è stato un insegnante e partigiano italiano
medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria
« Io sono Primo Visentin, e sono molti,
nome di battaglia Masaccio, e sono molti,
comandante della brigata Martiri del Grappa,
morto il 29 aprile 1945 nella finale insurrezione,
medaglia d’oro per la resistenza, come molti
compagni di lotta ucciso in combattimento,
figlio di contadini conosco la fame,
maestro di ribelli e di bambini la poesia, e so,
che la fame uccide
e la poesia deve insegnare
comandante della brigata Martiri del Grappa,
morto il 29 aprile 1945 nella finale insurrezione,
medaglia d’oro per la resistenza, come molti
compagni di lotta ucciso in combattimento,
figlio di contadini conosco la fame,
maestro di ribelli e di bambini la poesia, e so,
che la fame uccide
e la poesia deve insegnare
come uccidere la fame. »
Nato il 17 dicembre 1913 a Poggiana di Riese Pio X da Umberto e Maria Martinello, braccianti, rimase presto orfano di padre morto sul fronte isontino durante la prima guerra mondiale .La madre si risposò con Michele Quaggiotto, affittuario e quindi meno povero del marito precedente, ma non più agiato. Primo dunque trascorse la sua infanzia in condizioni economiche tutt'altro che agiate. Infatti, dal matrimonio tra Maria e Michele nacquero altri sei figli per cui Michele dovette emigrare in America per sfamare la propria famiglia. Primo Visentin iniziò la propria carriera scolastica presso le scuole comunali di Riese, per poi essere trasferito all'istituto per orfani di guerra di Vittorio Veneto.Successivamente frequentò il ginnasio vescovile della città, indirizzando poi i suoi studi superiori all'ambito magistrale.Nel novembre del 1932 ricevette il suo primo incarico a Vallà di Riese: una classe terza elementare di 50 alunni. Per lo zelo venne nominato segretario del Partito Nazionale Fascista nella sezione di Loria, ruolo che svolse dal 1936 al 1939. Tuttavia egli si rese ben presto conto dell'abisso tra la povertà della sua terra e della sua gente e lo strapotere della dittatura, al di là della propaganda di livellamento sociale che essa proponeva. Fu il parroco di Loria, don Giuseppe Menegon, l'unica autorità a conservare la propria autonomia dal fascismo. Primo si dimise da questo suo ruolo per portare avanti gli esami universitari, giungendo alla laurea (110 e lode). I primi 3 anni di guerra segnano per primo un cambiamento. Insegna a Bergamo, Asolo, Venezia, subisce due chiamate alle armi e sua madre muore il 29 aprile 1942. Gravava ora su di lui il mantenimento dei suoi sei fratelli. In questo stesso periodo il suo professore Agostino Zanon dal Bo lo metterà in contatto con i primi nuclei antifascisti a cui per ora farà fatica ad avvicinarsi. Lasciato l'insegnamento perché richiamato alle armi nel 1943, faceva parte del 32º reggimento d'artiglieria divisionale. Al momento dell'armistizio si rifugiò sul massiccio del Grappa e incominciò a organizzare i primi gruppi di partigiani. Lui comandò le varie bande che si riunirono nel nome "Brigata Martiri del Grappa" ed era sempre in prima fila. Il suo nome di battaglia era Masaccio, in ricordo del suo pittore preferito. Il 29 aprile mentre stava intimando la resa a un reparto tedesco fu ucciso da una raffica. La sua morte secondo parte della critica è avvolta da un alone di mistero, in quanto alcuni sono propensi ad indagare la sua morte come dovuta ad un complotto dei partigiani stessi, o ad un risentimento tra questi.
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria
«Fin
dall'inizio del movimento cospirativo, organizzò le formazioni armate,
trascinando con l'esempio, con l'entusiasmo e con l'ardimento le squadre
dei giovani da lui inquadrate. Comandante di Brigata, partecipò alle
più ardite azioni di lotta e di sabotaggio e la sua audacia non conobbe
ostacoli, né pericoli. A poche ore dalla liberazione, mentre intimava la
resa ad un forte gruppo di tedeschi asserragliati, cadde colpito a
morte, chiudendo da eroe la sua adamantina vita dedicata al luminoso
ideale della Patria libera. Il suo nome, consacrato dal sacrificio, è
assurto a simbolo della zona del Grappa.»
— Loria, 29 aprile 1945
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