Scende la sera ed io,
All’albeggiar si franco,
Supino al posto mio
Giaccio ferito e stanco.
Giaccio degli astri a fronte
Sopra una vinta altura;
Fu ardente il Sol, sul monte
Fu la giornata dura.
Mi suona invan l’immenso
Fragor del campo intorno;
Manco e non ho più senso
Di gloria nè di scorno.
Servii l’Onnipotente,
Or gli domando pace.
Col viso all’orïente
Morir quassù mi piace.
O Stella della sera,
Mi guardi sì; che hai?
Forse, alta arnica e vera,
La sorte mia tu sai.
Forse perchè non diedi
Tutto il mio sangue ancora,
Comanda Iddio che in piedi
Io sorga e in piedi io mora.
E sia, sorgiamo, avanti!
Non pieghi il cor nè tema.
Aprasi a Lui davanti,
Versi la vita estrema.
Antonio Fogazzaro
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