lunghesse le radure
gaie ridenti come le campane
su le romite alture;
o turgidi papaveri carnosi,
fra l'oro del fromento
sbocciati come steli desiosi
e rosseggianti al vento ;
amate, poi che tutto si rinnova
ne la feconda luce;
amate: è maggio ne la veste nova
che la vita conduce.
Le chiome come faci intormentite
vibran possenti odori,
son di rose le carni rifiorite,
e li occhi ànno fulgori.
A me poeta che nel Tempo vissi
-eterno inebriamento-
sembra l'acceso palpitar di bissi
un sogno del ducento.
O la vegnente schiera giovenile
nel sole vespertino,
di porpora vestita in suo gentile
incedere divino !
O forosette, la mia giovinezza
è lirica pagana:
io canterò per voi l' acre dolcezza
de la passione umana.
Io son Diòniso, o mie fanciulle fulgide,
l'eletto del piacere :
voi proverete su le labra turgide
l'ardenza del godere.
Alla mia gioventù prodiga ardente
il sangue succhierete,
fin che ne l'ebre bocche avide e spente
non lenirà la sete.
O forosette, nel mio sangue è un dio
che rinnova la vita:
bevete, bevete il sangue mio
ne la coppa infinita.
Io non so chi mi sia : m' urge le vene
la possanza universa.
O tramonto di rose e di permene,
già l' anima nel Tutto s' è riversa.
G. Manzella Frontini.
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