Un passo fondamentale nella storia della macchina da cucire avvenne grazie al francese Barthélemy Thimonnier. Nativo di Arbresle (Francia, dipartimento del Rhône), viveva a Saint-Étienne
quando costruì la sua prima macchina da cucire nel 1830. Sarto per
mestiere, mentre lavorava col suo ago, chino sul suo tavolo da lavoro,
ricurvo sulla sua stoffa, Thimonnier sentì il bisogno di cercare un modo
per liberare sé stesso e gli altri dalla sua monotona e faticosa
occupazione.
Osservando l’esecuzione di alcuni lavori all’uncinetto, Thimonnier
rimase incuriosito dalla maniera in cui il punto veniva annodato, e ideò
una macchina che facesse altrettanto, senza le dita e sei volte più
rapidamente. Scopriva così il punto formato dalle maglie di un filo
continuo, fatto passare attraverso il tessuto da un ago uncinato.
Nel 1837 aveva trovato uno stratagemma per fermare il suo filo
continuo ogni 5 punti: era la prima idea della navetta per fissare ogni
punto in modo che non si possa scucire. Il 17 luglio 1830 Thimonnier
otteneva un brevetto d’invenzione della durata di 15 anni, «per una macchina atta a realizzare i punti a catenella sui tessuti».
Thimonnier non aveva previsto l’opposizione da parte dei sarti parigini del tempo. «Queste macchine che fanno una spietata concorrenza ai sarti – sostenevano dal canto loro – priveranno centinaia di lavoratori del loro pane quotidiano! Thimonnier è solamente un affamatore del popolo!». Le accuse sarebbero state poi edulcorate qualche anno più tardi asserendo che «la macchina da cucire, impiegata nella dovuta misura, non ha per la salute maggiori inconvenienti di quelli del lavoro ad ago». Diversi anni difficili attendevano Thimonnier.
Gli avvenimenti successivi avrebbero dato pienamente ragione
all’inventiva e allo spirito di sacrificio del modesto sarto di
Saint-Étienne: tra il 1830 e il 1845, infatti, pur se inizialmente
osteggiata, la macchina per cucire cominciò silenziosamente a
“conquistare” il mondo occidentale.
Sebbene nata in Europa, la macchina da cucire trova però in America
la sua più massiccia diffusione: furono proprio gli ingegneri meccanici
statunitensi a conferire una utilità pratica alla trovata del francese
Thimonnier, semplificandola e migliorandola.
Decisiva a tal proposito fu l’invenzione della macchina da cucire a navetta, da parte di Elias Howe (1846).
Da quel momento i meccanici di tutti i Paesi cominciarono a
gareggiare tra loro in ingegno per dar vita a modelli sempre più
perfetti. Solo tra Francia, Inghilterra e America furono una trentina i
brevetti che mettevano a punto, di volta in volta, particolari più
innovativi: in un secolo divennero un centinaio.
Un’invenzione
francese, dunque, che ha contribuito, anche grazie alle migliorie da
parte degli altri Paesi, a mettere a servizio dell’umanità una macchina
capace di sostituirla in una delle sue funzioni utilitarie, quelle
dell’abbigliamento e della confezione.
Il processo di perfezionamento della macchina da cucire stava
evolvendosi già da un centinaio di anni, quando, nel 1850,
l’intelligenza versatile di Isaac Merrit Singer (1811-1875), un tedesco-americano dalla grande personalità, si interessò alla questione.
La sua prima macchina, brevettata il 12 agosto 1851, possedeva un ago
a movimento verticale, guidato da un albero sovrastante, e un
trasportatore ruvido che scorreva attraverso una fessura del piano.
Accanto all’ago un “piedino premistoffa” teneva pigiato il tessuto durante il lavoro di cucitura.
Nel 1854 Singer fondò la società I. M. Singer, per
lo sfruttamento industriale del brevetto, ma anche lui si trovò presto a
dover fronteggiare personali difficoltà economiche e pregiudizi dovuti
al fallimento dei precedenti tentativi di produrre una macchina che
funzionasse con successo.
Tuttavia, lentamente, Singer riuscì a guadagnare terreno;
gradualmente ottenne accesso al pubblico e in tal modo, a poco a poco,
la sua macchina venne testata e collaudata, dimostrandosi efficace ad
eseguire lavori di cucitura continua.
Nel 1856 il marchio creò ed inaugurò il sistema di distribuzione
delle macchine da cucire attraverso il noleggio e la vendita rateale;
questo metodo fu diffuso in tutto il mondo dalla Singer Manufacturing Company.
Riportava una pubblicazione della Singer Sewing Machine Co. del 1914 che «nessuna invenzione meccanica ha mai raggiunto l’utilità della macchina da cucire nell’economia domestica. Tutte le donne dovrebbero acquisire familiarità con l’uso della macchina da cucire come strumento essenziale per l’economia domestica nella realizzazione di abiti, nel rammendo delle calze, della biancheria da tavola e da letto, nel ricamo e nella realizzazione di una grande varietà di lavori di fantasia». La diffusione delle macchine da cucire elettriche prese piede a partire dagli anni Trenta del XX secolo. L’ incremento di riviste dedicate al cucito, che includevano cartamodelli da realizzare a casa, avvenne sopratutto negli anni ’50. Fu un vero e proprio boom per le macchine da cucire domestiche.
Nel 1862, parallelamente agli sviluppi finora trattati, era apparsa
sul mercato una temibile concorrente della Singer, la macchina per
cucire Pfaff.
Già a quell’epoca funzionava per 200 punti al minuto,un vero record,
anche se fa sorridere il confronto con le prestazioni attuali di 6.000
punti al minuto delle macchine rotative Pfaff. Le
antiche macchine per cucire Pfaff, come pure le Singer, prima di essere
commercializzate, subivano un accurato procedimento di verniciatura con
lacca nera e di abbellimento in filigrana d’argento o d’oro brunito, o
con finimenti ed inserti madreperlacei, applicazione di decalcomanie, e
decorazioni a stampa. Certi motivi si ispirano allo stile liberty e le macchine che li riportano, essendo assai ricercate dai collezionisti, sono diventate una rarità.
In
Italia la produzione di macchine da cucire ebbe inizio leggermente in
ritardo a confronto con altri paesi; ma, grazie all’ottima qualità del
prodotto, le macchine italiane vennero subito richieste all’estero. La
Singer è presente nella penisola già dai primi anni del XX secolo,
assieme alla Necchi, il cui primo modello risale al 1919 e alla pavese Vigorelli, i cui primi modelli furono battezzati con l’ appellativo “Vigor”.
Sul finire del Novecento l’Italia produce circa 200.000 pezzi l’anno.
Oggi, l’avvento della tecnologia ha reso disponibili sul mercato
macchine da cucire elettroniche con elevate prestazioni tecniche. Le
macchine da cucire elettroniche sono progettate per essere efficienti e
di semplice utilizzo, sono veri e propri piccoli computer che, grazie al
software in dotazione, sono in grado di realizzare una miriade di punti attraverso la semplice pressione di un tasto.
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