Sacerdote e martire Verona, sec. XII
Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino
Emblema: Pugnale, Ferita al capo, Palma
Nacque in una famiglia eretica, ma già ragazzino si oppose ai suoi parenti. Continuò gli studi all’Università di Bologna dove poi entrò nell’Ordine Domenicano, quando s. Domenico era ancora in vita. Notizie
storiche lo citano come grande partecipe nella fondazione delle
Società della Fede e delle Confraternite Mariane a Milano, Firenze ed a
Perugia; queste istituzioni a difesa della dottrina cristiana sorsero
poi presso molti conventi domenicani; questo fra il 1232 e 1234. Dal
1236 lo si incontra in tutte le città centro-settentrionali d’Italia
come grande predicatore contro l’eresia dualistica, ma Milano fu il
campo principale del suo apostolato, le sue prediche e le sue pubbliche
dispute con gli eretici, erano accompagnate da miracoli e profezie
così molti ritornavano alla vera fede del Vangelo. Il
papa Innocenzo IV nel 1251 lo nominò inquisitore per le città di
Milano e Como. La lotta fu dura perché l’eresia era molto diffusa e
nella domenica delle Palme 24 marzo 1252 durante una predica egli
predisse la sua morte per mano degli eretici che tramavano contro di
lui, assicurando i fedeli che li avrebbe combattuto più da morto che da
vivo. I capi delle sette delle
città di Milano, Bergamo, Lodi e Pavia, che per brevità non riportiamo i
nomi, assunsero come esecutori, i killer di allora, Pietro da Balsamo
detto Carino e Albertino Porro di Lentate. Essi
prepararono un agguato vicino a Meda dove Pietro, Domenico e altri
due domenicani, nel loro tragitto da Como a Milano il 6 aprile 1252 si
erano fermati a colazione prima di proseguire per la loro strada. Albertino
ricredendosi abbandonò l’opera e fu il solo Carino che con un
"falcastro", tipo di falce, spaccò la testa di Pietro, immergendogli
anche un lungo coltello nel petto, l’altro confratello Domenico ebbe
parecchie ferite mortali che lo portarono alla morte sei giorni dopo nel
convento delle Benedettine di Meda. Il
corpo di Pietro fu trasportato subito a Milano dove ebbe esequie
trionfali e fu sepolto nel cimitero dei Martiri, vicino al convento di
s. Eustorgio. In quello stesso giorno si diffondevano notizie di
miracoli. Tra queste grazie, bisogna annoverare la conversione del
vescovo eretico Daniele da Giussano che aveva macchinato la sua morte e
dello stesso assassino Carino che entrarono poi nell’Ordine
Domenicano. Il grande clamore
suscitato dall’uccisione ed i tanti prodigi che avvenivano fecero si che
da tutte le parti si chiedesse un’innalzamento agli altari del
martire. Undici mesi dopo, il papa Innocenzo IV il 9 marzo 1253, nella
piazza della chiesa domenicana di Perugia, lo canonizzò fissando la
data della festa al 29 aprile. Il
suo culto ebbe grande espansione, i domenicani eressero chiese e
cappelle a lui dedicate in tutto il mondo, le Confraternite ebbero in
ciò un’importanza notevole. Artisti furono chiamati a realizzare opere
d’arte, come il monumento marmoreo del 1339 del pisano Giovanni
Balduccio a Milano e la grandiosa chiesa di Verona detta di Santa
Anastasia. Parecchie città italiane lo elessero a loro protettore come
Verona, Vicenza, Cremona, Como, Piacenza, Cesena, Spoleto, Rieti,
Recanati. E’ raffigurato con la
tonaca domenicana, con la palma del martirio, con la ferita sanguinante
dalla fronte al capo, oppure con una roncola che penetra nel cranio,
con il pugnale infitto al petto o ai fianchi, secondo l’estro
dell’artista. E’ uno dei santi
più raffigurati, quasi tutti gli artisti si cimentarono a dipingerlo
dal 1253 in poi, visto la grande diffusione che aveva l’Ordine
Domenicano sia in chiese, che conventi, congregazioni, ecc. La sua data di culto è il 6 aprile, mentre l'Ordine Domenicano lo ricorda il 4 giugno.
Autore: Antonio Borrelli
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