Mettere al mondo una bambina è un atto complesso per una donna.
Tu la partorirai, crescerai assieme a lei, assieme ai suoi capelli che piano piano chiuderai in un minuscolo codino e poi nelle trecce, ma avrai il tempo contato.
In un attimo non ben precisato passerai da madre a sua peggior nemica.
Non capirai bene il perché, non saprai il motivo, ma tu non andrai più bene.
Non andranno bene i tuoi gusti, i tuoi consigli, non andrai bene se prenderai posizioni rigide, non andrai bene se sarai accondiscendente.
Non andrai bene mai.
Fattene una ragione.
E in questa visione sbiadita di te che lei ti renderà, dovrai trovare comunque la forza di esserci sempre.
Sarai il suo taxi, il suo armadio, il suo cuoco, il suo maestro quando avrà troppi compiti arretrati, sarai quella che deve sempre rispondere ai messaggi entro un secondo dalla visualizzazione, anche se lei non farà mai altrettanto.
Sarai infermiera ma mai brava quanto la mamma di…
La portarai ai concerti dei cantanti più strani, canterai le sue canzoni, ma non andrai bene mai.
Mettere al mondo una figlia femmina è mettersi davanti a uno specchio che tirerà fuori la parte peggiore di te.
Perché le femmine hanno sempre l’ultima parola, la porta che sbatte prima della tua e la presunzione innata di sapere tutto.
Se vuoi mettere al mondo una figlia devi mettere in conto che la perderai, che sarai il suo capro espiatorio , che dovrai lasciarla andare, dirle che ha vinto, senza smettere mai di amare.
Allora lei tornerà, dopo i diciott’anni, con la sua misura dell’essere donna .
E tu la ritroverai, in quel cordone ombelicale del cuore che vi ha sempre tenute strette, nonostante gli scossoni, le fughe, i silenzi dell’adolescenza.
E ritroverai in lei piccoli pezzi dei tuoi gesti, i tuoi ideali rinfrescati di trent’anni, la fossetta sulla guancia come nella foto dei tuoi diciott’anni, la complicità, le risate che vi eravate negate.
E davanti al solito specchio noterai che ti somiglia in qualcosa ma non in tutto.
Perché è decisamente diventata la parte migliore di te.
E mai e poi mai potresti farne a meno.
Irene Renei
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