Abate
Meriot, Sherborne, Inghilterra, 1060 ca. – Citeaux, Francia, 28 marzo 1134
Etimologia: Stefano = corona, incoronato, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
La sua
fama è stata in parte oscurata, dall’opera del grande riformatore
cisterciense s. Bernardo di Chiaravalle (1090-1153); ma non bisogna
dimenticare che fu s. Roberto di Molesme (1029-1111) con s. Stefano
Harding (1060-1134) a fondare il celebre monastero di Citeaux, da cui
prese il nome l’Ordine Cisterciense (da Cistercium, nome latino di
Citeaux). Fu lo stesso Stefano,
terzo abate di Citeaux, ad accogliere nella comunità monastica s.
Bernardo, che poi andrà a fondare nel 1135, l’abbazia di Chiaravalle
(Piacenza). Stefano sarebbe nato
verso il 1060, dalla nobile famiglia degli Harding, a Meriot nei
dintorni di Sherborne nella contea del Dorset (Inghilterra Meridionale).
Ebbe una gioventù alquanto
avventurosa, ancora giovane entrò nell’abbazia benedettina di
Sherborne, dove fece la professione religiosa, ma durante gli
sconvolgimenti che fecero seguito alla conquista normanna, abbandonò la
vita religiosa e partì per la Scozia; poi si spostò a Parigi per
dedicarsi agli studi. In seguito
fece un pellegrinaggio a Roma, con lo scopo di ottenere il perdono
della sua rinuncia; con lui era un giovane chierico e insieme
recitavano strada facendo l’intero Salterio. Sulla
strada del ritorno, si fermarono nell’abbazia cluniacense di Molesme
in Borgogna, da poco fondata (1075) dal monaco francese Roberto che ne
era l’abate; la vita povera ed austera della comunità, attrasse
Stefano Harding che volle rimanervi come monaco. L’abbazia
di Molesme prosperò, fondò filiali e divenne ricca e potente; ma a
poco a poco lo spirito che ne aveva animato la riforma e la fondazione,
prese a decadere fino a scomparire. L’abate
fondatore Roberto, con un piccolo gruppo di monaci fedeli, fra cui
Stefano Harding, rimaneva fermo alla spiritualità dei primi tempi
benedettini, mentre la maggioranza dei monaci era favorevole alle
regole di Cluny, in quel tempo diffuse nella gran parte delle abbazie. Alla
fine, visto i contrasti che dividevano la comunità di Molesme,
l’abate Roberto, ottenuta l’autorizzazione dell’arcivescovo di Lione,
Ugo, nel 1098 lasciò l’abbazia con i monaci fedeli e si trasferì a
Citeaux, a circa 20 km a sud di Digione, per fondare un nuovo
monastero, su un terreno donato dal visconte Rinaldo di Bearne, con
l’aiuto del duca Eudes di Borgogna, che divenne uno dei più generosi
benefattori della nuova abbazia. La
partenza dell’abate fondatore da Molesme, sconvolse la comunità che
ne fu screditata in tutta la regione; i monaci allora si rivolsero al
papa per ottenerne il ritorno; il papa invitò Roberto a ritornare e
lui non poté rifiutarsi; al suo posto a Citeaux, subentrò come abate
il monaco Alberico. Seguirono
anni difficili, pur destando l’ammirazione per la loro vita austera, i
monaci non aumentavano di numero, tanto da far temere per il futuro
del nuovo Ordine religioso; dopo 10 anni di governo, l’abate Alberico
morì nel 1109 e fu eletto suo successore il monaco cofondatore Stefano
Harding. Se Roberto di Molesme
ne fu l’anima fondatrice, Alberico il continuatore degli anni più
sofferti, Stefano Harding fu il grande riformatore e organizzatore del
nuovo Ordine Cistercense; ne tracciò le linee guida della vita
monastica, compose gli statuti dell’Ordine (Charta Caritatis, approvata
nel 1119); col suo coraggio seppe superare le difficoltà in cui
versava la comunità, anche per la morte di molti religiosi. Si
dedicò alla riforma dei libri liturgici e volle fissare un testo
autentico della Bibbia, impresa considerevole che egli riuscì a portare
a termine, nello stesso tempo Stefano intraprese la revisione del
Graduale, dell’Antifonario e dell’Innario. Fu
lui per primo, ad avviare e consolidare, secondo l’idea di Roberto di
Molesme, l’esperienza riformatrice di Citeaux, con la sua vita povera
ed austera, in una rigorosa fedeltà alla Regola benedettina, di cui
si adottava l’invito a sostenersi con il lavoro delle proprie mani. Con
lui, l’Ordine Cisterciense per tutto il XII secolo e parte del XIII,
osservò una semplicità di vita che si rifletteva in tutti i campi, i
monaci vestivano una veste bianca (per devozione alla Madonna)
semplicità nei riti liturgici, nell’arredamento delle chiese; nei
chiostri e negli edifici non vi erano pitture né sculture, né pavimenti
o vetrate colorate, cioè nulla che potesse distrarre l’attenzione dei
monaci; la chiesa non aveva campanile e nessuno era ammesso agli
uffici divini, riservati solo ai monaci. Gli
edifici del monastero erano disposti in modo che tutto fosse
subordinato alla vita dei monaci e nel punto più alto vi era sempre la
chiesa; l’acqua era abbondante, proveniente da cisterne, serviva oltre
che per gli usi domestici, anche per far funzionare le officine, la
birreria, il mulino, i laboratori, ecc. non mancavano le fognature. Durante
il suo governo (1109-1134), Stefano Harding, accolse nel monastero
nel 1112, s. Bernardo signore di Fontaine-les-Dijon, il quale si
presentò con una trentina di compagni, parenti ed amici, per prendere
l’abito cistercense. Questa
provvidenziale iniezione di linfa vitale, salvò il futuro del monastero,
che nonostante tutti gli sforzi dei fondatori-abati, sembrava ormai
destinato al fallimento per mancanza di discepoli. Ben
presto altri monaci si aggiunsero, tanto che a partire dal 1113,
Stefano mandò un gruppo di religiosi a fondare l’abbazia di La Ferté,
nella diocesi di Chalon-sur-Saône, seguirono nel 1114 e nel 1115 le
fondazioni di Pontigny, Clairvaux con s. Bernardo come abate e
Morimond, questi quattro monasteri o abbazie, furono dette “le quattro
figlie di Citeaux”. Con s.
