Vergine
Monsagrati,
Lucca, 1218 - 27 aprile 1278
Patronato: Casalinghe, Serve,
Fornai
Etimologia: Zita = (forse) vergine, dal persiano
Emblema: Chiavi, Giglio
Santa
Zita nacque da una povera famiglia di Monsagrati, in diocesi di Lucca.
Dall’età di appena dodici anni fu al servizio della nobile famiglia
dei Fatinelli a Lucca. Sempre contraddistinta da un forte senso del
dovere, gioiosa ed umile di carattere, visse ammirevolmente gli ideali e
le virtù evangeliche, assorta nell’assidua contemplazione dei divini
misteri. Seppe ben coniugare la sua austerità di vita con una carità
sempre vigile verso il prossimo più indigente. Una leggenda narra come
un'altra domestica dei Fatinelli, invidiosa dell'affetto ricevuto da
Zita, avrebbe iniziato ad insinuare nella mente del capo famiglia il
sospetto che ella rubasse in casa quanto donava ai poveri; un giorno il
padrone, incontrando Zita con il grembiule gonfio mentre si recava da
una famiglia bisognosa, le avrebbe chiesto cosa portasse; nonostante
questo fosse pieno di pane, Zita rispose che portava solo fiori e
fronde, che caddero infatti sciogliendo il grembiule. Nel 1278 morì
raggiungendo così lo Sposo celeste. I lucchesi vollero che le sue
spoglie trovassero degna sepoltura nella basilica di San Frediano. Zita
era già così venerata in Toscana da essere citata da Dante Alighieri
nella Divina Commedia poco dopo la morte, facendo riferimento ad un
magistrato di Lucca detto “anzian di santa Zita”, identificando così
Lucca con la donna che ancora non era stata canonizzata dalla Chiesa.
Papa Innocenzo XII nel 1695 ne ratificò e confermò il culto. Il
Venerabile Pio XII nel 1955 dichiarò solennemente “la vergine Santa
Zita Patrona presso Dio delle domestiche e di tutte le donne addette
alla cura della casa”. La santa è titolare della congregazione
femminile delle Suore Oblate dello Spirito Santo, detta anche Istituto
di Santa Zita. Oltre all'Arcidiocesi di Lucca, anche la Diocesi di
Massa Carrara - Pontremoli commemora al 27 aprile questa santa in
quanto suo padre è considerato dalla tradizione originario del Borgo
di Succisa, nel comune di Pontremoli, dove ancora esiste una piccola
cappella eretta in suo onore.
Autore: Fabio Arduino
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