Dopo aver scritto per anni romanzi di appendice per il quotidiano La Gazzetta di Torino, si legò nel 1907 in esclusiva all'editore Salani per il quale scrisse, in una carriera durata quarant'anni, 123 libri, definiti romanzo storico sociale, che furono publicati in una collana a lei intitolata: "I Romanzi di Carolina Invernizio".I suoi libri furono molto apprezzati dal pubblico e molto meno dalla critica, i suoi racconti richiamavano l'antico romanzo gotico dipinti come erano a tinte fosche: lo stesso genere oggi definito fiction e un tempo chiamato romanzo d'appendice (o feuilleton).Tra i suoi libri Odio di araba, Anime di fango (1888), Il Bacio di una morta (1889), La Sepolta Viva (1896), che per i loro temi "gotici" e per il contenuto scabroso dei suoi soggetti letterari fu messa all'Indice dal Vaticano. Sulla figura di Carolina Invernizio l'attore Paolo Poli ha realizzato nel 1969 un proprio spettacolo. Molti dei suoi libri sono stati adattati per il cinema anche in tempi recenti (1949, 1957, 1974).Nel 1975 Ugo Gregoretti realizza uno sceneggiato televisivo ispirato a uno dei suoi romanzi più celebri, I ladri dell'onore, intitolato Romanzo popolare. I ladri dell'onore, con Gigi Proietti come interprete principale.L'impianto narrativo era solitamente centrato su improbabili - o quantomeno non sempre verosimili - storie di amore ed odio, con situazioni talvolta al limite dell'horror; non mancavano neanche ambientazioni che in qualche modo avrebbero preceduto il genere poliziesco o, su un versante più sociale, riguardato il mondo del popolino se non addirittura - fonte di scandalo, per lei, donna borghese di buona famiglia - dell'anarchia.Per questo motivo, Invernizio è stata, forse un po' crudelmente, definita in tempi diversi una "onesta gallina della letteratura popolare", o la "Carolina in servizio"o ancora la "conigliesca creatrice di mondi". E i critici del tempo sicuramente non usavano mezze misure quando parlavano di lei come una reazionaria e inconsapevole razzista, rappresentante di una classe politicamente poco corretta.La sua data di nascita è sempre stata controversa: gli atti comunali testimoniano che era nata nel 1851 anche se lei ha sempre indicato come anno di nascita il 1858. Amante del teatro e della vita mondana dei salotti eleganti di Torino frequentati negli anni della maturità, è stata tuttavia descritta come una madre tenerissima ed una moglie esemplare; si dice che fosse anche molto religiosa.Le sue origini erano borghesi (il padre, Ferdinando Invernizio, era un funzionario delle Gabelle; la madre si chiamava Anna Tattoni) e Carolina ancora adolescente dovette trasferirsi con la famiglia, appunto per una promozione del padre, a Firenze, allora capitale del nuovo Regno d'Italia.A quindici anni venne espulsa dalle scuole Normali per aver scritto un racconto, evidentemente ritenuto da censurare, dal titolo Amore e morte; questo non scoraggiò la Invernizio; la indusse anzi a proseguire con maggiore tenacia tanto da riuscire a farsi pubblicare nel 1877 il suo primo romanzo ufficiale presso l'editore fiorentino Salani, Rina, o l'angelo delle Alpi.Ne seguiranno molti altri, pubblicati su giornali quotidiani come l'Opinione Nazionale di Firenze o La Gazzetta di Torino e, successivamente, dall'editore Salani, talvolta in volumi a volte doppi a causa della copiosità dello scritto, e con copertine dai colori accesi oppure virate seppia.Fra i suoi innumerevoli romanzi si ricorda La Fidanzata del Bersagliere, scritto alla vigilia della morte, nel corso della prima guerra mondiale, ispirandosi alla vicenda di Luigia Ciappi.In fondo, Carolina Invernizio fu una grande sognatrice che non tenne mai in eccessivo conto la critica letteraria del suo tempo, spesso poco benevola con lei. E nelle città in cui ha vissuto ha lasciato un ricordo che dura nel tempo.Nel 1881 era andata sposa a Marcello Quinterno, ufficiale dei bersaglieri, da cui ebbe una figlia, Marcella (1886-1971). Con il ritorno del marito, nel 1896, dalla guerra d'africa, si trasferì dapprima a Torino e quindi, nel 1914 a Cuneo; nella città piemontese Carolina aprì il suo salotto di via Barbaroux a intellettuali e a personaggi della cultura. Morì due anni dopo, nel 1916 a seguito di una polmonite.è sepolta nel cimitero di Torino.
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