Vescovo
Qualche
studioso lo dice nativo di Besançon, appartenente alla popolazione
celtica ‘allobroga’ e parente del gran conte di Sicilia Ruggero I degli
Altavilla (†1101), fu uomo di grande carità, erudito nelle sacre
discipline. Nominato da Ruggero
primicerio della ‘Schola cantorum’ della chiesa di Mileto (Catanzaro),
dopo la riconquista di Agrigento (1086) dall’occupazione araba e il
ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell’isola, fu nominato
dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088 (la bolla di conferma
pontificia è del 1098), venendo consacrato a Roma dallo stesso papa
Urbano II. Nel suo viaggio di
ritorno, passando per Bagnara in provincia di Reggio Calabria, predisse
al priore del locale monastero Drogone che sarebbe stato suo
successore. Ritornato ad
Agrigento, Gerlando si adoperò alla riorganizzazione della diocesi, che
dopo l’occupazione musulmana durata dall’829 al 1086, contava ben
pochi cristiani e in sei anni edificò l’episcopio e la cattedrale che
dedicò alla Madonna e a S. Giacomo; fortificò il castello di Agrigento,
nome assunto dalla città nel 1927, ma che allora si chiamava Girgenti
dal nome messo dagli arabi ‘Gergent’. Sappiamo
inoltre che partecipò al convegno di Mazara del 1098 in cui il gran
conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia si accordarono per la
ripartizione delle decime; a lui si dà il merito di aver battezzato e
evidentemente convertito, il signore arabo Chamud, chiamato poi Ruggero
Achmet. Gerlando dopo dodici
anni di episcopato, morì il 25 febbraio 1100; le sue reliquie ebbero
varie ricognizioni e traslazioni ad opera dei vescovi agrigentini nel
1159 e 1264. Il vescovo Giovanni
Oroczo de Covarruvios, nel 1598, ordinò in onore del santo patrono
della città, delle solenni feste, rimaste famose negli annali storici
agrigentini, vi parteciparono fra l’altro ben 8640 confratelli di 29
confraternite, tutti in divisa propria, oltre a tutto il clero secolare
e regolare della diocesi. L’ultima
traslazione delle reliquie è del 1630, esse poste in una magnifica
arca d’argento sbalzato, furono sistemate nella cappella della
cattedrale dove sono tuttora. Una
volta la festa della traslazione era celebrata con grande solennità e
partecipazione di tutta la diocesi, oggi il culto esterno è alquanto
ridotto.
Autore: Antonio Borrelli
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