Ur dei Caldei - Canaan, XIX secolo a.C.
Etimologia: Abramo = grande padre, dall'ebraico
Padre
di tutti i credenti, così è chiamato Abramo patriarca del Vecchio
Testamento e che rappresentò l’umanità nella grande alleanza che Dio
propose. Con la vicenda di
Abramo, inizia la storia dei Patriarchi d’Israele, che va dal XIX al
XVII secolo a.C., raccontata dal capitolo 12 al capitolo 50 nel primo
libro della Bibbia, la Genesi. Egli era discendente di Sem, uno dei
tre figli di Noé e dimorava con il padre Terah e con tutta la famiglia
ad Ur dei Caldei, antichissima città della Bassa Mesopotamia (attuale
Iraq). Terah poi con Abramo e sua moglie Sara e con il nipote Lot,
lasciò Ur per emigrare nella terra di Canaan, arrivarono fino ad Harran
(Carran) stabilendosi lì per lungo tempo, fino alla morte di Terah che
visse 205 anni. Qui avvenne il fatto umanamente inspiegabile, Dio
irrompe nella vita ordinaria di Abramo e gli parla chiamandolo ad una
missione tanto grande quanto misteriosa: “Vattene dal tuo paese, dalla
tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e
diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e
coloro che ti malediranno, maledirò e in te si diranno benedette tutte
le famiglie della terra”. Abramo risponde con la fede; sarà poi sempre
l’uomo della fede, il primo e il modello dei credenti e in quanto tale è
padre di ogni credente, non soltanto della comunità ebraica, cristiana
ed islamica, ma anche di tutti gli esseri umani, in cammino alla
ricerca di Dio. A 75 anni prese con sé la moglie Sara e il nipote Lot,
figlio del defunto fratello Aran e si sposta alla maniera dei nomadi,
con tutto il bestiame ed i servitori, lungo la regione montuosa della
Palestina, toccando e soggiornando in vari luoghi, a Mamre nei pressi
di Hebron, Canaan, Sichen, Bersabea nel Negheb, per un breve tempo a
causa di una carestia, anche in Egitto; stabilendosi definitivamente
nella steppa meridionale del Negheb. In seguito a contrasti sorti fra i
mandriani di Abramo e quelli di Lot che pure aveva grosse mandrie e
greggi, per il poco spazio disponibile, Abramo e Lot si divisero; Lot
si diresse allora verso la rigogliosa valle del Giordano, piantando le
tende vicino a Sodoma, Abramo rimase nella terra di Canaan. In quel
tempo vi fu una scorreria al di là del Giordano e a sud della
Palestina, di una spedizione di re orientali provenienti dall’est di
Babilonia, i quali combattendo e vincendo i piccoli re della Pentapoli
(Sodoma, Gomorra, Adma, Sebain, Soar) presero bottino e cittadini
prigionieri, compreso Lot con i suoi beni. Abramo avvertito di ciò,
intervenne con i suoi uomini più esperti nelle armi e piombando di
notte sugli invasori li sconfisse, liberò Lot e gli altri prigionieri,
recuperando i beni, inseguendoli fino oltre Damasco. Del bottino fatto,
Abramo offrì una decima a Melchisedech, sacerdote dell’Altissimo e re
di Shalem, che gli era venuto incontro benedicendolo e Dio gli confermò
la promessa di dare il paese di Canaan ai suoi discendenti. Intanto la
moglie Sara essendo sterile e vecchia, per dargli un figlio, cedette
al marito la schiava Agar da cui nacque Ismaele; Dio rinnovò il patto
con Abramo che aveva 99 anni, promettendogli grandi ricompense, allora
lui disse, “Cosa mi darai? Vedi che a me non hai dato discendenza e
che un mio domestico sarà mio erede” e Dio a lui “non costui sarà il
tuo erede, ma colui che sarà generato da te sarà il tuo erede, guarda
in cielo e conta le stelle, tale sarà la tua discendenza” e poi
mediante un sacrificio di animali, come era uso fra gli ebrei, Dio
