Maria Luisa Sanfelice dei Duchi di Agropoli e Lauriano
(Napoli, 28 febbraio 1764 – Napoli, 11 settembre 1800)
è stata una nobildonna italiana,
al tempo originaria del Regno di Napoli
coinvolta nelle vicende della Repubblica Napoletana.
È la protagonista del romanzo di Alexandre Dumas La Sanfelice.
(Napoli, 28 febbraio 1764 – Napoli, 11 settembre 1800)
è stata una nobildonna italiana,
al tempo originaria del Regno di Napoli
coinvolta nelle vicende della Repubblica Napoletana.
È la protagonista del romanzo di Alexandre Dumas La Sanfelice.
Il suo vero nome era Maria Luisa Fortunata de Molina
(figlia di un generale borbonico di origine spagnola, don Pedro de
Molino e di Camilla Salinero), ma divenne "La Sanfelice" a diciassette
anni, dopo il suo matrimonio con il nobile napoletano Andrea Sanfelice,
suo cugino. Il matrimonio le conferì anche il titolo nobile dei Duchi
di Laurino; infatti, il marito era il cugino del duca di Agropoli e Lauriano. La
sua storia d'amore con Andrea fu molto irrequieta e dissipata, tanto
che a corte decisero di separare per un po' i due coniugi (1794). Ma durante un fugace incontro a Salerno Luisa rimase incinta e per punizione venne spedita al conservatorio di Montecorvino Rovella. Successivamente fu però riammessa a corte, nonostante non fosse gradita alla monarchia borbonica. Gerardo
Baccher, ufficiale dell'esercito regio, perdutamente innamorato di lei
(seppur non ricambiato) tentò di proteggerla dalle conseguenze della
congiura consegnandole un salvacondotto. La Sanfelice tuttavia consegnò il salvacondotto al suo amante del momento, Ferdinando Ferri,
che, venuto a conoscenza della trama, la denunciò. Molti membri della
congiura furono arrestati e condannati a morte mentre la repubblica si
avviava alla fine. I Baccher furono fucilati in gran fretta nel cortile
di Castel Nuovo proprio il 13 giugno 1799, giorno della capitolazione della repubblica di fronte all'armata sanfedista comandata dal cardinale Fabrizio Ruffo. Il re Ferdinando
non le perdonò di aver collaborato coi repubblicani e una volta tornato
al potere la fece condannare a morte. L'esecuzione della sentenza fu
rimandata più volte, perché la Sanfelice si dichiarò incinta, gravidanza
confermata da due medici compiacenti (la Sanfelice era giovane e bella,
e il suo caso impietosì anche molti accesi nemici della rivoluzione).
Nel 1800
venne concesso un indulto che però non era applicabile alle sentenze
già passate in giudicato: nel contempo, il re, sempre più infastidito
dalle proporzioni che prendeva il caso, dispose il trasferimento della
Sanfelice a Palermo, dove una commissione medica escluse la gravidanza. Luisa Sanfelice venne, quindi, giustiziata pochi giorni dopo, l'11 settembre 1800,
tra la commiserazione generale. L'accanimento reale nel volere a tutti i
costi quella esecuzione apparve una vendetta a freddo. Un altro episodio celebre della leggenda della Sanfelice, documentato però solo dal Colletta,
vuole che la nuora del re Ferdinando, avuto un bambino pochi giorni
prima dell'esecuzione, avesse richiesto al posto delle tradizionali tre
grazie solo la vita della sventurata, ricevendone un rifiuto e cadendo a
sua volta in disgrazia.
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