Fugace e bambina la tua fioritura,
canto luigino, palpito di primavera.
Come sei bella, ginestrella,
fantolina del Giardino, orazione bianca:
l’orlo del mio cielo è in te.
Pudica la veste, gaudio e letizia,
illumina mano e mente:
malata d’amore son io.
Trasmettimi la tua grazia: ch’io la canti!
E l’Angelo dell’Ottavo giorno l’annunci
a colui che amo: il Risorto.
L’ape si strugge in te, nella tua innocenza.
Io mi struggo in te, parola che osa il Paradiso.
Cristina di Lagopesole
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