(pseudonimo di Pier Domenico Colosimo;
è stato uno scrittore e giornalista italiano. Noto divulgatore, è considerato uno dei fondatori, assieme ad Erich von Däniken, dell'archeologia misteriosa (anche nota come fanta-archeologia o pseudoarcheologia),
un controverso filone che si propone di studiare le origini delle
antiche civiltà utilizzando teorie e metodi spesso non accettati dalla
comunità accademica. Sua madre era statunitense e lui aveva studiato e vissuto a lungo a Bolzano, il che gli permise di scrivere indifferentemente in italiano, tedesco o inglese. Iniziò a lavorare come giornalista, e come corrispondente estero per «l'Unità» fu l'unico giornalista italiano presente alla proclamazione della DDR; diventerà quindi direttore della stazione Radio Capodistria, venendo in seguito rimosso dall'incarico dalle autorità iugoslave per le sue simpatie filosovietiche. Nel 1969 Kolosimo vinse il Premio Bancarella con il libro Non è terrestre. Le sue opere sono state diffuse o tradotte in 60 paesi, tra i quali Russia, Giappone, Cina, e risulta essere uno degli scrittori italiani più conosciuti al mondo. Kolosimo fu anche coordinatore dell'Associazione Studi Preistorici Italia. La figura di Kolosimo è ricordata anche nel lungometraggio Il passaggio della linea di Pietro Marcello
da colui che probabilmente è il personaggio più significativo del
documentario: un anziano signore originario di Bolzano che, munito di
regolare abbonamento, ha deciso di vivere sui treni. Fu davvero un
grande sognatore, Peter Kolosimo. Come Don Chisciotte, si costruì nel
corso degli anni una biblioteca assolutamente sui generis e plasmò con
logica inverosimiglianza teorie di fantarcheologia di cui rivestì il
nostro lacunoso passato e che espose in best-sellers mondiali. Ebbe
legioni di imitatori più o meno sinceri, spesso interessati solo a
sfruttare la strada milionaria tracciata dal nostro prototipo di
investigatore dell'impossibile. Non è scopo di questo articolo indagare
sulla sincerità di Kolosimo né sulla validità delle sue proposte, ma i
suoi libri trasudano passione e amore per il mistero, per la favola, per
la fantascienza, per l'avventura: in una parola che le condensa tutte,
per il sogno. Fu un Jules Verne che decise di scrivere saggi invece che
romanzi, e i suoi libri ci paiono difatti, in ultima analisi, romanzi in
forma di saggio. E in quest'ottica costituiscono una lettura
divertente, interessante, persino entusiasmante.
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