Mario Rapisarda cambiò il cognome in Rapisardi, in omaggio a uno dei suoi autori preferiti, Leopardi.
Catania il 25 febbraio 1844/ Catania 1912
Studiò dai Gesuiti e, oltre a d amare la letteratura e la storia, suonava discretamente il violino e amava la pittura. Nel '59 esordiva con l'Ode a Sant'Agata, vergine e martire catanese. Lettore appassionato di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, un Inno di guerra agli Italiani e l'incompiuto poemetto Dione, nella cui prefazione esalta le battaglie di Solferino, Palestro e Magenta, partecipando così all'atmosfera politica di quei mesi, che pose fine alla monarchia borbonica.Per accontentare il padre, frequenta un corso di giurisprudenza, ma non giungerà a laurearsi. Invece lo interessa moltissimo lo studio dei classici greci e latini, che gli suggeriscono le prime traduzioni, le ricerche filologiche e filosofiche di carattere positivistico. Frutto di questo periodo formativo il poemetto Fausta e Crispo e i Canti. Nel '65 parte per Firenze,allora capitale del Regno, per il centenario della nascita di Dante e qui, in un clima acceso da fermenti mazziniani e repubblicani, stringe amicizia coi poeti Prati, Aleardi, Fusinato, Maffei, col dotto Pietro Fanfani, con l'orientalista De Gubernatis e con altri importanti artisti e intellettuali.Dopo vari successi,nell'87 dà alle stampe le splendide Poesie religiose, forse il suo vertice lirico. Negli ultimi anni si chiude in un silenzio ostinato, indifferente agli onori dei concittadini Egli muore nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone,con rappresentanze ufficiali che giunsero addirittura da Tunisi. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo,a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche, la sua salma rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.
Studiò dai Gesuiti e, oltre a d amare la letteratura e la storia, suonava discretamente il violino e amava la pittura. Nel '59 esordiva con l'Ode a Sant'Agata, vergine e martire catanese. Lettore appassionato di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, un Inno di guerra agli Italiani e l'incompiuto poemetto Dione, nella cui prefazione esalta le battaglie di Solferino, Palestro e Magenta, partecipando così all'atmosfera politica di quei mesi, che pose fine alla monarchia borbonica.Per accontentare il padre, frequenta un corso di giurisprudenza, ma non giungerà a laurearsi. Invece lo interessa moltissimo lo studio dei classici greci e latini, che gli suggeriscono le prime traduzioni, le ricerche filologiche e filosofiche di carattere positivistico. Frutto di questo periodo formativo il poemetto Fausta e Crispo e i Canti. Nel '65 parte per Firenze,allora capitale del Regno, per il centenario della nascita di Dante e qui, in un clima acceso da fermenti mazziniani e repubblicani, stringe amicizia coi poeti Prati, Aleardi, Fusinato, Maffei, col dotto Pietro Fanfani, con l'orientalista De Gubernatis e con altri importanti artisti e intellettuali.Dopo vari successi,nell'87 dà alle stampe le splendide Poesie religiose, forse il suo vertice lirico. Negli ultimi anni si chiude in un silenzio ostinato, indifferente agli onori dei concittadini Egli muore nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone,con rappresentanze ufficiali che giunsero addirittura da Tunisi. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo,a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche, la sua salma rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.
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