Duca, Terziario francescano
Thonon, Savoia, 1° febbraio 1435 - Vercelli, 30 marzo 1472
Patronato: Valle Chisone
Etimologia: Amedeo = che ama Dio, dal latino
Emblema: Collare dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata
Beato
Amedeo IX, duca di Savoia e uomo di Dio. Nacque nel castello di
Thonon-les-Bains in Alta Savoia, sulle rive del lago di Ginevra. Sua
madre era Anna di Lusingano e suo padre il duca Ludovico I di Savoia.
Nel 1452 si sposò con Jolanda di Valois, figlia di re Carlo VII di
Francia. Il loro fu un matrimonio combinato fin dalla più tenera età;
eppure, nonostante le ragioni di Stato la loro unione fu formidabile e
riuscitissima, cementata sulla fede in Cristo. Ad Amedeo IX venne
assegnato il governatorato del Piemonte, con il disaccordo del fratello
Filippo che lo avrebbe attaccato se Ludovico di Savoia non avesse
arrestato il figlio. Gli sposi andarono a vivere nel bresciano ed ebbero
otto figli: Anna, Carlo (Principe di Piemonte), Filippo I , Bernardo,
Carlo I, Giacomo Luigi (conte di Ginevra e di Gex), Maria (contessa
di Neuchàtel), Ludovica (morta in concetto di santità), Gian Claudio.
Jolanda fu un’ottima consorte per Amedeo IX, infatti alleviò molto il
marito nei compiti di governo, in quanto il duce soffriva di crisi
epilettiche, una patologia che accettò sempre con grande rassegnazione,
in quanto la considerava un mezzo per essere più vicino alle
sofferenze di Cristo. Amedeo venne più volte attaccato dai suoi stessi
parenti perché considerato inadatto al governo; ma la sua magnanimità
e la sua benevolenza ebbero la meglio. Nel 1459, durante il Concilio
di Mantova aperto da papa Pio II, Amedeo IX fu fautore di una crociata
indetta per liberare Costantinopoli dai turchi e in difesa del
Peloponneso. Per tale ragione, con grande determinazione e conscio di
realizzare un’impresa votata alla causa religiosa, il duca reclutò
uomini, denari ed armi. Nel 1464, alla morte del padre Ludovico,
Amedeo ereditò il ducato di Savoia e con esso la posizione da tenere
nella guerra stabilitasi fra Luigi XI e Carlo il Temerario. L’appoggio
di Amedeo e di Jolanda andò al re di Francia, il quale, come risposta
dell’alleanza, diede il suo sostegno contro Guglielmo VIII di
Monferrato e Giangaleazzo Sforza, nemici dei duchi di Savoia. Seppe
amministrare con acume lo Stato, si conquistò la stima e la simpatia
dei sudditi anche per il suo amore ai poveri che si concretizzava in
aiuti cospicui e generosi. Si racconta che un giorno un ambasciatore
gli domando se possedesse cani da caccia, allora il beato Amedeo mostrò
una tavola imbandita sul terrazzo che si trovava fuori dal suo
palazzo, attorno alla quale sedevano un gran numero poveri e
mendicanti, e disse: «Queste sono le mie mute ed i miei cani da caccia. È
con l’aiuto di questa povera gente che inseguo la virtù e vado a
caccia del regno dei cieli». Uomo dalla vita morigerata e austera, non
lesinava in penitenze e digiuni, eresse chiese e monasteri, donò beni
preziosi alla cattedrale di Vercelli e, quando la sua malattia non gli
permise più di governare, lasciò la mansione alla moglie, poiché i
suoi figli erano ancora troppo giovani. Tuttavia la corte si ribellò
alleandosi con i fratelli di Amedeo e venne imprigionato, finché Luigi
XI lo liberò, ristabilendo l’ordine. Stremato dall’epilessia, Amedeo,
che visse in pienezza tutte le virtù in grado eroico, consegnò a
Jolanda, ai figli e ai suoi ministri il suo testamento spirituale:
«Siate retti. Amate i poveri e Dio vi garantirà la pace». Morì a
Vercelli il 30 marzo 1472. Le sue spoglie riposano oggi nella
cattedrale di Vercelli sopra l’altare della cappella di destra, di
fronte a quella di sant’Eusebio, evangelizzatore e patrono del
Piemonte. Il processo di canonizzazione, apertosi poco dopo la sua
morte, che fu seguita da un florilegio di miracoli, si chiuse soltanto
il 3 marzo 1677 con papa Innocenzo XI, che fissò la festa del Beato il
30 marzo. La sua memoria si conserva a Vercelli, a Pinerolo, a Torino
e precisamente nel Duomo della città, nelle chiese della Madonna del
Carmine, nel santuario di Maria Ausiliatrice e nella sabauda basilica
di Superga.
Autore: Cristina Siccardi
Autore: Cristina Siccardi
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