giovedì 22 aprile 2021

Paola Levi Montalcini

22 Aprile 1909 Torino./ 29 settembre del 2000
Spesso è ricordata solo per essere la sorella della scienziata, ma la sua presenza nel Novecento è altrettanto importante. L’artista attraversa il secolo con uno spirito continuo di ricerca espressiva che la spinge verso sperimentazioni  è  fantasiosa e visionaria, e, nello stesso tempo, estremamente coerente. Si forma in una Torino meravigliosa, ricca di giovani e di committenti. Ma Torino è anche una città che paga il prezzo della sua indipendenza con la freddezza e il distacco.  In quel contesto, Paola Levi Montalcini dipinge in modo diverso. La figura è presente ma è incompiuta, mossa, dinamica, informe. Ottiene imporanti riconoscimenti da parte di artisti e intellettuali. In una lettera del 1974 Argan scrive che il suo percorso è «veramente al limite – posto che un limite ci sia – tra l’arte e la matematica…, il pensiero è uno, l’arte è la forma del pensiero e il pensiero ha sempre una forma». De Chirico, nel 1939, scrive una monografia sulla pittrice, in cui riassume la sua esperienza presso lo studio del maestro tradito ma mai dimenticato del tutto. In questo modo si chiude la prima fase della sua attività. Durante la guerra sceglie il silenzio. Il suo lavoro riprende con un cambiamento significativo che si realizza in un avvicinamento all’astrattismo. Si nota un indurimento del tratto e una frammentazione del segno che si può racchiudere nella definizione di "neopicassismo". Fa parte di questo periodo la frequentazione dell’ Atelier 17 di S. W. Hayter di Parigi, dove si sperimentano, nel solco dell’eredità surrealista, nuove soluzioni tecniche e si rinnovano i mezzi espressivi attraverso un cambiamento dei materiali utilizzati, per indagare le misteriose connessioni segno-significato, in una ricerca che procede verso la progressiva dissoluzione dell’elemento significante e verso l’astrazione del senso. Dopo la morte della madre si trasferisce a Roma. Qui inaugura la fase delle sperimentazioni fotografiche nel tentativo di superare il soggettivismo del segno. Importantissimo è il contributo dei fratelli Piero e Angelo Lentile. I primi Collage di questo periodo sono costruiti montando le fotografie sulla tela. Il passaggio successivo è l’aggiunta del colore e l’utilizzo di pannelli serigrafati con l’applicazione di reti plasmate col fuoco. Queste plasmature venivano proiettate su parete per fotografarne alcuni particolari. Il limite di questa tecnica consiste nell’impossibilità di espandere la proiezione più di una certa dimensione. L’utilizzo delle reti è finalizzato alla creazione di strutture ambigue, a metà tra l’organico e l’artificiale. Nel 1967 comincia la produzione delle opere cinetico luminose in perspex e delle incisioni in rame su lastre segnate dall’acido. Le ultime opere dell’artista sono strutture realizzate con manubri in alluminio. Il suo lavoro si basa su dati acquisiti nella cultura e nell’utilizzo di materiali culturalizzati come il ferro, il rame, l’alluminio, di cui delega la lavorazione ad artigiani, seguendo il lavoro durante tutte le sue fasi. La scoperta del computer la porta alla pubblicazione del libro d’arte Le discordanze, in cui utilizza la computer grafica in modo sperimentale. Parte delle sue opere sono oggi esposte alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. Rai Educational le ha dedicato una puntata della serie di documentari Vuoti di memoria. Donne e uomini da non dimenticare, in cui si ripercorrono le fasi più significative della vita e dell’opera di Paola Levi Montalcini, da cui ne emerge la sensibilità schiva, la genialità la forza di carattere fuori dal comune e la sua personalità appena attenuata da un velo d’inquietudine. Muore il 29 settembre del 2000. Sua sorella dice di lei: «Paola era un universo. Ma un universo inquieto, perché lei era inquieta».
 

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