Signore, non sei con me anche se ti nomino sempre.
Sei là, tra le nubi, dove la mia voce non giunge,
e se a volte risorgi, come il sole dopo la pioggia,
ci sono notti in cui riesco appena a pensare che esisti.
Sei una città dietro le montagne.
Sei un mare lontano che a volte non si sente.
Non sei dentro di me. Sento il tuo vuoto nero
divorare le mie viscere, come una bocca affamata.
E per questo, Signore, ti nomino costantemente,
e per questo collego le cose al tuo nome,
dando loro latitudine e longitudine di Te.
Se tu fossi con me io parlerei di cose,
di cose e niente più, semplici e nude,
del cielo, della brezza, dell’amore e della pena.
Come un amante felice che dice solamente: “Guarda
che uccello, che rosa, che sole, che limpida sera”,
e riversa così, nella luce dei nomi, il suo amore.
E invece no. Tu mi manchi. E per questo ti nomino.
Ti inseguo nel bosco dietro ad ogni tronco.
Ti cerco nel fondo delle acque senza luce.
O cose, fatevi da parte, datemi alfine la sua presenza
che tenete nascosta nel vostro seno oscuro!
Marcato dal tuo ferro, vago per le pianure,
abbandonato, inutile come una pecora sola…
Uomo di Dio mi chiamo. Ma sono senza Dio.
José María Valverde
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