martedì 15 marzo 2022

Un proverbio africano che dice:


«Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca».

E’ stato coniato da un celebre scrittore del Mali vissuto nel secolo scorso di nome Amadou Hampate Ba, uno storico, un poeta, un traduttore, nonché uno strenuo difensore delle antiche culture orali dei popoli.  Culture orali, sì, e forse non ci ricordiamo più (o magari preferiamo dimenticare) che anche noi siamo stati in gran parte analfabeti e che le conoscenze ci venivano trasmesse non già dai libri ma dagli anziani, dai nonni, dalle madri con storielle, proverbi, filastrocche, esempi, immagini sacre, orazioni.  Nel frattempo ci siamo «digitalizzati» con tecnologie super raffinate sia nell’informatica che nella scienza, imparando ad usare di tutto: radio, telefonini, tablet, televisori, smartphone, per cogliere al volo notizie da tutto il mondo, a tal punto che arriviamo perfino ad «intasare» la nostra mente senza lasciarci il tempo di pesarle, di riflettere, di interpretarle. Un continuo bombardamento psicologico, non c’è più spazio per assimilare, accumulare esperienze, scambiarci un sorriso che non sia virtuale. Abbiamo trascurato i rapporti umani reali, quelli veri, che portavano i nostri anziani alla saggezza, alla sobrietà, al dialogo, al saluto, all’ascolto, addirittura al canto durante i lavori campestri. Poi d’improvviso, in questo dannato 2020 è bastato un virus, un fottutissimo virus invisibile che ha preso a circolare attraverso tutti i continenti, mietendo migliaia di vittime specie fra i più deboli, gli anziani, e allora, di fronte a questa ecatombe, finalmente abbiamo aperto gli occhi. Ci siamo guardati attorno, abbiamo di nuovo alzato lo sguardo su di loro, noi che li abbiamo relegati in massa nelle «case di riposo» diventate anzitempo le loro tombe, e abbiamo bramato il loro ultimo sguardo, il loro ultimo sussurro, un’ultima carezza, ma invano. Confinati anche noi come loro, porte invisibili si erano chiuse ormai per sempre e improvvisamente ci siamo sentiti orfani e soli. Impotenti li abbiamo visti crollare per primi, assieme alle certezze che ci eravamo costruiti, certezze surrettizie di onnipotenza basate sui selfies, sui social, sui media, tutte parole che loro stentavano a capire, vuote e senza senso. E’ bastato un veleno insidioso, virus in latino, a far cadere il gigante dai piedi di argilla, a ricordarci la precarietà delle nostre conquiste, come già in passato la biblica torre di Babele.E intanto, quante biblioteche bruciate in pochi giorni e quanta solitudine senza più un anziano a tenderci la mano, ad accompagnarci, a mostrarci la strada.
Stralcio di un  articolo trovato nel web

 

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