Abate
Etimologia: Romano = nativo di Roma, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
I primi
contatti del monachesimo orientale col mondo latino furono propiziati
dai frequenti esili ai quali venne condannato S. Atanasio. E’ nel
secolo IV infatti che prese il via il monachesimo occidentale,
destinato a produrre effetti di spirituale perfezione e di civile
progresso. Basti ricordare S.
Benedetto. Il primo monastero in Gallia sorse nel 371 per opera di S.
Martino di Tours: poi si ebbe una improvvisa fioritura di abbazie, in
una delle quali, ad Ainay, presso Lione, troviamo all'inizio del V
secolo il monaco Romano. Non
contento della pur rigida regola che vigeva nel suo monastero, col
permesso dell'abate, munito di un testo della Sacra Scrittura e con gli
attrezzi da lavoro sulle spalle, egli si inoltrò tra le inesplorate
montagne del Giura. Di lui si persero poi le tracce, ma ciò non impedì
che qualche anno dopo suo fratello Lupicino, rimasto vedovo, ne
scoprisse il romitaggio e si aggregasse a lui, attirando dietro di sé
altri uomini. Romano e Lupicino fecero spazio ai nuovi venuti, erigendo
un primo grande monastero a Condat e un secondo a Leuconne. Poi li
raggiunse anche una loro sorella, per la quale eressero un terzo
monastero, poco lontano, in località detta La Beaume. I due fratelli
condividevano in perfetta armonia il governo delle nuove comunità. I
loro temperamenti, diametralmente opposti, si completavano a vicenda:
Romano era uno spirito tollerante, incline alla comprensione e alla
magnanimità; Lupicino era austero, intransigente con la regola, della
quale pretendeva l'assoluta osservanza. Così, dopo un raccolto
eccezionale, avendo i monaci scordato le rigide norme dell'astinenza,
Lupicino fece gettare le provviste nel torrente e ordinò che a mensa
venisse servita soltanto una minestra d'orzo. Dodici monaci non ressero a
tanta austerità e abbandonarono il convento: fu Romano a correr loro
dietro e ad implorarli con le lacrime agli occhi di far ritorno
all'ovile. La sua bontà trionfò
anche in questa occasione. Più tardi, durante un pellegrinaggio alla
tomba di S. Maurizio a Ginevra, compiuto in compagnia di un suo monaco,
S. Pallade, avendo trovato riparo per la notte nella capanna dove si
celavano due poveri lebbrosi, Romano non esitò ad abbracciarli. Il
mattino dopo quei due relitti umani constatarono di essere
completamente guariti e corsero in città a raccontare l'accaduto. Altri
prodigi si verificarono durante quel pellegrinaggio. Poi il dolce e
piissimo Romano tornò definitivamente alla solitudine di Condat dove
precedette il fratello e la sorella nella tomba, nel 463. Era nato
verso il 390.
Autore: Piero Bargellini
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