Sant' Egidio Abate
sec. VI-VII
Patronato: Eremiti, Madri, Cavalli
Etimologia: Egidio = figlio di Egeo, nato sull'Egeo, dal greco
Emblema: Bastone pastorale, Cerva
Nella
famiglia francescana il nome di Egidio è molto caro, per essere stato
onorato da vari beati, il più noto dei quali, celebrato il 23 aprile, è
il terzo compagno di S. Francesco, quel candido frate Egidio che
della sua origine contadinesca aveva serbato l'operosità e la
saggezza, costantemente pervaso da "perfetta letizia" e dal dono
dell'arguzia. Ma il santo odierno, assai popolare in Francia, non
appartiene alla famiglia francescana, essendo vissuto molti anni prima
di S. Francesco. L'epoca in cui visse l'abate Egidio (in francese
Gilles) non si conosce con precisione. Alcuni storici lo identificano
con l'Egidio inviato a Roma da S. Cesario di Arles all'inizio del
secolo VI; altri lo collocano un secolo e mezzo più tardi, e altri
ancora datano la sua morte tra il 720 e il 740. La
leggenda in questo caso non ci viene in aiuto, poiché tra i vari
episodi della vita del santo annovera anche quello che viene illustrato
da due vetrate e da una scultura del portale della cattedrale di
Chartres, in cui è raffigurato S. Egidio mentre celebra la Messa e
ottiene il perdono di un peccato che l'imperatore Carlo Magno (768-814)
non aveva osato confessare a nessun sacerdote. La tomba del santo,
venerata in un'abbazia della regione di Nimes, risaliva probabilmente
all'epoca merovingica, anche se l'iscrizione non era anteriore al secolo
X, data in cui fu anche composta la Vita del santo abate, intessuta
di prodigi sul tipo delle pie leggende raccontate a scopo di
edificazione. Tra le narrazioni
che più hanno contribuito alla popolarità del santo vi è quella della
cerva inviata da Dio per recare il latte al pio eremita, che viveva da
anni rintanato in un bosco, lontano dal consorzio umano. Un giorno la
benefica cerva incappò in una battuta di caccia condotta dal re in
persona. Il regale cacciatore inseguì la preda, ma al momento di
scoccare la freccia non si accorse che l'animale spaurito era già ai
piedi dell'eremita. Così il colpo destinato al mansueto quadrupede
ferì, seppur di striscio, il pio anacoreta. L'incidente ebbe un seguito
facilmente intuibile: il re, divenuto amico di Egidio, si fece
perdonare facendogli omaggio dell'intero territorio, sul quale più tardi
sorse una grande abbazia. Qui il buon eremita, in cambio della
solitudine irrimediabilmente perduta, ebbe il conforto di veder
prosperare un'attiva comunità di monaci, di cui Egidio fu l'abbas, cioè
il padre. Numerose sono le testimonianze del suo culto in Francia,
Belgio e Olanda, in cui viene invocato contro il delirio della febbre,
la paura e la follia.
Autore: Piero Bargellini
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