suggellò la sua Alleanza con Abramo, sancita con la circoncisione di
Abramo, di Ismaele e di tutti i maschi del gruppo, da perpetuarsi con
ogni bimbo nato in seguito. Dio apparve ancora ad Abramo alla Quercia di
Mamre sotto le sembianze di tre uomini, ai quali lui offrì cibo,
bevande e ospitalità; i tre gli predissero che Sara avrebbe avuto un
figlio da lì ad un anno, benché molto vecchia, poi dissero di essere
diretti a distruggere le città di Sodoma e Gomorra per i peccati dei
loro abitanti. Abramo intercesse più volte per loro, affinché venissero
risparmiati in virtù dei buoni presenti fra essi; gli angeli, perché di
angeli si trattava, concessero che anche per solo dieci giusti, essi
avrebbero risparmiato le città. Ma non si trovarono, il solo Lot e sua
moglie furono risparmiati; le città sotto una pioggia di fuoco e zolfo,
bruciarono con tutti gli abitanti, mentre Lot e la moglie fuggivano,
quest’ultima benché avvertita di non farlo, si voltò a guardare
l’incendio e si tramutò in una statua di sale. Più tardi nacque Isacco e
Sara fece allontanare la schiava Agar con il figlio Ismaele, con
grande dolore del patriarca, al quale però il Signore promise anche per
Ismaele una grande discendenza. A questo punto si arriva al momento
più drammatico della vita di Abramo, ma anche più rivelatore della sua
grande fiducia in Dio; il Signore volle metterlo ancora alla prova, lo
chiamò quando Isacco era già fanciullo e gli disse di portarlo sul
monte nel territorio di Moria e di sacrificarlo, come si usava per i
sacrifici di animali offerti a Dio. Nonostante il dolore provato per
questa richiesta di sacrificare quell’unico figlio, nato così
prodigiosamente nella tarda vecchiaia e che secondo le promesse di Dio,
avrebbe assicurato la sua discendenza, Abramo obbedì, ma quando stava
per portare a compimento con il coltello, l’uccisione del figlioletto,
un angelo apparso lo fermò dicendo: “Non stendere la mano contro il
ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai
rifiutato il tuo unico figliuolo”. Alzando gli occhi poi Abramo vide un
ariete impigliato con le corna fra i rami di un arbusto e presolo,
insieme ad Isacco, lo sacrificarono sull’altare improvvisato prima. Dio
tramite l’angelo gli promise, per questa ubbidienza alla Sua volontà,
anche quando tutto veniva rimesso in questione, ogni benedizione, la
moltiplicazione della discendenza come la sabbia delle spiagge e le
stelle nel cielo e saranno benedette tutte le Nazioni della terra.
Morta Sara a 127 anni, Abramo mandò il servo Eliezer in Mesopotamia a
cercare una moglie per il figlio Isacco, il quale ritornò con Rebecca
della stessa famiglia di Abramo. Il patriarca poi sposò Ketura, dalla
quale ebbe sei figli, Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach. Morì
a 175 anni nella terra di Canaan, lasciando erede universale Isacco e
un appannaggio agli altri figli. Alla sua genealogia si riallacciano
gli Ebrei attraverso Isacco, vissuto 180 anni e gli arabi attraverso
Ismaele, che visse 137 anni; la sua importanza per gli ebrei crebbe
sempre più, venendo considerato il progenitore e l’uomo del primo patto
con Dio; in tutta la tradizione che seguirà, il Signore è spesso
chiamato il “Dio di Abramo”. Il drammatico episodio del sacrificio di
Isacco, in cui Dio manifesta di non gradire i sacrifici umani, è stato
in ogni tempo raffigurato nelle opere dei più grandi artisti.
La Chiesa Cattolica ricorda Abramo, padre di tutti credenti, al 9 ottobre.
Autore: Antonio Borrelli
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