per continuare la lotta di liberazione. Le valli di Lanzo, di Chialamberto e di Aosta conobbero la sua insonne attività che le trasformò in potenti baluardi contro l’avanzata nemica. Champercher, Bardonetto, Gressoney videro brillare il suo valore in audaci azioni che costituiscono luminose pagine della storia partigiana. Catturato una prima volta e liberato in seguito a scambio di prigionieri riprendeva il suo posto di combattimento finché, caduto per la seconda volta nelle mani dell’avversario, veniva condannato a morte. Nell’attesa dell’iniqua esecuzione scriveva il suo testamento spirituale dedicato ai compagni di lotta, e, al canto degli inni della Patria, con sul petto il distintivo di partigiano, affrontava il plotone di esecuzione e cadeva dopo avere comandato, eretto nella persona, il fuoco fratricida, gridando « Viva l’Italia».»
— Torino, 23 gennaio 1945



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