martedì 21 luglio 2020

Bianca Garufi, la musa ispiratrice di Pavese



(Roma, 21 luglio 1918Roma, 26 maggio 2006)
è stata una scrittrice, poetessa e psicoanalista italiana.
Nasce a Roma da una famiglia aristocratica siciliana. La mamma Giuseppina Melita, donna di forte temperamento e refrattaria a regole precostituite, unica sopravvissuta della sua numerosa e ricca famiglia dal terremoto che colpì Messina nel 1908, ebbe sulla giovane scrittrice una marcata influenza sia a livello caratteriale. Vive gli anni dell'infanzia in collegio a Roma e le lunghe vacanze estive a Letojanni vicino Taormina e Siracusa. Da quest'amore per la Sicilia e i suoi abitanti, nasce anche un forte attaccamento alle loro tradizioni e spesso nei romanzi della Garufi ci sono descrizioni così minuziose che fanno ben intendere una conoscenza diretta di tutti gli usi e costumi di questa popolazione, come si può notare in due suoi libri Fuoco Grande (1959) e Il Fossile (1962). Durante la seconda guerra mondiale, Bianca Garufi è a Roma e partecipa alla Resistenza accanto a Fabrizio Onofri, figura carismatica e storica del Partito comunista italiano e considerato, fino al 1956 dopo l'uscita dal partito per i fatti d'Ungheria, il successore di Palmiro Togliatti. Dal 1944 al 1958 Bianca Garufi lavora per Einaudi nella sede romana,come segretaria generale. Qui conosce Cesare Pavese, che all'epoca era consulente per la stessa Casa Editrice. Questo periodo di confronto è affrontato con grande entusiasmo, considerando anche il momento fine guerra e inizio ricostruzione post bellica, e con gran voglia d'apertura verso argomenti che a Pavese risultavano un po' ostici e sconosciuti. Del gruppo faceva parte anche Natalia Ginzburg, e insieme si trovavano spesso a cena a parlare di letteratura. Inizia così un sodalizio spinto soprattutto dalla curiosità di Cesare Pavese sia per la psicoanalisi, materia che la Garufi aveva iniziato a studiare, sia l'interesse di entrambi per i miti greci, dei quali la psicologia di stampo junghiano si occupava spesso. Questa affinità d'interessi e un amore non corrisposto porteranno Pavese a scrivere i Dialoghi con Leucò, nel quale con una dedica e data, novembre 1947  consacra un amore infelice ad una donna forte fatta di terra e di mare che vanamente aveva sempre cercato. In questo periodo le dedica anche un ciclo di poesie La terra e la morte. Nasce dal loro sodalizio anche il romanzo (scritto a quattro mani) Fuoco grande, che sarà pubblicato, firmato da entrambi, nel 1959, ossia nove anni dopo la morte dello scrittore. Pur essendo affini culturalmente, i due avevano caratteri assai diversi. Bianca Garufi esternava sempre i suoi sentimenti, anche i più dolorosi, attraverso l'analisi di se stessa come si può intuire anche dalle lettere che scriveva a Cesare Pavese; mentre questi, un po' per ignoranza un po' per paura verso le pratiche analitiche che scavano nell'anima, temeva un blocco nella creatività, contrariamente all'amata, che sosteneva che liberandosi dei turbamenti dell'anima si è più creativi e limpidi. Nonostante queste sostanziali diversità, Pavese ebbe grande ascendente sulla scrittura della Garufi, severo, rigoroso e attento alla punteggiatura in modo quasi maniacale e fecondo di consigli. Nel 1951 si laurea all'università di Messina in Lettere e Filosofia con la tesi di laurea, la prima discussa in Italia su Carl Gustav Jung. All'inizio degli anni sessanta si trasferisce in Francia e, nel 1962 pubblica  Il fossile. Continua ad occuparsi di psicologia, senza però prendere parte attiva al circolo junghiano francese. Conosce Pierre Denivelle, impiegato di Olivetti, che sposerà; il lavoro del marito costringerà la Garufi a continui spostamenti in giro per il mondo. Nel 1968  pubblica Rosa Cardinale, altro romanzo a forte connotazione psicologica, tutto giocato sul dualismo che anima la protagonista. La Garufi non si riconoscerà completamente nel romanzo, in cui si trovano tuttavia forti note autobiografie: basti confrontarne la trama alle lettere scritte da Pavese nel 1946. Nel 1970 e per tre anni istituisce a Hong Kong, dove momentaneamente si era trasferita, il lettorato di lingua e cultura italiana presso l'Università Cinese. Pur continuando a svolgere l'attività di traduttrice si dedica appassionatamente alla professione di psicoterapeuta junghiana, diventa vice presidente dellAssociazione Internazionale di Psicologia Analitica e membro attivo come didatta dellAssociazione Italiana di Psicologia Analitica. Nel 1974 è a Roma, dove scrive una pièce sulla condizione della donna, intitolata Femminazione. Presentato alla Rai, questo lavoro mette in evidenza la condizione della donna e la sua emancipazione, sempre legate alla psicologia. Nel 1992 pubblica una raccolta della sua produzione poetica, dal 1938 al 1991, ristampata nel 2004. Nell'ultimo periodo della sua vita continua come aveva sempre fatto con grande lucidità analitica a scrivere di psicologia del profondo, per le più prestigiose riviste specialistiche: la "Rivista di Psicologia Analitica", il "Jounal of Analytical Psycology", "Spring" e "Anima".Muore a Roma il 26 maggio 2006.

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