giovedì 25 marzo 2021

Un Poeta al Giorno Antonio Fogazzaro 📖 🖋


A COLORO CHE MI AMANO.

Ne l’ora in che si affaccian caute ed escono
Da i nascondigli de la casa l’ombre
E s’incontran, si mescon circonfuse
Ai morenti chiaror de le finestre,
Ne la dimora solitaria un vecchio,
Pascendo sè de le tristezze sue,
Pensa gli anni lontani, l’imminente
Ultima sera e, sospirati invano
I dì che più non tornano, sospira
Invano i dì che non vedrà, sospira
Una parte di sè gittar vivente
Ne l’avvenir, almeno un disïoso
Guardo che si lontani e parli ancora
Quando l’occhio sia chiuso, una infocata
Stilla di pianto almen che ancor non resti,
Che ancor non geli. Va pensando i cori
In che più fida ed ogni più diletta
Cosa cui giunger la memoria sua:
Capelli sacri di chi amò e scomparve
Ne la morte, gioielli, antiche tele,

 

Il picciolo orologio che rispose
Al batter del suo cor ne le felici
Ore, ne le dolenti; un prezïoso
Libro, uno sculto avorio, un vaso argenteo
De l’Oriente, un crocefisso d’oro.
Tutto numera e medita, severo
Scruta e compara l’opere de l’arte;
Ogni men degno esclude, ogni più eletto
Partisce ai cari nel pensiero, affida
La speme ad esso d’una vana, esangue
Ombra di sè che si protenda in terra
Oltre la tomba.
                              Io così eleggo, amici,
Al fioco lume del mio dì cadente,
Tra i canti dove l’anima spirai
Non vacua d’estro e non ignara d’arte,
Ogni men vile; e il picciolo volume
In memoria di me Vi dono e sacro.

Antonio Fogazzaro

 

Ne l’ora in che si affaccian caute ed escono
Da i nascondigli de la casa l’ombre
E s’incontran, si mescon circonfuse
Ai morenti chiaror de le finestre,
Ne la dimora solitaria un vecchio,
Pascendo sè de le tristezze sue,
Pensa gli anni lontani, l’imminente
Ultima sera e, sospirati invano
I dì che più non tornano, sospira
Invano i dì che non vedrà, sospira
Una parte di sè gittar vivente
Ne l’avvenir, almeno un disïoso
Guardo che si lontani e parli ancora
Quando l’occhio sia chiuso, una infocata
Stilla di pianto almen che ancor non resti,
Che ancor non geli. Va pensando i cori
In che più fida ed ogni più diletta
Cosa cui giunger la memoria sua:
Capelli sacri di chi amò e scomparve
Ne la morte, gioielli, antiche tele,

Il picciolo orologio che rispose
Al batter del suo cor ne le felici
Ore, ne le dolenti; un prezïoso
Libro, uno sculto avorio, un vaso argenteo
De l’Oriente, un crocefisso d’oro.
Tutto numera e medita, severo
Scruta e compara l’opere de l’arte;
Ogni men degno esclude, ogni più eletto
Partisce ai cari nel pensiero, affida
La speme ad esso d’una vana, esangue
Ombra di sè che si protenda in terra
Oltre la tomba.
                              Io così eleggo, amici,
Al fioco lume del mio dì cadente,
Tra i canti dove l’anima spirai
Non vacua d’estro e non ignara d’arte,
Ogni men vile; e il picciolo volume
In memoria di me Vi dono e sacro.

Antonio Fogazzaro

 

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