Patronato: Diocesi Campobasso-Boiano
Etimologia: Bartolomeo = figlio del valoroso, dall'aramaico
Emblema: Coltello
Etimologia: Bartolomeo = figlio del valoroso, dall'aramaico
Emblema: Coltello
S.
Bartolomeo è uno dei dodici apostoli, cioè uno di quegli uomini che
furono compagni di Simon Pietro per tutto il tempo che il Signore Gesù
visse sulla terra, a partire dal battesimo di Giovanni Battista fino al
giorno in cui fu assunto al cielo. Il suo nome compare in questa forma,
subito dopo quello del suo amico Filippo, nelle tre liste che degli
Apostoli riportarono i Sinottici. S. Giovanni l'evangelista ricorda
invece con altri discepoli del Signore Natanaele di Cana di Galilea. Gli
studiosi attribuiscono oggi comunemente i due nomi ad una stessa
persona. Il primo sarebbe patronimico e significa figlio di Tolmai; il
secondo sarebbe nome proprio e significa dono di Dio. Anche
Bartolomeo esercitava il mestiere del pescatore. Difatti, quando S.
Pietro, dopo la risurrezione, si accinse ad andare a pescare, Natanaele
si associò agli altri cinque apostoli presenti, i quali esclamarono:
"Veniamo anche noi con te". Quella notte non presero niente. Sul far del
giorno, Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non sapevano che
era Gesù. Egli disse loro: "Figliuoli, avete un po' di companatico?".
Gli risposero "No". E lui ad essi: "Gettate la rete a destra della barca
e troverete". La gettarono e non riuscirono più a tirarla per la gran
quantità di pesce. Probabilmente
Bartolomeo faceva parte della cerchia del Battista. Gesù lo chiamò alla
sua scuola, tramite Filippo, amico di lui. Dopo la scelta dei primi
discepoli Gesù volle andare in Galilea. Incontrò Filippo di Betsaida e
gli disse: "Seguimi". L'invito fu subito accolto. Filippo a sua volta
incontrò Natanaele e gli comunicò la lieta notizia: "Abbiamo trovato
colui del quale hanno scritto Mosé nella legge ed i profeti, Gesù,
figlio di Giuseppe, di Nazareth". Natanaele era forse un assiduo lettore
della Bibbia. La doveva meditare sovente sotto il fico che ogni
giudaico aveva cura di far sorgere accanto alla propria casa. Sembra
però che fosse di temperamento incline al pessimismo. Lo si arguisce
dalla sprezzante risposta che diede all'amico: "Da Nazareth può venire
qualcosa di buono?". Cana, la sua terra natia, distava appena otto
chilometri dalla borgata che il Figlio di Dio aveva scelto come sua
dimora terrena. Natanaele
sapeva che era formata da un'accolta di stamberghe semitrogloditiche e
che non era neppure nominata in tutto l'Antico Testamento. Filippo,
senza raffreddarsi per la scoraggiante risposta, si limitò a dirgli:
"Vieni e vedi". Appena Gesù scorse il diffidente figlio di Abramo non
poté fare a meno di esclamare: "Guarda! Uno davvero Israelita, nel quale
non c'è inganno!". A
nessuno degli apostoli fu resa una testimonianza tanto onorifica e
solenne. Natanaele stesso più che lusingato ne rimase stupito, motivo
per cui gli chiese: "Donde mi conosci?". Il Signore approfittò della sua
meraviglia per dargli una prova, ancor più evidente della prima, della
sua onniscienza. "Prima che Filippo ti chiamasse, gli disse, ti vidi
mentre eri sotto il fico". Non è improbabile che pensasse al vero
Messia, alla redenzione d'Israele, avendo udito strane voci che
correvano in paese a proposito di Gesù tornato da Befania con i suoi
primi apostoli. Il pio israelita, incapace di finzione, ne rimase
sgomento e invaso ad un tratto da fervore esclamò: "Rabbi, tu sei il
Figlio di Dio. Tu sei il re d'Israele!". Aveva avuto dunque ragione
l'amico Filippo di riconoscere in Gesù il Messia promesso dai profeti!
Il Signore smorzò in parte quel suo eccessivo entusiasmo dicendogli:
"Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose
ben più grandi di queste". Volgendosi poi a quanti lo seguivano
aggiunse: "Vedrete il cielo aperto, e gli angeli di Dio ascendere e
discendere sul Figlio dell'Uomo" per mettersi al suo servizio,
riconoscerlo loro Signore e avere cura della sua santissima umanità. Dopo
il ricordo della sua vocazione, questo apostolo si eclissa nel Vangelo
per tutta la vita di Gesù. Anche dopo la Pentecoste si hanno vaghe
tradizioni riguardo al suo apostolato. Eusebio riferisce che Panteno, il
fondatore della scuola catechetica di Alessandria d'Egitto, nel suo
viaggio in India (probabilmente era l'Etiopia o l'Arabia meridionale)
verso la fine del secolo II, aveva incontrato comunità cristiane
costituite dall'apostolo S. Bartolomeo, presso le quali aveva diffuso il
Vangelo di S. Matteo in lingua ebraica. In seguito si sarebbe
trasferito nell'Armenia maggiore, sostenendo non poche fatiche e
superando non lievi difficoltà. Secondo
il Breviario romano in questa regione l'apostolo convertì alla fede
cristiana il re Polimio e la sua sposa, nonché dodici città. Queste
conversioni eccitarono l'invidia dei sacerdoti delle locali divinità, i
quali riuscirono ad aizzare contro di lui in tal modo Astiage, fratello
del re Polimio, che costui impartì l'ordine di scorticare vivo
Bartolomeo e poi di decapitarlo. Gli artisti lo raffigurano abitualmente
con sulle braccia il manto della propria pelle. Una
tradizione armena afferma che il corpo dell'apostolo fu sepolto ad
Albanopoli, città in cui subì il martirio. Nel 507 l'imperatore
Anastasio I lo fece trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì
in suo onore una splendida chiesa. Nel 580 una parte di quei resti
mortali fu probabilmente trasferita a Lipari, al nord della Sicilia.
Durante l'invasione dei saraceni le reliquie del santo furono trafugate
nell'838 a Benevento finché nel 1000, per l'intervento dell'imperatore
Ottone III, giunsero a Roma e furono composte nella basilica di S.
Bartolomeo, nell'isola Tibertina. Nel 1238 il cranio dell'apostolo fu
portato a Francoforte sul Meno dove è ancora venerato nel duomo a lui
dedicato. S. Bartolomeo è considerato il protettore dei macellai, dei
conciatori e dei rilegatori.
Autore: Guido Pettinati
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