Vescovo e martire
Trento, secolo IV - Trento, anno 400 o 405
Patronato: Trento
Etimologia: Vigilio = vigilante, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Palma, Zoccolo
E’ un
trentino, ma di origine romana, e nei documenti lo troviamo già vescovo
di Trento. Ha avuto l’incarico da Ambrogio, vescovo di Milano, che
all’epoca ha autorità su tutta l’Italia del Nord: al momento della sua
nomina (nell’ultimo decennio del IV secolo) il Papa è Siricio, energico
sostenitore del primato romano su tutta la comunità cristiana. (In
quell’epoca, infatti, scrivendo al vescovo di Tarragona in Spagna,
afferma deciso: "L’apostolo Pietro in persona sopravvive nel vescovo di
Roma"). Però lascia che Ambrogio sovrintenda al NordItalia, dove la
struttura cristiana è tutt’altro che consolidata. Vigilio, per esempio,
è solo il terzo vescovo di Trento; e parti importanti del suo
territorio non sono ancora evangelizzate. Gli manca il personale
adatto, cosicché deve rivolgersi appunto ad Ambrogio per avere validi
missionari. Ambrogio glieli trova e glieli manda. Sono orientali, della
Cappadocia (regione dell’attuale Turchia), ossia di un’area che sta
dando all’intera Chiesa apostoli e maestri. Così arrivano nel Trentino
questi tre orientali: Sisinnio, Martirio e Alessandro suo fratello. Il
vescovo Vigilio affida loro la predicazione nell’Anaunia, ossia nella
Val di Non. E certo li prepara al difficile compito secondo il suo
personale stile di pastore, arricchito dalla conoscenza delle
popolazioni da raggiungere. Non vuole farne dei travolgenti
conquistatori, ma piuttosto dei veicoli della Parola con l’intera loro
vita, attraverso l’esempio, l’amicizia e la carità senza distinzioni.
E’ molto efficace la loro parola, perché i tre sono i soccorritori di
tutti, gli amici di tutti, e accolgono tutti nella casa che si sono
costruiti con le loro mani. Dopo dieci anni di annuncio attraverso
l’esempio, ecco però una tragica crisi: una lite a Sanzeno, tra seguaci
dei vecchi culti e un cristiano che rifiuta di venerare Saturno,
scatena una parte degli abitanti contro i tre missionari, percossi a
morte e poi bruciati. Accorre
Vigilio a raccogliere quanto rimane di loro; tuttavia, anche di fronte
alla tragedia, il suo stile non muta. Onorati i martiri, egli si oppone
risolutamente al castigo dei colpevoli: li perdona e poi chiede di
persona la grazia per essi all’imperatore Onorio (che all’epoca è un
ragazzo: in suo nome governa il generale Stilicone). Il gesto riassume
tutta la linea pastorale del vescovo Vigilio: "Vincere soccombendo",
come scrive in una lettera. Egli manda poi reliquie dei tre
evangelizzatori a Costantinopoli, dove le accoglie san Giovanni
Crisostomo; e a Milano, dove a riceverle c’è san Simpliciano,
successore di Ambrogio. Nel XX secolo, Milano donerà parte di quei
resti alla chiesa di Sanzeno. Non sappiamo come sia morto Vigilio: un
tardo racconto, che parla di martirio, non convince gli studiosi. Una
leggenda del suo martirio dice che venne ucciso a zoccolate in Val
Rendena; altre versioni dicono che la sua lapidazione prese il via da
una zoccolata datagli da una donna. I suoi resti sono custoditi nella cattedrale di Trento.
Autore: Domenico Agasso
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