E’
stato coniato da un celebre scrittore del Mali vissuto nel secolo
scorso di nome Amadou Hampate Ba, uno storico, un poeta, un traduttore,
nonché uno strenuo difensore delle antiche culture orali dei popoli.
Culture orali, sì, e forse non ci ricordiamo più (o magari preferiamo
dimenticare) che anche noi siamo stati in gran parte analfabeti e che
le conoscenze ci venivano trasmesse non già dai libri ma dagli anziani,
dai nonni, dalle madri con storielle, proverbi, filastrocche, esempi,
immagini sacre, orazioni. Nel frattempo ci siamo «digitalizzati» con
tecnologie super raffinate sia nell’informatica che nella scienza,
imparando ad usare di tutto: radio, telefonini, tablet, televisori,
smartphone, per cogliere al volo notizie da tutto il mondo, a tal punto
che arriviamo perfino ad «intasare» la nostra mente senza lasciarci il
tempo di pesarle, di riflettere, di interpretarle. Un continuo
bombardamento psicologico, non c’è più spazio per assimilare,
accumulare esperienze, scambiarci un sorriso che non sia virtuale.
Abbiamo trascurato i rapporti umani reali, quelli veri, che portavano i
nostri anziani alla saggezza, alla sobrietà, al dialogo, al saluto,
all’ascolto, addirittura al canto durante i lavori campestri. Poi
d’improvviso, in questo dannato 2020 è bastato un virus, un
fottutissimo virus invisibile che ha preso a circolare attraverso tutti
i continenti, mietendo migliaia di vittime specie fra i più deboli,
gli anziani, e allora, di fronte a questa ecatombe, finalmente abbiamo
aperto gli occhi. Ci siamo guardati attorno, abbiamo di nuovo alzato lo
sguardo su di loro, noi che li abbiamo relegati in massa nelle «case
di riposo» diventate anzitempo le loro tombe, e abbiamo bramato il loro
ultimo sguardo, il loro ultimo sussurro, un’ultima carezza, ma invano.
Confinati anche noi come loro, porte invisibili si erano chiuse ormai
per sempre e improvvisamente ci siamo sentiti orfani e soli. Impotenti
li abbiamo visti crollare per primi, assieme alle certezze che ci
eravamo costruiti, certezze surrettizie di onnipotenza basate sui
selfies, sui social, sui media, tutte parole che loro stentavano a
capire, vuote e senza senso. E’ bastato un veleno insidioso, virus in
latino, a far cadere il gigante dai piedi di argilla, a ricordarci la
precarietà delle nostre conquiste, come già in passato la biblica torre
di Babele.E intanto, quante
biblioteche bruciate in pochi giorni e quanta solitudine senza più un
anziano a tenderci la mano, ad accompagnarci, a mostrarci la strada.
Stralcio di un articolo trovato nel web
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