San Nicola da Tolentino Sacerdote
Sant’Angelo in Pontano, Macerata, 1245 - Tolentino, 10 settembre 1305
Etimologia: Nicola = vincidore del popolo, dal greco
Emblema: Cesto di pane, Pane, Stella
Per il
patronato della maternità, accanto alla Madre della Madonna, può ben
figurare quel benevolo intercessore che è San Nicola da Tolentino. È
pur vero che il ventaglio di ausilio miracoloso attribuito a San Nicola
dalla vastissima ancor oggi devozione popolare è molto ampio: dalle
malattie alle ingiustizie, dalla tirannia ai danni patrimoniali, dagli
incendi alla liberazione delle anime purganti. Ma l’intercessione nella
maternità, specialmente se in età avanzata, ha una propria ragione
particolare. Si era a metà del XIII secolo ed i coniugi Compagnone dei
Guarinti e Amata dei Gaidani stavano invecchiando ed erano sull’orlo
della disperazione per mancanza di prole. Abitavano a Castel
Sant’Angelo, oggi Sant’Angelo in Pontano; vivevano in buone condizioni
economiche, per cui un figlio poteva anche significare il passaggio
delle eredità materiali. In quei tempi il mancato arrivo di un bimbo
veniva sempre imputato alla donna, cosicché la lacuna stava nella
impossibile maternità e non tanto in disfunzioni legate alla paternità.
In tale ottica venivano ricercati i rimedi più o meno efficaci e magari
anche qualche intervento del sortilegio. Da cristiana credente la
coppia di Castel Sant’Angelo ricorreva con sempre maggiore frequenza
alla preghiera. Ad un certo momento si ricordarono del santo dei doni
per eccellenza: con preghiere e lacrime supplicarono in effetti a lungo
San Nicola di Bari. E nel 1245 nacque il tanto desiderato figlio che,
per gratitudine, venne battezzato con quel nome. L’infanzia e la
fanciullezza furono tranquilli, manifestando egli tuttavia una naturale
inclinazione alla preghiera ed a una rigorosa osservanza dei propri
doveri. Così strutturato, Nicola avvicinò perciò gli agostiniani della
città natale a dodici anni e fu novizio nel 1260. Compì poi gli studi
necessari per il sacerdozio, ottenendo l’ordinazione a Cingoli, sempre
non lontano da Macerata, nel 1269. Svolse in varie località l’apostolato
affidatogli, finché nel 1275 si ritirò, forse per ragioni di salute,
nell’eremo agostiniano di Tolentino. Qui mori trent’anni più tardi, dopo
avere svolto l’apostolato del confessionale e dell’assistenza ai
poveri ed avere vissuto in umiltà e penitenza. In seguito alla
definitiva canonizzazione nel 1446 il suo culto si diffuse in tutta
Italia, in molti altri Paesi d’Europa e poi nelle Americhe, in parte
anche per il graduale affermarsi dell’Ordine agostiniano. Già però
Tolentino gli aveva costruito una basilica, ancora attualmente meta di
pellegrinaggi e ricca di opere d’arte. I suoi resti mortali sono in
gran parte custoditi nella cripta, tranne le “Sante Braccia” staccatesi
e sanguinanti quarant’anni dopo la morte del santo.
Autore: Mario Benatti
Autore: Mario Benatti
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