Johann Wolfgang (von) Goethe
(Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832)
è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.
(Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832)
è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.
Nasce
da un'agiata famiglia borghese di un consigliere imperiale. Aiutato
dalla madre, giovane e intelligente, mostrò genialità precoce,
imparando facilmente più lingue, e scrivendo prestissimo per il teatro
delle marionette (dove poté conoscere, tra l'altro, la popolare
leggenda del dottor Faust).
A sedici anni lasciò Francoforte per studiare legge a Lipsia. Furono
anni di intensa vita sociale e culturale; si interessò alla medicina,
alle arti figurative e al disegno, e cominciò a scrivere versi di
tonalità anacreontica, libertina e scherzosa.
Alla rottura del breve idillio con Kathchen Schonkopf segui una fase
di turbamento e agitazione; poi, col ritorno a Francoforte (1768), una
pericolosa malattia. In quel difficile periodo Goethe venne in contatto
con l'ambiente religioso dei pietisti, in particolare con Susanne von
Klettenberg (alla quale si ispirerà nel "Meister" per il personaggio
dell'"anima bella"), e si diede a letture alchimistiche ed esoteriche.
Nel 1770 Goethe si recò a Strasburgo per finire gli studi. Vi ebbe la
rivelazione dell'arte gotica che, di Shakespeare
e di Ossian, soprattutto grazie all'amicizia con Herder, e si innamorò
di Friederike Brion, figlia del pastore protestante di Sesenheim.
La gioia e le tensioni di quell'amore, insieme alla partecipazione
alla bellezza della natura, intesa come immediata vitalità, gli
ispirarono alcune delle più belle liriche di questo periodo, mentre il
sentimento di colpa seguito all'abbandono di Friederike diventerà,
trasposto, quello di Faust verso Margherita.
Nel 1771, a Francoforte, Goethe scrisse una prima versione (una
seconda la pubblicherà nel 1773) del dramma "Gotz von Berlichingen"
cavaliere dell'età della Riforma il cui ribellismo libertario esaltava i
giovani scrittori dello Sturm und Drang. Di quegli anni (1771-75) sono
anche i frammenti lirici di due drammi mai scritti, "Prometeo e Maometto",
nei quali troviamo la coscienza orgogliosa della lotta e del dolore
degli uomini e I'immagine della vita dell'umanità come acqua che scorre
dalla sorgente al mare. Questo momento "titanico" di Goethe si espresse
in inni scritti in ritmo libero; fra questi è il cosiddetto "Ciclo del
viandante", composto fra il 1772 e il 1774, e concluso nel 1777,
quando il poeta era già a Weimar, col "Viaggio d'inverno nello Harz".
Tra il maggio e il settembre 1771 Goethe era stato a Wetzlar,
praticante presso il tribunale. Là si era innamorato di Charlotte Buff.
Di ritorno a Francoforte, traspose quell'amore irrealizzabile nel
romanzo epistolare "I dolori del giovane Werther".
Il travolgente successo internazionale di quest'opera, e lo scandalo
da essa suscitato, fecero di Goethe il dominatore incontrastato della
scena letteraria tedesca. Entrò in rapporto con Klopstock, Lavater e i
fratelli Jacobi, e si accostò al misticismo di Swedenborg e a Spinoza. Un nuovo amore (Lili Schònemann) ispirò a Goethe altre liriche, il dramma "Clavigo" (da un episodio della autobiografia di Beaumarchais),
che ha come protagonista la figura del fidanzato infedele, e il
"dramma per innamorati" "Stella", che tratta il tema scabroso del
"doppio matrimonio". Nel 1775 viaggiò in Svizzera insieme ai fratelli
Stolberg e si spinse fino al Gottardo, attirato dall'Italia. Tornato a
Francoforte, ruppe il fidanzamento con la Schònemann. Nell'ottobre, il diciottenne duca di Weimar, Karl August, gli offrì il posto di suo precettore, carica che Goethe accettò. Aveva già scritto (dopo il 1772), e nel dicembre lesse alle dame di corte, un dramma su Faust:
è il cosiddetto "Urfaust", il capolavoro dello Sturm und Drang,
ritrovato nel 1887 fra le carte di una damigella che l'aveva copiato.
Nelle linee principali la vicenda corrisponde a quella che sarà la prima
parte del Faust
definitivo: ci sono il dramma del mago e la tragedia di Margherita,
espressi in un linguaggio duro e vibrante, soprattutto nelle scene in
prosa, che la successiva rielaborazione in versi attenuerà in vista
d'una diversa armonia. In seguito,
si dedicò anche allo studio delle scienze, soprattutto mineralogia,
botanica e ottica (la sua celeberrima e anti-newtortiana "Teoria dei
colori" è l'opera a cui profuse la forze maggiori, con l'intento di
farne il suo più importante capolavoro). Il primo decennio weimariano
(1775-1786) è profondamente segnato dalla relazione amorosa e
intellettuale, di reciproca educazione sentimentale, con Charlotte von
Stein; con lei scambiò un memorabile carteggio, ne educò il figlio, le
dedicò molte delle sue poesie più belle. In quegli anni Goethe continuò
a lavorare al Faust,
scrisse la prima versione del "Meister" ("La vocazione teatrale di
Wilhelm Meister", anch'essa pubblicata dopo più di un secolo).
Ben presto però anche Weimar gli sta stretta, nasce così l'idea di un
viaggio in Italia, nato non tanto dal bisogno di un esteriore omaggio
alla classicità (che per lui era la fusione tra natura e cultura),
quanto da quell'immagine che lui perseguiva e che avrebbe rintracciato
nella grecità e nella "naturalezza" italiana. Arrivato a Roma ne 1786,
sente subito rinascere dentro di lui la volontà poetica, il desiderio
di stendere versi sublimi che riportassero sulla pagine le sensazioni
offerte dal Bel Paese. Visita dunque anche Palermo e Napoli, dove sale
sul Vesuvio. Dirà ad Eckermann in un colloquio datato 6 ottobre 1829:
"Non mi dispiace affatto che il dottor Gottling parli dell'Italia con
tale entusiasmo. So bene anch'io quale era allora l'animo mio! Sì, io
posso dire che solamente a Roma ho sentito cosa voglia dire essere un
uomo". Il suo viaggio termina nel
1788. Tornerà ancora brevemente a Venezia nel 1790 e poi ancora
definitivamente nella sua Weimar dove, separatosi da Charlotte,
inizierà la sua vita con Cristiane Vulpius, anche se da questo momento
in poi è forte la sua crisi nei confronti della società e dell'ambiente
mondano. Da un altro vero, però, ha inizio il forte e straordinario
sodalizio con Schiller, improntato ad un recupero, soprattutto da parte di Goethe di un nuovo e rinvigorito "Calssicismo". Con Schiller, inoltre, scriverà violenti epigrammi polemici ("Xenien"), oltre ad articoli e saggi su varie riviste.
Nel 1809 pubblicò, per l'editore Cotta, "Le affinità elettive" e
cominciò la sua autobiografia, "Della mia vita. Poesia e verità"
(1831). Nel 1814, la lettura del "Divan dello scrittore persiano Hafiz"
gli ispirò le poesie del "Divano occidentale-orientale" (1819). Negli
ultimi anni la sua creatività raggiunse livelli altissimi: oltre a
scrivere numerose recensioni, elegie, poesie, portò a termine il
Meister e il Faust.
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