Stefano e s. Bernardo (che pur non essendone il capo, dominò l’Ordine
con la sua forte personalità), i monasteri cistercensi raggiunsero una
grande diffusione e prosperità in tutta Europa. Ritornando
all’abate Stefano, egli istituì un ordine gerarchico per unire i vari
monasteri in un legame di carità e di unità, coordinato dall’abbazia
madre, ecco perché redasse gli Statuti dell’Ordine, chiamandoli “Carta
della Carità”, dove si stabilirono le regole di convivenza dei vari
monasteri. Ogni abbazia doveva
restare unita giuridicamente all’abbazia-madre; l’abate fondatore
doveva visitare ogni anno le sue abbazie-figlie, per vegliare sul
rispetto delle regole; inoltre ogni anno nel mese di settembre, tutti
gli abati dovevano riunirsi a Citeaux in un Capitolo Generale, per
mantenere la disciplina e l’unità in tutte le abbazie. Questa
saggia costituzione fu approvata il 23 dicembre 1119 da papa Callisto
II, confermando così la fondazione dell’Ordine Cisterciense. La Santa
Sede propose questa costituzione come modello, a tutti gli Ordini
religiosi, nel IV Concilio Lateranense del 1215. E
fu ancora l’abate Stefano Harding, che nel 1115 dette gli statuti e
gli usi cistercensi ad un gruppo di monache di Jully-les-Nonnains,
presso Digione, che da poco avevano fondato l’abbazia di Notre-Dame di
Tart, sottomessa a Citeaux; era il primo monastero di monache
cistercensi, che si moltiplicheranno in seguito. Inoltre
Stefano scrisse la prima storia del nuovo Ordine, partendo dagli
inizi, intitolata “Exordium Cisterciensis Coenobii”, dove il programma
della riforma era esposto nei suoi particolari, specie riguardo
l’osservanza della regola di s. Benedetto da Norcia nella sua purezza
originale; ad uso dei monaci, attese poi ad una revisione della
‘Vulgata’. L’abate Stefano fu in
rapporti stretti con i papi del tempo e da loro ricevé incarichi di
sanare controversie sorte fra varie abbazie, ma anche benefici
economici per tutto l’Ordine. Dopo
24 anni di governo, l’abate Stefano, stanco ed ammalato, si dimise
nel 1133 e morì il 28 marzo 1134; alla sua morte l’Ordine Cisterciense
contava già più di settanta monasteri diffusi in tutta Europa. Fu
sepolto nella chiesa abbaziale di Citeaux, dove era deceduto, accanto
al suo predecessore Alberico; ambedue le salme furono poi spostate in
una tomba all’angolo del chiostro, tra la chiesa e il capitolo,
quando fu costruita una chiesa più grande. A
partire dal 1491, il nome del terzo abate dell’Ordine Cisterciense,
fu inserito nel “Compendio dei Santi dell’Ordine Cisterciense”; il
cardinale Cesare Baronio, ne inserì il nome nel suo “Martirologio
Romano” al 17 aprile, ma solo nel 1623 la sua festa religiosa, fu
confermata dal Capitolo Generale al 17 aprile. Poi
la celebrazione di s. Stefano Harding ebbe altri spostamenti nel
tempo, dal 17 aprile al 16 luglio, poi al 26 gennaio, festa dei santi
Fondatori dell’Ordine: s. Roberto, beato Alberico e s. Stefano. Infine
la recente edizione del “Martirologio Romano”, riporta la sua
celebrazione al 28 marzo, cioè nella ricorrenza del giorno della sua
morte.
Autore: Antonio Borrelli
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