(San Piero Patti, 21 dicembre 1915 – Firenze, 15 gennaio 1996)
è stata una poetessa, pittrice e narratrice italiana.
Nata in un famiglia agiata di San Piero Patti, in provincia di Messina, dopo aver trascorso parte della sua giovinezza nel paese natale, Helle si trasferì a Bergamo e successivamente a Milano
insieme ai genitori. Laureata in Lettere Classiche presso la Regia
Università meneghina negli anni seguenti fu insegnante di lettere in
diversi licei spostandosi negli anni di città in città:Varese, Pavia, Milano, Napoli, Siena e, infine, Firenze,
dove vi morì. Le sue carte (che contengono corrispondenza, bozze e
prime stesure di opere pubblicate, nonché numerosi manoscritti inediti)
sono conservate in un Fondo speciale presso l'Archivio di Stato di
Firenze. Nel dicembre 2015, in occasione di un convegno sul centenario
della nascita, le è stata intitolata la Biblioteca Comunale di San Piero Patti.
La sua opera, poetica e narrativa soprattutto, mostra una profonda
originalità e incisività, che parte spesso dall'intensa testimonianza di
un dramma personale e dalla coscienza di un destino tragico.
L'autrice, nutrita di profonda conoscenza della classicità, entra in
relazione e si fa influenzare dalla poesia moderna delle più diverse
provenienze e culture, ma con particolar predilezione per quella di
matrice americana. Nelle sue opere si mostrano suggestioni dalla Beat Generation, da Eliot, da Ezra Pound.
Accanto a tante contaminazioni, la sua opera è segnata da mutevoli
variazioni di registro che muovono dalla cruda violenza verbale a vette
di astratto e pacato lirismo. Nota personalmente dolorosa ma
poeticamente fruttuosa il ricordo tragico del fratello suicida (Aldo),
dal quale la Busacca parte per giungere alle vette sublimi di un
"messaggio verso le stelle" e, quasi paradossalmente, alla concreta
contemporaneità di un "atto di fede sociale".
La poesia della trilogia ha tirato le conseguenze di questo fatto con
la massima drasticità: la parola-zombie della Busacca deriva la sua
potenza proprio dal soliloquio-colloquio intimo e disadorno tra un
defunto e un morto che parla. Algida e luttuosa, la nuova poesia di
Helle Busacca rivela la follia o la melancholia della società delle
merci e della futura produzione computerizzata del reale per il suo
esserne inalienabilmente estranea.
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